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Manlio Boezio

politico e senatore romano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Manlio Boezio
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Flavio Nar. Manlio Boezio (latino: Flavius Nar. Manlius Boethius; fl. 480-487) fu console e praefectus urbi della Roma tardo-antica.

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Dittico consolare di Manlio Boezio: il console solleva la mappa nell'atto di inaugurare i ludi; sopra la figura la scritta Ex P(raefecto) P(raetorio) P(raefectus) V(rbi) Sec(undo) Cons(ul) Ord(inarius) et Patric(ius), «già prefetto del pretorio, prefetto dell'Urbe per la seconda volta, console ordinario e patrizio».
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Biografia

Il padre di Manlio Boezio potrebbe essere quel Boezio che fu prefetto del pretorio d'Italia e la cui morte fu ordinata dall'imperatore Valentiniano III nel 454. Suo figlio dovrebbe essere il filosofo Anicio Manlio Torquato Severino Boezio.

Gli inizi della sua carriera non sono noti; raggiunse il rango di vir clarissimus et inlustris, ricoprì una prima volta la carica di praefectus urbi, poi quella di prefetto del pretorio d'Italia tra il 480 e il 486.[1] Nel 487 ottenne il consolato senza colleghi (ma non fu riconosciuto in Oriente),[2] il patriziato e la prefettura urbana di Roma per la seconda volta. Morì abbastanza presto, durante l'infanzia del figlio.[3]

Il suo dittico consolare, conservato a Brescia nel Museo di Santa Giulia, presenta in forma abbreviata il suo nome, nar.[4] Questo nome è stato interpretato come la contrazione di n(onius) ar(rius),[5] come nar(ses)[6] oppure emendato in mar e ricostruito come Marius.[7]

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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