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Marina del porto

dipinto di Salvator Rosa Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Marina del porto
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La Marina del porto è un dipinto a olio su tela (233x399 cm) di Salvator Rosa, databile al 1641 e conservato nella Galleria Palatina a Firenze. Fa coppia con la Marina del faro dello stesso autore, conservata nella stessa sala del museo.

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Storia

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Bagnanti in primo piano

L'artista era giunto a Firenze da Roma nel 1640, chiamato da Giovan Carlo de' Medici, allora principe e futuro cardinale. Questa Marina col suo pendant furono le prime opere che gli vennero commissionate, e che andarono a decorare il salone del casino del committente presso gli Orti Oricellari. Alcune lettere tra Giovan Carlo e il fratello Leopoldo testimoniano come il pittore si fosse recato nel corso del marzo 1641 a studiare direttamente le galee al porto di Livorno, dove egli, rifiutando l'ospitalità di Leopoldo, soggiornasse "con certe sue camerate"[1]. Nonostante le preoccupazioni del committente per l'eccezionale dimensione delle opere, esse furono consegnate già nel corso di quell'anno, e verosimilmente saldate nel gennaio 1642[2]. La scelta del soggetto era legata anche alla nomina del committente come Generalissimo dei Mari di Spagna, ottenuta nel 1638[3].

Alla morte di Giovan Carlo (1663) le due tele vennero registrate negli inventari assieme a ben altri diciassette dipinti del Rosa[4]. Per la loro importanza, vennero escluse dalla vendita all'incanto per saldare i debiti del cardinale, a trasferite a palazzo Pitti, dove si ritrovano in un inventario del 1688 tra i beni del gran principe Ferdinando de' Medici, nell'anticamera del suo appartamento (attuale Sala Verde all'inizio degli Appartamenti monumentali). Qui le vide Filippo Baldinucci e qui restarono per tutto il XVIII secolo, finché all'inizio dell'Ottocento furono trasferite nella Sala di Venere, dove ancora oggi si trovano simmetricamente appese, su due pareti opposte[3].

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Descrizione e stile

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Claude Lorrain, Porto di mare con villa Medici, 1637, Uffizi
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Paul Bril, Marina, 1617, Uffizi

La coppia di Marine sono le opere di dimensioni maggiori mai realizzate dal pittore e tra le prime a inaugurare questo genere a Firenze[5]. Il pittore si ispirò a opere nelle collezioni medicee come la Marina con torre di Paul Bril e il Porto di mare con villa Medici di Claude Lorrain, aggiungendo brani studiati dal vero a Livorno e non scevri dai suoi ricordi del golfo di Napoli[3].

Questa marina in particolare mostra un respiro monumentale maggiore del suo pendant, dovuta alla maggior scala delle figure in primo piano e al luminosissimo tramonto sullo sfondo, particolamente debitore del modello di Lorrain[3].

Tutta la scena è impostata su una linea diagonale che, da sinistra, scende lungo lo spiovente della torre a base circolare di una fortezza (ispirata all'opera di Bril) e, sfiorando la cime di due pini e degli alberi delle galee maggiori, guida l'occhio dello spettatore in profondità, verso il tramonto. Il tutto è poi equilibratamente compensato dalla quinta verticale sulla destra, un'ombrosa e ripidissima scogliera, ravvivata dalla vegetazione in controluce che fa maggiormente spiccare la luce dello sfondo, per contrasto. A sinistra è descritto un porticciolo in cui una serie di piccole figure sono indaffarate alla costruzione di una nave, ancora sena alberi e coperta sommariamente da una vela consunta. In particolare si assiste ad alcuni manovali che trasportano tavole e scaldano il catrame. Qui assistono anche dei gentiluomini e mercanti, uno con tratti orientali, e altre figure, tra cui una fa il bagno in acqua e un'altra si bagna solo i piedi. Poco lontano si trova la firma dell'artista, su uno straccio galleggiante[3].

Tra le navi al centro, una è finita nella secca, e sta inclinata, componendo una griglia di alberature particolarmente felice nella composizione generale, che testimonia anche la sicurezza pittore nella descrizione delle imbarcazioni e del loro sartiame, oggetto del suo studio diretto a Livorno[3]. Presso la nave inclinata, alcuni operai in una barchetta stanno procedendo al calafataggio dello scafo per renderlo impermeabile, stendendo il catrame bollente, illuminato da una sottile pennellata gialla[3]

Ma sono soprattutto le figure a destra ad attirare lo sguardo, grazie al percorso della luce riflessa sull’acqua. Qui si sta svolgendo una scena di genere squisitamente profana, legata al gusto dei Bamboccianti: un gruppo di bagnanti popolareschi, tra chi si asciuga infreddolito al sole, chi osserva sdraiato e chi galleggia in mare, nella posizione del morto a galla, efficacemente scorciato. Figure di questo genere si trovano in altri dipinti giovanili del Rosa, legati all'osservazione dei costumi di Napoli e dintorni, come nella coppia di tele dei Pescatori di corallo (oggi Columbia Museum of Art, South Carolina, e Solofra Palace, provincia di Avellino). La cura con cui è raffigurato l'uomo in piedi intirizzito con la barba e la gocciolante capigliatura scura ha anche fatto pensare a un possibile autoritratto del pittore. Sfrontata appare l'esibizione delle nudità: oltre alla già citata figura in piedi, un altro uomo si sta sfilando la camicia in posizione prona, scoprendosi le natiche e le pudenda, verso cui sembra guardare l'uomo anziano sdraiato[3]. Più a destra, già in penombra, si intravedono altri tipi "loschi e scostumati"[6]

Il cielo è solcato da nubi con striature dorate, che si ritrovano anche nelle dolci increspature del mare. Lo stesso sole è sapientemente incorniciato tra due elementi verticali, una galea che ha preso il largo e il faro di un porto in secondo piano, tra gli alberi di altre imbarcazioni[3]. Più intensi sono invece i toni della parte sinistra, dietro la torre, richiamanti l'esempio del napoletano Micco Spadaro, e testimonianti la virtuosa variabilità della tecnica del Rosa in funzione della resa naturalistica delle diverse parti del paesaggio[5].

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Note

Bibliografia

Altri progetti

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