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Massime delfiche

precetti etici e morali attribuiti agli antichi saggi di Delfi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Massime delfiche
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Le massime delfiche sono un insieme di 147 aforismi ritrovati inscritti fra le rovine dell'antica città di Delfi. Originariamente la tradizione riteneva che tali precetti fossero stati donati agli uomini dal dio greco Apollo per il tramite dell'Oracolo di Delfi, cioè la sacerdotessa Pizia.[1] Lo studioso del V secolo, Stobeo, li attribuì in seguito ai Sette saggi della Grecia.[2] Gli studiosi contemporanei, tuttavia, sostengono che la loro paternità originale è incerta e che "molto probabilmente erano proverbi popolari, che in seguito sarebbero stati attribuiti a saggi particolari."[3] Forse la più famosa di queste massime è "Conosci te stesso", che, secondo il viaggiatore e geografo Pausania, si trovava inciso nel pronao del Tempio di Apollo a Delfi.[4]

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Tempio di Apollo a Delfi, dove secondo la leggenda, il dio avrebbe consegnato alla Pizia i precetti religiosi, le Massime Delfiche.

L'ordine specifico e la formulazione di ogni massima diverse versioni (e traduzioni) del testo.

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L'iscrizione di Ai-Khanoum

Riepilogo
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Nelle rovine della città ellenistica di Ai-Khanum (ex Regno greco-battriano e moderno Afghanistan), su un Heroon (monumento funerario) identificato come tomba di Kineas (Κινέας, descritto anche come l'ecista - οἰκιστής, fondatore - dell'insediamento greco) e datato al 300-250 a.C., è stata trovata un'iscrizione che riporta parte delle massime delfiche (precetti dal n° 143 al 147):

Greco antico

παῖς ὢν κόσμιος γίνου,
ἡβῶν ἐγκρατής,
μέσος δίκαιος,
πρεσβύτης εὔβουλος,
τελευτῶν ἄλυπος.[5]

Italiano

Da fanciullo comportati bene,
da giovane (sii) controllato,
nell'età di mezzo giusto,
da anziano prudente,
alla fine della vita sereno.[6]

I precetti furono dati da un greco di nome Klearchos (Κλέαρχος), il quale potrebbe essere identificato con Clearco di Soli, il discepolo di Aristotele[7] e che, secondo la stessa iscrizione, li aveva copiati da Delfi:

Greco antico

ἀνδρῶν τοι σοφὰ ταῦτα παλαιοτέρων ἀνάκει[τα]ι
ῥήματα ἀριγνώτων Πυθοὶ ἐν ἠγαθέαι·
ἔνθεν ταῦτ[α] Κλέαρχος ἐπιφραδέως ἀναγράψας
εἵσατο τηλαυγῆ Κινέου ἐν τεμένει.[5]

Italiano

Questi detti sapienti di uomini illustri d’un tempo
sono consacrati nella santissima Pito,
donde Clearco, avendole trascritte fedelmente,
(le trasferì e) le collocò, brillanti lontano, nel santuario di Cinea.[6]

La relazione tra Kineas e Klearchos incarna la doppia natura di questa fondazione civica. Kineas fondò la città nel tardo quarto secolo, ma tre generazioni dopo Klearchos le diede il suo atto costitutivo intraprendendo la sua missione a Delfi. I due completavano le diverse parti di una tradizionale storia di fondazione greca, con Kineas che fondava la città e riceveva il culto e Klearchos che forniva la connessione pseudo-oracolare con Delfi. Klearchos potrebbe essere stato membro di una famiglia importante, forse persino un discendente di Kineas.[8]

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Le 147 Massime Delfiche

Ulteriori informazioni 147 Massime Delfiche, nº ...
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