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Massimo Colomban

imprenditore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Massimo Colomban (Santa Lucia di Piave, 31 maggio 1949) è un imprenditore italiano, fondatore della Permasteelisa, un'azienda multinazionale operante nel settore edilizio,[1] e della Quaternario Investimenti S.p.A., società di investimenti immobiliari nel settore delle club house e degli alberghi di lusso[2].

Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Penultimo di cinque figli, Colomban lascia la scuola a 14 anni per lavorare come operaio in una fabbrica di infissi. Frequentando le scuole serali si diploma all'istituto per geometri, per poi iscriversi alla Facoltà di Architettura dell'Università Iuav di Venezia.[1] Dopo aver frequentato per due anni, a 24 anni abbandona gli studi e l'impiego per mettersi in proprio, fondando la Isa S.n.c. (Industria Serramenti in Alluminio).[3] Nel corso degli anni successivi l'azienda cresce di dimensioni, diventando leader mondiale nel settore della progettazione, produzione e installazione di involucri architettonici. In seguito all'acquisizione, iniziata nel 1986, della ditta australiana "Permasteel Industries Pty Ltd.", che aveva realizzato i rivestimenti architettonici in vetro della Sydney Opera House, il nome cambia in Permasteelisa. Questa acquisizione dà via al processo di internazionalizzazione.

A fine anni Novanta decide di lasciare la guida dell'azienda a un gruppo di manager e acquista il Castello Brandolini, con l'obiettivo di trasformarlo in un hotel di lusso e in un centro congressi.[1]

Alle elezioni regionali venete del 2010, si è candidato, senza essere eletto, nella lista di centro-destra Alleanza di Centro-Democrazia Cristiana, in sostegno alla candidatura di Luca Zaia a presidente della regione.[4] Nel 2012, assieme ad Arturo Artom e a una decina di imprenditori e grandi manager, fonda l'associazione ConfAPRI, una rete e un think-tank di piccoli e medi imprenditori del Nord-Est.[5]

Il 30 settembre 2016 è stato nominato assessore alle partecipate pubbliche del comune di Roma dalla sindaca Virginia Raggi,[4] dimettendosi un anno più tardi.

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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