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Max Halberstadt

fotografo tedesco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Max Halberstadt (Amburgo, 14 maggio 1882Johannesburg, 30 dicembre 1940) è stato un fotografo tedesco.

Le più famose fotografie che ritraggono Sigmund Freud furono scattate da lui.

Biografia

Riepilogo
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Quinto figlio del macellaio ebreo Wolf Seew e di Michelle Mathilda Wolff[1], dopo il diploma alla scuola superiore, si dedicò alla fotografia[2]. Il periodo di formazione avvenne presso l'atelier di Rudolf Dührkoop ad Amburgo, oltre ad essere stato assistente in altri studi a Lipsia, Monaco, Basilea e Parigi, Nel 1907 decise di aprire un proprio studio[3].

Ben presto divenne un affermato ritrattista tanto da trasferire lo studio in una delle principali vie della città, tradizionale passeggiata della buona borghesia. Tra i suoi clienti aveva già uno stuolo di celebrità e di artisti, e non mancavano filosofi e scrittori tra i quali figurava anche Sigmund Freud, il quale aveva già approfittato di un viaggio ad Amburgo nel 1909 per farsi fotografare. Tre anni dopo il fotografo si fidanzò ufficialmente con la seconda figlia di Freud, Sophie, nata nel 1893, sposandola nel 1913, dalla quale ebbe due figli: Ernst Wolfgang e Heinz Rudolf[3][4].

Nel 1920 la rivista di Amburgo "Photofreund" gli dedicò un numero speciale nel quale pubblicò anche sue fotografie di architettura e pubblicità, oltre ad alcuni fotomontaggi. I suoi collage apparvero anche sul magazine a larga tiratura Hamburger Illustrierte Zeitung[2]. Nello stesso anno morì la moglie Sophie all'età di 26 anni a causa dell'influenza spagnola[5]. Nel 1923, Halberstadt sposò Berta Katzenstein, che in precedenza aveva lavorato nel suo studio, e dalla quale ebbe la figlia Eva che nacque nel 1925[3].

Halberstadt, anche se legò il proprio nome al ritratto, ha esaltato anche altri aspetti della sua città: la folla al mercato del pesce di Altona, il trambusto del porto, la nebbia sull'Alster, la malinconia dei cimiteri ebraici con le tombe artistiche a piramide, scomparse, distrutte o nascoste[6].

Con l'avvento dei nazionalsocialisti al potere in Germania nel 1933, il fotografo ebreo fu oggetto di persecuzioni razziali[3] e le sue opportunità professionali e finanziarie vennero fortemente limitate[2]. Fu espulso dalla Deutsche Fotografische Akademie (Accademia Fotografica Tedesca), di cui era co-fondatore. Molti dei suoi clienti furono costretti ad abbandonarlo perché non potevano più essere fotografati da un ebreo. Nel 1936, dopo aver venduto il suo studio a due giovani donne, emigrò con la famiglia in Sudafrica, trovando un impiego come fotografo pubblicitario nello stile della Nuova Oggettività[6]. Bisogna ricordare che due dei soci fondatori dell'Accademia, i fotografi Kurt Schallenberg e Raimund F. Schmiedt, regalarono a Halberstadt una Leica IIIa quale dono d'addio. Nel novembre del 1938 aprì uno studio a Johannesburg ma morì due anni dopo[2].

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Ritratto di Sigmund Freud, 1921 (con dedica)
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L'oblio

Nonostante tutti abbiano visto almeno una volta il ritratto del "padre della psicoanalisi", nonostante che la stessa fotografia di Sigmund Freud venga pubblicata senza sosta in libri, riviste, articoli e sia stato usato quale nome di una università con varie sedi in Europa, per decenni, almeno apparentemente, nessuno si è interessato a chi fosse il fotografo di quella fotografia. Il nome dell'autore non viene mai menzionato, dimenticato, relegato nell'oscurità, nell'oblio[2].

E nell'oblio sono finiti anche i riconoscimenti dei numerosi ritratti di personalità da lui ritratti tra i quali: Hans Henny Jahnn, Max Liebermann, Otto Klemperer, Max Klinger, August Bebel, Fritz Höger e tanti altri[6].

Si deve alla ricerca condotta dallo storico Wilfried Weinke se molte delle opere di Halberstadt hanno visto di nuovo la luce, ricollocandole nella storia della fotografia, e Freud ha ritrovato il suo autore, attraverso la pubblicazione di un volume con 300 immagini, edito nel 2025[3].

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Note

Biblioteca

Altri progetti

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