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Medicina islamica
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La medicina islamica fu una medicina che nell'epoca d'oro islamica (circa coincidente con il medioevo europeo) raggiunse livelli molto sofisticati, con metodi diagnostici e terapeutici altamente sviluppati e una ricca farmacologia.

Nel medioevo la medicina europea fu influenzata da quella islamica (Averroè, Avicenna) irradiata dalla Spagna musulmana. Oggi tuttavia la medicina islamica è quasi sconosciuta in Europa e non dispone di adepti europei, a differenza delle medicine orientali. Solo nelle comunità degli immigrati musulmani se ne trovano ancora tracce, frammiste alla tradizione religiosa. Dal momento che l'Islam è diffuso in Africa, la medicina islamica si è mescolata anche con tradizioni locali sciamaniche ed animistiche; in Oriente, con medicine di tradizione buddista e induista.
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Storia
Riepilogo
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Gli Arabi, conquistando la Siria e la Persia, trovarono scuole mediche nutrite dalla scienza greca, ne assorbono le conoscenze, traducendo i grandi autori, specie Galeno.
A Baghdad nacque una scuola di medicina che rivaleggiava con quelle della Spagna islamica di Cordova, Siviglia, Toledo e Murcia; ovunque vi erano biblioteche e ospedali (Bimāristān), vi era un grande fervore e progresso.
Fra il IX e l'XI secolo si manifestò una critica indipendente e la tendenza verso nuovi sperimentazioni: la medicina greca venne integrata con gli studi islamici di fisica e chimica. al-Razi fu uno dei più grandi medici persiani a indirizzo ippocratico e scrisse due libri che saranno studiati nelle scuole italiane fino al Rinascimento.

Famosissimo rimane Avicenna, considerato il fondatore della medicina moderna e conosciuto per il suo canone della medicina, stampato nel X secolo, ricco di dogmatismo scolastico e autoritario; di lui si ammira la vasta cultura e la grande diligenza più che l'originalità di pensiero.
Grande medico fu il filosofo ebreo-andaluso Mosè Maimonide, che riconosce l'influenza dei fattori emotivi sulla salute, inserisce l'uso di strumenti musicali e di storie ricreative nella terapia, riafferma anche l'importanza della dieta, dell'esercizio fisico e mentale, svalutando farmaci e chirurgia.
Anche di grande nomea fu Ibn al-Quff, arabo cristiano del Bilād al-Shām, attivo nel XIII secolo nell'attuale Giordania e a Damasco.
La farmacologia ebbe con gli Arabi e i Persiani un grande impulso; dobbiamo loro la conservazione delle antiche tradizioni e della medicina classica, mentre in Occidente la medicina era monopolio ecclesiastico.
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Bibliografia
- Max Meyerhof, Studies in Mediaeval Arabic Medicine: Theory and Practice, (Variorum reprint), 1984.
- Jim Al-Khalili, La casa della saggezza. L'epoca d'oro della scienza araba, Milano, Bollati Boringhieri, 2013, ISBN 9788833923116.
- Donald Campbell, Arabian medicine and its influence on the Middle Ages, I–II, Londra, 1926 (rist. Neudruck Amsterdam, 1974).
- Wolfgang U. Eckart, Geschichte der Medizin, Springer-Verlag 1998, 3. Auflage, ISBN 3-540-63756-7.
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Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Gabriele Mandel khân, Significato della sofferenza ed esperienza della malattia nell'Îslâm., su puntosufi.it. URL consultato il 26 giugno 2016.
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