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Microgenere
genere di nicchia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il microgenere è uno stile musicale o letterario di nicchia e che presenta un raggruppamento di elementi distintivi nel suo genere di riferimento.[1][2] I microgeneri non hanno delle correlazione con le scene regionali, che, pur presentando delle peculiarità rispetto agli stili in cui rientrano, dipendono più propriamente dal loro contesto geografico.[3]
Nella musica
Riepilogo
Prospettiva

Qualcuno fa risalire l'origine dei microgeneri musicali agli anni 1970, quando alcuni artisti sperimentali iniziarono a dare al loro stile una definizione più accurata e specifica di quella a cui venivano generalmente associati.[1][5]
Si iniziò a parlare di microgeneri musicali con maggiore frequenza a partire dagli inizi del XXI secolo grazie al perfezionamento dei software, alle connessioni Internet più veloci e alla conseguente prolifezazione di musica alla quale chiunque poteva accedere attraverso le tecnologie digitali. In tale contesto, le piattaforme online che vendevano musica scaricabile iniziarono a servirsi dei microgeneri per indicare i loro artisti.[6] Tra i microgeneri nati in questi anni si può menzionare la chillwave (nome utilizzato per la prima volta a fine sarcastico nel 2009 su un blog),[7] tra i primi stili musicali nati online,[8] oggetto di attenzione generale dagli inizi degli anni 2010, quando fu oggetto di articoli del Wall Street Journal[7] e del New York Times.[9] Oltre ad esso si possono menzionare la vaporwave, la witch house, il seapunk, lo shitgaze, il pornogrind, il cloud rap, l'hyperpop[10] e il synth funk.
Apparvero diversi articoli dedicati al fenomeno. In quello del 2010 apparso su The Atlantic, Llewellyn Hinkes Johns parlò di una "successione di stili", quali la chillwave, il glo-fi e il pop ipnagogico, che avrebbe rappresentato un "esempio lampante" di un ciclo coinvolgente una categoria presto «sfacciatamente condannata, talvolta nel medesimo articolo».[11] Stando a Dave Schilling di Grantland, la designazione della musica chillwave avrebbe rappresentato un momento cruciale in quanto «avrebbe confermato quanto etichette come quella (chillwave) siano davvero arbitrarie e prive di significato. Non era una scena ma la parodia di una scena, nonché un momento determinante per la blogosfera musicale e il suo ultimo sussulto.»[12] Secondo Jonny Coleman di Pitchfork, «la linea che separa un genere esistente anche se apparentemente falso da un genere falso che potrebbe essere davvero esistente è più sottile che mai, ammesso e concesso che esista davvero. In questa misteriosa valle di generi vivono, e per essa vivono, gli editori e i neologisti.»[13] A detta di Thomas Britt di PopMatters, «il numero sbalorditivo di nicchie create da scrittori e commentatori per, per così dire, 'distinguere' gli artisti è vincolante: se una band suona e si adatta a una categoria, è probabile che le sue fortune siano legate alla durata di conservazione di essa.»[14]
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Nella letteratura
Sebbene i microgeneri siano più comunemente adottati nella musica, essi vengono anche adottati in letteratura, spesso sotto forma di categorie in piattaforme come Wattpad e Audible.[1][15]
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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