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Miracolo eucaristico di Alatri
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Il miracolo dell'ostia incarnata, avvenuto ad Alatri nel 1228, è riconosciuto dalla Chiesa cattolica come uno dei quattro miracoli eucaristici principali (gli altri vengono riportati a Bolsena, Lanciano e Siena).

Storia
Il documento in cui è meglio descritto l'avvenimento è la bolla inviata da Gregorio IX al vescovo diocesano Giovanni V, datata 13 marzo 1228 e nota come Fraternitatis Tuae.[1] L'evento assunse un particolare valore simbolico poiché sarebbe avvenuto pochi anni dopo il Concilio Lateranense IV (1215), che aveva definito la dottrina della Transustanziazione.
La storia, così come viene tramandata, è raffigurata su una serie di affreschi presenti nelle pareti laterali della cattedrale di Alatri: una giovane donna, istigata da una vecchia malefica, al momento di ricevere l'eucaristia trattenne nella bocca l'ostia consacrata, nascondendola poi in un panno per portarla a casa e consegnarla alla vecchia in un secondo momento. Nascosta l'ostia in un'arca per il pane, la giovane si recò a prenderla dopo tre giorni rinvenendo tuttavia, invece del pane, un pezzo di carne umana. Pentita per il suo gesto sacrilego, confessò l'accaduto e consegnò al vescovo il frammento di carne ancora sanguinante.
La reliquia del miracolo è oggi conservata nella cappella a essa dedicata, nella navata destra della cattedrale di San Paolo ad Alatri.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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