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Multimedialità
forma di comunicazione che usa una combinazione di differenti linguaggi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La multimedialità è una forma di comunicazione caratterizzata dall'integrazione e interazione di più linguaggi (testuale, visivo, sonoro, animato) all'interno di uno stesso supporto o ambiente informativo. Essa consente la rappresentazione dei contenuti attraverso una pluralità di codici espressivi, favorendo una fruizione multisensoriale e spesso interattiva.[1]

Il termine deriva dai latini multi- ("molti") e media (plurale di medium, “mezzo”), e si è diffuso a partire dalla fine degli anni Ottanta, in concomitanza con l'evoluzione dei computer e dei sistemi digitali capaci di gestire simultaneamente diversi tipi di contenuto.[1]
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Evoluzione storica
Riepilogo
Prospettiva
La multimedialità, intesa come integrazione di diversi linguaggi, affonda le proprie radici ben prima dell'avvento delle tecnologie digitali. Già in epoca analogica, il cinema, il teatro e il fumetto rappresentavano forme comunicative ibride, dove elementi visivi, sonori e testuali si intrecciavano in un unico sistema espressivo. Il cinema sonoro, in particolare, può essere considerato una delle prime manifestazioni compiute di linguaggio multimediale, poiché fondeva immagine e suono in modo indissolubile, creando una nuova dimensione percettiva e narrativa.[1]
Negli anni Novanta, con la diffusione dei CD-ROM e dei DVD, la multimedialità ha acquisito una componente interattiva: i contenuti non erano più presentati in forma lineare, ma potevano essere esplorati dall'utente attraverso percorsi personalizzati. Questa trasformazione è stata ulteriormente potenziata dall'avvento di internet, che ha reso la multimedialità accessibile, condivisibile e dinamica. Con l'espansione del Web 2.0, essa è diventata una caratteristica centrale della comunicazione online: piattaforme di condivisione video, social network e ambienti virtuali hanno permesso a milioni di persone di produrre, diffondere e rielaborare contenuti multimediali.
Negli anni più recenti, la comparsa di tecnologie immersive come la realtà virtuale, la realtà aumentata e la realtà mista ha portato la multimedialità oltre lo schermo, fondendo dimensione digitale e fisica in un'esperienza unificata. L'interazione con i contenuti è oggi sempre più personalizzata e sensoriale, grazie anche all'uso di dispositivi mobili, interfacce tattili e sistemi di intelligenza artificiale.
L’integrazione di intelligenza artificiale, realtà aumentata e sistemi di riconoscimento vocale o gestuale ha dato origine a forme di multimedialità generativa e immersiva, in cui il contenuto si adatta dinamicamente al contesto e al comportamento dell’utente.
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Caratteristiche
Riepilogo
Prospettiva
La multimedialità si distingue per la sua capacità di integrare linguaggi eterogenei in un unico ambiente comunicativo, consentendo di esprimere concetti e informazioni in forme differenti e complementari. Essa si fonda sull'idea di convergenza, ovvero sull'unione di più media su un unico supporto. Questa caratteristica non solo arricchisce la comunicazione, ma favorisce una fruizione più immersiva e coinvolgente, in grado di stimolare diversi canali sensoriali e cognitivi.[2]
Un aspetto essenziale della multimedialità è la sua relazione con l'interattività. Nonostante i due concetti siano spesso associati, non coincidono: la multimedialità riguarda la presenza coordinata di più linguaggi, mentre l'interattività si riferisce alla possibilità di modificare, scegliere o influenzare la fruizione dei contenuti. L'utente, in un contesto multimediale interattivo, non è più un destinatario passivo ma un soggetto attivo che partecipa alla costruzione del significato.[1]
Un ulteriore elemento connesso è l'ipertestualità, che consente di collegare tra loro contenuti diversi attraverso link o rimandi. Quando la struttura ipertestuale si arricchisce di immagini, suoni e video (come in Wikipedia), si parla di ipermedialità, concetto che rappresenta la piena fusione tra multimedialità e navigazione interattiva.[3]
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Tipologie e approcci
Riepilogo
Prospettiva
Secondo alcune interpretazioni teoriche, come quella di Marco Lazzari, la multimedialità può assumere diverse forme, che variano in base al grado di integrazione tra i linguaggi e all'uso delle tecnologie digitali[4]. Si può distinguere, ad esempio, tra una "multimedialità debole", nella quale i diversi mezzi sono semplicemente accostati senza interazione strutturale, e una "multimedialità forte" o "digitale", nella quale i vari codici comunicativi cooperano in modo nativo e interattivo. In quest'ultima categoria rientrano le esperienze tipiche dei media digitali contemporanei, dai videogiochi ai siti web dinamici, dai prodotti audiovisivi complessi alle installazioni artistiche interattive.
- multimedialità debole, che viene ottenuta per giustapposizione di mezzi e linguaggi e non per integrazione; per esempio, quando un gruppo di persone discorrono mentre guardano diapositive e al contempo ascoltano musica;
- multimedialità intrinseca, per esempio quella dei fumetti, dove è proprio nella natura e nel nome stesso dei fumetti che si può ravvisare l'idea di multimedialità, data dalla compresenza di disegno e di testo;
- multimedialità additiva, quando al linguaggio usato originariamente per la realizzazione di una certa opera se ne sovrappone un altro, come nel caso del cinema muto, con i film accompagnati nella sala di proiezione da un pianista o da un'orchestra, oppure nel caso dei film a cui vengono sovrapposti sottotitoli;
- multimedialità nativa, come nel caso dei film dell'era del sonoro, che su uno stesso supporto (pellicola o disco) hanno registrati immagini e suoni;
- multimedialità ristretta (al mondo digitale), quando convergono in un contesto comunicativo (per esempio la pagina web) molteplici linguaggi e formati digitali per testi, immagini, audio, video;
- multimedialità interattiva, quando assume un ruolo significativo l'interazione tra utente e sistema, come nel caso della navigazione nel Web, oppure con i videogiochi, i gameBooks, gli E-books, i navigatori satellitari o con la realtà aumentata e virtuale.
La multimedialità può inoltre essere considerata sotto una duplice prospettiva: come modalità di presentazione, che combina più canali sensoriali[2], e come processo cognitivo, che favorisce la comprensione attraverso l'integrazione di informazioni provenienti da diverse fonti percettive[5]. Questa seconda dimensione è stata oggetto di studio da parte della psicologia cognitiva e, in particolare, di Richard E. Mayer, che ha analizzato i principi dell'apprendimento multimediale, sottolineando come la combinazione equilibrata di parole e immagini possa facilitare la costruzione della conoscenza[6].
- Contiguità spaziale: gli studenti apprendono meglio quando le parole e le immagini corrispondenti sono presentate vicine;
- Contiguità temporale: gli studenti apprendono maggiormente quando parole e immagini sono presentate nello stesso momento, poiché saranno più in grado di mantenere le rappresentazioni mentali insieme nella memoria attiva e di connetterle;
- Coerenza: gli studenti imparano di più quando il materiale interessante ma non rilevante per il tema trattato – testo, figure, suoni - è escluso dalla presentazione;
- Modalità: gli studenti apprendono di più quando il messaggio multimediale è presentato come testo parlato piuttosto che scritto;
- Ridondanza: gli studenti apprendono maggiormente da animazioni e narrazioni piuttosto che da animazioni, narrazioni e testo.
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Ambiti di applicazione
Riepilogo
Prospettiva

La multimedialità ha trovato ampia diffusione in diversi contesti.
Nel campo della comunicazione e dei media, essa consente di integrare formati eterogenei in un unico messaggio: articoli che incorporano video e infografiche, notiziari online arricchiti da suoni e immagini in movimento, o campagne pubblicitarie coordinate su più piattaforme. Nell'arte contemporanea, la multimedialità rappresenta un linguaggio espressivo che unisce elementi visivi, sonori e performativi, dando vita a opere interattive e partecipative.
Anche in ambito educativo e formativo, la multimedialità ha assunto un ruolo di primo piano. L'introduzione delle tecnologie digitali nella didattica ha reso possibile la creazione di ambienti di apprendimento basati su video, animazioni e simulazioni, migliorando la capacità di comprensione e la memorizzazione dei contenuti. Le teorie di Mayer hanno evidenziato che l'apprendimento multimediale è più efficace quando le informazioni vengono presentate in modo coerente e simultaneo, evitando la sovrapposizione eccessiva di stimoli che può generare un sovraccarico cognitivo.[6]
Nell'industria culturale e nell'economia digitale, la multimedialità costituisce la base di numerosi settori, tra cui lo streaming video, i videogiochi, la pubblicità interattiva e le esperienze crossmediali. L'evoluzione delle reti e dei dispositivi ha reso possibile la fruizione continua di contenuti multimediali su piattaforme mobili, trasformando radicalmente le abitudini di consumo e la stessa natura della comunicazione pubblica.[7]
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Studi teorici
Riepilogo
Prospettiva
Precursori delle tematiche della multimedialità, in quanto fondatori del campo di studi sui media, sono stati Walter Lippmann, Harold D. Lasswell, Kurt Lewin, Joseph T. Klapper, Paul Lazarsfeld, Edgar Morin, Marshall McLuhan, Jean Baudrillard.
Numerosi studiosi hanno contribuito all’elaborazione del concetto di multimedialità. Il sociologo canadese Marshall McLuhan ha interpretato i media come estensioni dei sensi umani, anticipando la logica di integrazione che caratterizza i sistemi contemporanei. L'informatico statunitense Nicholas Negroponte ha sottolineato il ruolo della digitalizzazione nella convergenza linguistica[3], mentre il filosofo francese Pierre Lévy ha descritto la dimensione collettiva e connettiva della cultura digitale. Lo scrittore Lev Manovich ha analizzato la multimedialità come linguaggio dei nuovi media[8], basato sulla manipolazione dei dati e sulla modularità dei contenuti, e il saggista Henry Jenkins ha approfondito il concetto di "convergenza mediale", descrivendo le modalità attraverso cui i media tradizionali e digitali cooperano nella produzione di significato.
Pur provenendo da ambiti diversi, queste prospettive convergono nell’idea che la multimedialità non sia solo una somma di linguaggi, ma una forma di pensiero e comunicazione che riflette la complessità dell’ecosistema informativo contemporaneo.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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