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Museo del Parco Nazionale della Val Grande

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Il Museo nazionale del Parco Nazionale Val Grande è un museo di Malesco (VCO), che raccoglie reperti archeologici di Malesco e delle zone vicine.

Dati rapidi Ubicazione, Stato ...
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L'edificio

Il museo ha sede nel "palazzo Pretorio" originariamente sede dalla Pretura della valle Vigezzo e del Tribunale dell'Inquisizione, diventato di proprietà privata nel XV secolo, delle famiglie Fucio, Cioja e Pollini[1]. All'interno sono presenti frammenti di intonaci cinquecenteschi[1]. Sulla porta di ingresso è incisa la data 1543 e il nome Antonious Fucius, che potrebbero essere collegati alle originarie decorazioni cinquecentesche, in gran parte persi a causa di un abbassamento del soffitto nel XVII secolo[1].

Nel 1877 i piani inferiori furono adibiti a latteria comune che metteva a disposizione delle famiglie associate una struttura per la lavorazione del latte[2].

Nel 2006 l'edificio è stato restaurato ed adibito a sede museale[3] ed è parte dell'ecomuseo Ed Leuzerie e di Scherpelit.

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Collezione

Riepilogo
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Preistoria

Il reperto più antico è un'ascia in bronzo a margini rialzati, del tipo di Robbio e Desor, datata tra il 1800 e il 1650 a.C., ritrovata nella frazione Meis di Re e facente parte dell'equipaggiamento di un metallurgico ambulante[4]. Risale invece al 1000 a.C. una forma di fusione per la produzione di spilloni ritrovata a Toceno analoga a forme risalenti allo stesso periodo ritrovate sul lago di Viverone[5]. La stessa forma pare poi sia stata riutilizzata, invertendo il senso di colata, per produrre un manico di rasoio con decorazione a giorno del tipo St. Andrè[5].

Età Romana

Il museo possiede un'ampia collezione di oggetti di vasellame (bicchieri, pentole e tegami) ritrovati nella necropoli di Craveggia, che testimonia la produzione di recipienti torniti o scavati nella locale pietra ollare risalenti all'epoca imperiale romana[6]. La tornitura si affermerà successivamente come tecnica esclusiva a partire dal IV - V secolo d.C. diffondendosi dai luoghi di produzione nelle vallate alpine a tutta l'Italia settentrionale[7]. Un recipiente risalente al IV secolo e ritrovato a Finero era stato usato per nascondere un tesoro (12 monete di oro, 250 di argento e alcuni gioielli)[8].

Sempre ritrovati nella necropoli di Craveggia ci sono numerosi esemplari di vasellame in ceramica sigillata e in vetro che testimoniano la presenza di commerci con l'Italia settentrionale[9]. Una serie di casseruole in oro e argento riportano il marchio Plubius Cipius Polybius, un artigiano campano[10].

Sono esposte alcune ornamenti delle popolazioni lepontine, per esempio fibule del tipo soldatenfibeln (fermagli a filo semplice con staffa piena) e alpine del tipo "mesocco" (con arco a cresta laminare decorato con incisioni), una fibula circolare decorata con smalti policromi e fibbie da cintura, tra cui un esemplare in ferro decorato (risalente al VI-VII secolo)[11]. Sono presenti anche alcune gemme intagliate usate per decorare gli anelli in ferro. Queste ultime di importazione[12].

Latteria

Thumb
I registri del latte

Nei piani inferiori sono esposti alcuni degli attrezzi utilizzati dalla latteria comune, una zangola rotatoria per la produzione del latte, il focolaio in pietra ollare e il calderone per bollire il latte, una vasca per la salamoia delle forme, pesi in pietra per la pressatura del formaggio e alcuni registri utilizzati per registrare il latte portato dai soci[13].

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Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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