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Prospettiva
Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting
protocollo sviluppato dall'Open Archives Initiative Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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OAI-PMH (Open Archives Initiative Protocol for Metadata Harvesting o Protocollo per il raccoglimento dei metadati dell'Open Archive Initiative) è un protocollo sviluppato dall'Open Archives Initiative come infrastruttura di comunicazione per l'Open access. È utilizzato per raccogliere (o collezionare) i metadati dei documenti in un archivio affinché i servizi possano essere costruiti utilizzando metadati da più archivi. Una implementazione dell'OAI-PMH deve supportare metadati rappresentati in Dublin Core, ma può supportare altre rappresentazioni.
Il protocollo è spesso chiamato semplicemente protocollo OAI.
OAI-PMH utilizza XML su HTTP. La versione corrente è la 2.0, aggiornata nel 2002.
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
Alla fine degli anni novanta, Herbert Van de Sompel, dell'Università di Gand, stava lavorando con ricercatori e bibliotecari nei Laboratori Nazionali di Los Alamos (US) e istituì un incontro per evidenziare le difficoltà relative ai problemi di interoperabilità dei server e-print e degli archivi digitali. L'incontro si tenne a Santa Fe, Nuovo Messico, nell'ottobre 1999. Uno sviluppo chiave raggiunto dall'incontro fu la definizione di un'interfaccia che permise ai server e-print di esporre i metadati per gli articoli contenuti in maniera che altri archivi potessero identificare e copiare gli articoli di interesse, in maniera reciproca. Questa interfaccia fu chiamata la "Convenzione di Santa Fe".
Diversi workshops furono tenuti nel 2000 presso l'ACM Digital Libraries conference[1] e altrove per condividere le idee nate con la Convenzione di Santa Fe. Si scoprì durante i workshop che i problemi affrontati dalla comunità e-print erano condivisi anche da biblioteche, musei, editori, e tutti gli altri enti o istituzioni incaricati della condivisione di risorse. Per risolvere queste necessità, la Coalition for Networked Information[2] e la Digital Library Federation[3] fornirono il finanziamento per fondare la Open Archives Initiative (OAI), sotto la direzione di Herbert Van de Sompel e Carl Lagoze. L'OAI tenne un incontro alla Cornell University (Ithaca) nel settembre 2000 per migliorare l'interfaccia sviluppata alla Convention di Santa Fe. Le specifiche furono revisionate via e-mail.
L'OAI-PMH versione 1.0 fu presentato al pubblico nel gennaio 2001 ad un workshop a Washington, e ad un altro nel febbraio dello stesso anno a Berlino. Successive modifiche allo standard XML da parte del W3C richiesero piccoli interventi all'OAI-PMH, portando alla versione 1.1. La versione attuale, 2.0, è stata pubblicata nel giugno 2002. Contiene diversi cambiamenti tecnici e miglioramenti, e non è retro-compatibile.
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Il protocollo
L'OAI-PMH fornisce un framework di interoperabilità, indipendente dall'applicazione, basata sul raccoglimento dei metadati. Vi sono due classi di partecipanti nel framework di OAI-PMH:
- I fornitori di dati (data providers) amministrano i sistemi che supportano l'OAI-PMH come un mezzo per poter esporre i metadati
- I fornitori di servizi (service providers) usano i metadati raccolti attraverso l'OAI-PMH come base per costruire servizi di valore aggiunto[4]
Interrogazioni
- Identify
- GetRecord
- ListIdentifiers
- ListMetadataFormats
- ListRecords
- ListSets
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Archivi OAI
Registri OAI
Il protocollo OAI è stato adottato diffusamente da molte biblioteche digitali, depositi istituzionali e archivi digitali. Benché la registrazione non sia obbligatoria, è incoraggiata.
Ci sono diversi grandi registri di depositi OAI-compatibili:
- The Open Archives list of registered OAI repositories[5]
- The OAI registry at University of Illinois at Urbana-Champaign[6]
- The Celestial OAI registry[7]
- Eprint's Institutional Archives Registry[8]
- The European Guide to OAI-PMH compliant repositories in the world[9]
- A worldwide service and registry[10]
Archivi
Il protocollo è supportato da un grande numero di archivi digitali, fra cui arXiv e il CERN Document Server.
Usi
I motori di ricerca commerciali hanno iniziato ad usare OAI-PMH per raccogliere ulteriori risorse. Google usa OAI-PMH per raccogliere informazioni dal National Library of Australia Digital Object Repository[11]. Google ha integrato OAI-PMH come parte del suo Sitemap Protocol fino al 2008[12]. Nel 2004, Yahoo! ha acquisito il contenuto di OAIster (University of Michigan) che era stato ottenuto tramite la raccolta di metadati con OAI-PMH.
Il progetto mod oai utilizza OAI-PMH per esporre ai web crawlers i contenuti accessibili dai Server Web Apache.
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Software
OAI-PMH è basato su una architettura client-server, nella quale gli "harvester" richiedono ai "repositories" le informazioni sui record aggiornati. La richiesta dei dati può basarsi su un range di "datestamp", e può essere ristretta a domini specifici definiti dal provider. I data provider devono fornire metadati in XML nel formato Dublin Core, ma possono anche fornire diversi altri formati XML.
Un buon numero di software supporta il protocollo OAI-PMH:
- Invenio[13] del CERN
- Fedora Commons
- GNU EPrints dell'Università di Southampton
- Open Journal Systems (OJS) del Public Knowledge Project
- Desire2Learn
- DSpace del MIT
- HyperJournal dell'Università di Pisa
- Primo, DigiTool, Rosetta e MetaLib di Ex Libris[14]
- DOOR[15] dell'eLab[16] di Lugano
- L'implementazione java jOAI[17].
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Workshop
Ogni anno, dal 2001, l'Open Archive Initiative tiene un workshop al CERN di Ginevra.
Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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