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Disfunzione sessuale post-SSRI
patologia iatrogena causata dagli inibitori del reuptake della serotonina (SSRI) e inibitori del reuptake di serotonina-noradrenalina (SNRI) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La disfunzione sessuale post-SSRI[1] (Post-SSRI Sexual Dysfunction, PSSD), conosciuta anche come Sindrome Post-SSRI,[2] è una patologia iatrogena (dovuta ad un farmaco) causata dai farmaci inibitori della ricaptazione della serotonina (come gli antidepressivi SSRI, SNRI ed alcuni triciclici) caratterizzata da disfunzioni sessuali, cognitive ed emotive che insorgono durante l'assunzione del farmaco o meno comunemente alla sua sospensione[3] e che persistono per un tempo indefinito (mesi, anni o irreversibilmente) dopo la sospensione del trattamento.[2]
Benché i primi report di farmacovigilanza risalgano al 1991, solo negli ultimi anni un crescente numero di evidenze scientifiche ne ha portato al riconoscimento da parte della comunità medica e delle autorità sanitarie.[4] Attualmente non è stato individuato un trattamento per la sindrome ne sono state definite con certezza eziologia, frequenza e fattori di rischio.[5]
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Sintomi
Riepilogo
Prospettiva
Nonostante il nome, questa condizione non riguarda solo sintomi legati alla sfera sessuale ma spesso si associa a deficit cognitivi e a una riduzione della capacità di provare piacere ed emozioni in generale, di cui i disturbi sulla sessualità sono solo i riflessi più evidenti di una difficoltà emotiva più ampia.[6] Tali sintomi possono manifestarsi durante l'assunzione e persistere dopo l'interruzione, oppure peggiorare o comparire con la sospensione del trattamento.[7]
I sintomi più comuni, che possono variare per intensità e presentarsi insieme o separatamente, includono:[7][8]
- Riduzione o perdita del desiderio sessuale: può diminuire o scomparire il piacere legato alla sessualità, le fantasie erotiche, il desiderio di rapporti sessuali o il bisogno di soddisfare le necessità fisiche legate alla sessualità, come la masturbazione.[2]
- Ipoestesia genitale: riduzione o perdita della sensibilità al tatto e alla temperatura nelle aree genitali, come pene, vagina e capezzoli.[9] Perdita o riduzione dei riflessi nervosi nell'area genitale, come il riflesso cremasterico e bulbocavernoso.[3]
- Ottundimento emotivo: diminuzione della capacità di provare emozioni (anedonia), sensazioni edoniche e di legame emotivo (compreso il desiderio di intimità di coppia);[2] apatia, mancanza di motivazione e perdita di interesse per attività prima gratificanti.[10] Sensazione costante di "distacco" e alienazione.[11]
- Disfunzione erettile e ridotta lubrificazione vaginale: per gli uomini, difficoltà a mantenere un'erezione sia per via psicogena (pensieri erotici) sia che per stimolazione fisica, con riduzione delle erezioni spontanee notturne e mattutine (la cui presenza è spesso usata come indicatore per distinguere una disfunzione sessuale di origine psicogena da una patologica). Per le donne, riduzione della lubrificazione e della congestione genitale;[2]
- Anedonia orgasmica: riduzione o assenza del piacere legato all'orgasmo, anche se i riflessi muscolari sono conservati.
- Difficoltà nel raggiungere l’orgasmo (anorgasmia) o eiaculazione precoce, sindrome da eccitazione sessuale persistente nelle donne (PGAD).[12] Riduzione della portata e della potenza eiaculatoria.[13]
- Deficit cognitivi: disturbo dell'attenzione (ADHD), sensazione di confusione nebbia mentale (mental fog), difficoltà di apprendimento e memoria, diminuita capacità creativa; riduzione dell'attività onirica, compresi i sogni erotici;[3]
La durata dei sintomi è variabile, con casi riportati che vanno da alcuni mesi fino a decenni.[14] Questo disturbo ha un notevole impatto negativo sulla qualità della vita dei soggetti colpiti,[15] che riescono generalmente a distinguere questi sintomi da quelli simili ma causati da altre condizioni depressive o psichiatriche di base.[12][16]
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Prevalenza e fattori di rischio
Riepilogo
Prospettiva
Prevalenza
A causa della mancanza di studi prospettici e su larga scala volti ad indagare in maniera sistematica la frequenza delle disfunzioni sessuali persistenti a seguito di un trattamento con un farmaco inibitore della ricaptazione della serotonina, non esistono dati definitivi sulla prevalenza della sindrome ne sui fattori che contribuiscono al suo sviluppo.[7] Si presume che la prevalenza reale sia sottostimata a causa della mancanza di criteri diagnostici precisi, dello scarso riconoscimento da parte di specialisti ed autorità sanitarie, della sovrapposizione dei sintomi con quelli di altre patologie psichiatriche che potrebbero orientare verso una interpretazione psicodinamica dei sintomi nonché della difficoltà dei pazienti a parlarne a causa dello stigma legato alle disfunzioni sessuali.[17] Per questo stati pubblicati inviti per studi epidemiologici post-marketing.[18]
Benché la maggior parte delle persone sembrino ritrovare la loro normale funzione sessuale dopo l'interruzione di un trattamento a base di SSRI\SNRI,[19] alcuni studi indicano che una significativa parte di assuntori potrebbe sperimentare, almeno in forma lieve, una qualche forma di disfunzione persistente.[7][17]
In uno studio del 1999 ad un gruppo di pazienti in cura per depressione con un SSRI che stavano sperimentando qualche genere di disfunzione sessuale dovuto al farmaco è stato chiesto di passare all'antidepressivo "amineptina", noto per avere una bassissima incidenza di effetti collaterali sulla sfera sessuale. Dopo 6 mesi, il 55% di questi pazienti aveva ancora qualche tipo di disfunzione sessuale, mentre nei pazienti depressi trattati da subito con amineptina e non esposti ad un SSRI la percentuale di disfunzioni sessuali era solo del 4%.[20]
In 3 ampi studi vs. placebo effettuati secondo il metodo del doppio cieco, con lo scopo di evidenziare gli effetti benefici degli SSRI nel trattamento dell'eiaculazione precoce, è stato rilevato che l'effetto ritardante sull'eiaculazione persisteva nel tempo (per oltre 6 mesi) dopo l'interruzione del farmaco su un'ampia percentuale dei pazienti (oltre il 60%), segno che il farmaco potrebbe aver indotto cambiamenti persistenti nella funzionalità sessuale.[21][22][23]
Uno studio di Tanrikut et al. del 2010, che aveva lo scopo di indagare gli effetti della paroxetina sullo sperma, ha valutato anche la funzione sessuale prima, durante e dopo il trattamento di cinque settimane. È stato rivelato che dopo 4 settimane dalla sospensione del farmaco i punteggi del Brief Sexual Function Inventory for Urology (BSFI), un questionario standardizzato per valutare la funzionalità erettile ed eiaculatoria, non erano tornati ai livelli pretrattamento ed il 9% dei pazienti trattati lamentava ora una disfunzione non trascurabile.[24]
Nel 2019 è stato pubblicato il primo studio volto ad indagare specificatamente la prevalenza di disfunzioni sessuali persistenti in pazienti adulti precedentemente trattati con SSRI. I risultati indicano che il 52,6% dei soggetti esaminati (attraverso questionari standardizzati) lamentano disfunzioni sessuali significative di cui non soffrivano prima del trattamento con il farmaco. I ricercatori sottolineano che alcuni fattori confondenti quali il campione limitato e il design sperimentale potrebbero aver fortemente influenzato il risultato, che rappresenta perciò un primo tentativo di stima su cui basare successive ricerche; tuttavia evidenziano che il 23,6% dei soggetti riportano Ipoestesia persistente ai genitale e ai capezzoli, un sintomo caratteristico che non è stato associato ad altre patologie dei soggetti esaminati.[25]
Nel 2020 è stato pubblicato uno studio retrospettivo su un ampio campione di pazienti trattati con un SSRI seguiti tra il 2009 e il 2019 in una clinica urologica. Il 4% dei pazienti maschi ha soddisfatto i criteri per la PSSD, avendo mostrato sintomi di disfunzione sessuale per più di 6 mesi dopo l'interruzione di un SSRI.[26]
Nel 2024 è stato pubblicato uno studio retrospettivo svolto su circa 2000 giovani precedentemente trattati con vari farmaci, tra cui un SSRI e\o terapie ormonali, il quale ha rilevato che il 13,2% di quelli che avevano assunto un SSRI erano affetti da Ipoestesia Genitale Persistente (PPTGH, uno dei sintomi caratteristici della PSSD) contro lo 0,9% di quelli trattati con altri farmaci ormonali e\o antidepressivi.[27]
Disfunzioni in corso di trattamento
Accade molto comunemente che chi assume antidepressivi SSRI (e anche SNRI) lamenti effetti collaterali sulla sfera sessuale che si configurano in disfunzione erettile nell'uomo e difficoltà nella lubrificazione nella donna, incapacità di raggiungere l'orgasmo, calo della libido e del piacere legato alla sessualità e più raramente diminuzione della sensibilità genitale.[28][29]
La percentuale di persone che sperimenta questo tipo di effetti collaterali varia molto in base agli studi: i primi ne stimavano una prevalenza attorno all'8-14%[30] (ma ciò si è rivelato un dato sottostimato perché i pazienti non erano propensi a riportare spontaneamente tali effetti e i medici evitavano di chiederlo a causa dello stigma sociale legato alle disfunzioni sessuali[31]) mentre le attuali indagini post-marketing portano tale percentuale al 70%[31]. Alcuni studi arrivano ad una prevalenza del 100%[32].
Uno studio del 2009 condotto da un team di ricercatori dell'università di Oxford ha trovato che gli SSRI causano nella maggior parte dei pazienti trattati ottundimento emotivo, espresso come apatia e una minore capacità di provare empatia ed emozioni positive in genere. A causa di ciò alcuni pazienti hanno sviluppato ideazioni suicidarie ed uno è arrivato ad azioni di autolesionismo nella speranza di provare "emozioni". In questo studio è risultato che i pazienti erano in grado di distinguere tra i deficit emozionali causati dal trattamento e quelli dovuti alla loro patologia depressiva.[16][33] In un altro studio pubblicato nel 2014 si è evidenziato come gli SSRI (ed anche i TCA anche se in misura minore) abbiano un impatto negativo significativo sui sentimenti di "amore" e "attaccamento" verso la partner, in particolare negli uomini.[34] In altri studi si è misurata la sensibilità tattile della cute genitale mediante delle stimolazioni elettriche e si è visto che questa era significativamente diminuita durante la somministrazione di SSRI e ciò non era spiegabile con cause psicologiche.[35]
La diminuzione della pulsione, la disfunzione erettile e il diminuito interesse per le attività piacevoli e quotidiane sono un sintomo tipico anche di diverse patologie ansioso-depressive specie di grado severo; tuttavia la perdita della libido e dei riflessi automatici, la difficoltà a raggiungere l'orgasmo, l'anestesia genitale, l'ottundimento emotivo sembrano invece essere speciale caratteristica dei farmaci serotoninergici.[28]
Fattori di rischio
Non sono ancora stati definiti con certezza i fattori di rischio per lo sviluppo della sindrome Post-SSRI. Non è quindi noto, ad esempio, se la durata del trattamento con un inibitore della ricaptazione della serotonina influisca sulla possibilità di sviluppare la sindrome oppure se un dato farmaco esponga ad un rischio maggiore rispetto ad un altro. In letteratura, sono descritti casi insorti solo dopo poche settimane di assunzione di un SSRI.[36]
In uno studio retrospettivo condotto nel 2021 su 135 soggetti con PSSD, è emerso che la maggior parte erano giovani maschi eterosessuali sottoposti ad un trattamento con dosi medio-alte di un SSRI. Di questi, 118 hanno sviluppato le disfunzioni durante il trattamento mentre 17 le hanno sviluppate solo in corrispondenza della sospensione.[37]
È stato dimostrato come l'utilizzo di SSRI nei soggetti giovani possa alterarne il comportamento sessuale da adulti, diminuendo la frequenza della masturbazione ed il desiderio sessuale rispetto agli adulti non esposti ad un SSRI.[38]
Nel maggio 2006, la società farmaceutica Eli Lilly, produttrice del farmaco Fluoxetina, ha acconsentito alla richiesta del Committee for Medicinal Products for Human Use di pubblicare i dati in loro possesso sull'effetto dell'esposizione alla fluoxetina dei soggetti giovani su parametri quali maturazione sessuale, livelli ormonali, sviluppo puberale, tossicità riproduttiva.[39][40] Benché i risultati preliminari hanno mostrato una interferenza sulla crescita e sui parametri ormonali, i risultati definitivi completi non sono stati pubblicati.[41]
Farmaci implicati nello sviluppo della sindrome
Sembra che a provocare la sindrome siano i farmaci che agiscono come Inibitori della ricaptazione della serotonina, di cui fanno parte alcuni tra i più diffusi antidepressivi (SSRI, SNRI ed alcuni triciclici).[42]
In Italia i farmaci SSRI in commercio sono:
- fluoxetina (Prozac, Fluoxeren, Azur, Clexiclor, Cloriflox, Diesan, Flotina, Ipsumor, Xeredien)
- sertralina (Zoloft, Tatig, Tralisen)
- citalopram (Seropram, Elopram, Felipram, Frimaind, Feliximir, Frimaind, Kaidor, Marpram, Percitale, Return, Ricap, Sintopram, Verisan)
- escitalopram (Cipralex, Entact)
- fluvoxamina (Dumirox, Fevarin, Maveral)
- paroxetina (Daparox, Dapagut, Dropaxin, Eutimil, Sereupin, Seroxat, Stiliden)
- dapoxetina (Priligy)
mentre gli SNRI
- venlafaxina (Efexor, Faxine, Zarelis)
- duloxetina (Cymbalta, Xeristar)
- desvenlafaxina (Pristiq)
- Duloxetina (Cymbalta)
- Atomoxetina (Strattera)
- Levomilnacipram (Fetzima)
Attualmente, gli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) e gli SNRI (inibitori della ricaptazione di serotonina e noradrenalina) sono considerati i farmaci di prima scelta per trattare la depressione e i disturbi d'ansia in tutte le fasce d'età. Questa preferenza è dovuta al loro profilo di effetti collaterali più favorevole e alle minori interazioni farmacologiche rispetto agli antidepressivi più vecchi, come i triciclici e gli IMAO (inibitori delle monoamino ossidasi). Gli SSRI e gli SNRI possono essere prescritti sia da specialisti che dai medici di base e sono completamente rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), il che ne facilita la diffusione e il prolungato uso.[43] È comune, infatti, che chi inizia una terapia con questi antidepressivi la prosegua per anni, come trattamento di mantenimento e per prevenire ricadute. Negli Stati Uniti, il 60% delle persone che avviano un trattamento antidepressivo lo continua per almeno due anni, e il 14% per dieci anni.[44] Tuttavia, alcuni studi suggeriscono che un uso prolungato di antidepressivi SSRI/SNRI potrebbe avere un effetto "pro-depressivo".[45]
Altri farmaci
Anche alcuni farmaci con un diverso meccanismo d'azione rispetto agli SSRI, ossia non legato alla ricaptazione della serotonina, possono provocare una sindrome con sintomi simili alla PSSD in alcuni pazienti. Tra questi vi sono la finasteride (utilizzata per trattare la calvizie maschile, l'ipertrofia prostatica benigna e alcuni tipi di tumori) e l'isotretinoina (usata per il trattamento dell'acne).[46][13]
Anche gli assuntori di MDMA (ecstasy), una sostanza psicoattiva in grado di aumentare notevolmente le quantità cerebrali di serotonina, possono sviluppare una sintomatologia molto simile caratterizzata da anedonia, apatia e disfunzioni sessuali.[2][47]
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Diagnosi e segnalazione
Riepilogo
Prospettiva
Nel maggio 2019, il Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) dell'Agenzia Europea per i medicinali (EMA), in seguito ad una revisione della letteratura sulla PSSD nonché delle segnalazioni spontanee, pubblica una raccomandazione per tutte le case farmaceutiche di SSRI e SNRI di aggiornare i foglietti illustrativi con la dicitura che "In alcuni casi i sintomi di disfunzione sessuale possono persistere in seguito all'interruzione del trattamento" riconoscendo di fatto la patologia.[48] Simili raccomandazioni sono state rilasciate dagli enti regolatori di Canada,[49] Hong Kong[50] e Regno Unito.[51]
Tuttavia la possibilità della comparsa di disfunzioni sessuali persistenti a seguito dell'uso di un SSRI/SNRI non è ancora diffusamente riconosciuta dalle autorità sanitarie,[52] per cui non è generalmente riportata nelle linee guida e non sono stati diramati bollettini volti ad informare specialisti e medici di famiglia di tale eventualità. Ciò contribuisce a generare erronee diagnosi di disfunzioni sessuali con causa psicologica che vengono perciò affrontate in maniera inadeguata e alla mancata segnalazione alle autorità di farmacovigilanza dei casi con grave sottostima del fenomeno (è per questo importante che in caso di sospetta presenza della sindrome venga inviata l'apposita segnalazione di sospetta reazione avversa alla autorità di farmacovigilanza).[5][17]
Negli studi è invocato un miglioramento della comunicazione delle informazioni tra medico e paziente circa la possibilità di effetti collaterali sulla sfera sessuale (consenso informato).[53]
Criteri diagnostici
Per stabilire la presenza della PSSD, un approccio utilizzabile è la consultazione medica e psicologica atta a testare parametri misurabili della salute del paziente (alterazioni fisiologiche e del funzionamento sessuale) tramite interviste standardizzate o indagini specialistiche, escludendo eventuali fattori patologici o concause psicologiche.[3][5] Non è stato attualmente individuato un fattore diagnostico (test di laboratorio) in grado di confermare la presenza della patologia: i classici parametri ormonali ematici comunemente associati alla comparsa di disfunzioni sessuali (abbassamento testosterone, innalzamento prolattina) risultano nella norma.
Ad ottobre 2021 è stato pubblicato uno studio ad opera di un ampio gruppo di ricerca internazionale che ha stabilito per la prima volta dei criteri diagnostici per la patologia sulla base di dati pubblicati tra il 2014 ed il 2018 basati su 428 casi clinici:[54]
Criteri necessari:
- precedente trattamento con un farmaco inibitore della ricaptazione della serotonina (SSRI o SNRI);
- cambiamento duraturo nella sensibilità tattile (ipoestesia) o erogena dei genitali dopo la sospensione del trattamento.
Criteri aggiuntivi:
- riduzione duratura del desiderio sessuale;
- disfunzione erettile o perdita di lubrificazione vaginale;
- difficoltà a raggiungere l'orgasmo o diminuzione della sensazione di piacere durante l'orgasmo;
- durata dei sintomi maggiore di 3 mesi dopo la sospensione del farmaco;
- disfunzione del pavimento pelvico e cistiti interstiziali.
Alcuni studi inoltre riportano la presenza di iperalgesia genitale con diminuzione/assenza di riflesso cremasterico e bulbocavernoso, una assenza o notevole riduzione di erezioni spontanee e notturne,[3] diagnosi di disfunzione erettile quantificabile attraverso il questionario standardizzato IIEF-5, diagnosi di disturbo sessuale ipoattivo (HSDD), alterazioni nel Quantitative Sensory Testing (QST, un test volto a studiare la sensibilità a vari stimoli sensoriali), appiattimento della sfera emotiva (anedonia) e fibrosi dei tessuti erettili associata ad una loro diminuita espandibilità diagnosticata attraverso ecografie.[26]
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Eziologia
Riepilogo
Prospettiva
Non è attualmente noto ciò che provoca la PSSD. Essendo generata dalle molecole che inibiscono la ricaptazione della serotonina, la sindrome sembra essere meccanismo d'azione specifica. Non sono stati però svolti molti studi per valutare quanto e quali delle numerose modificazioni nella chimica neuronale e nella struttura cerebrale indotta dagli SSRI/SNRI siano reversibili con la sospensione del trattamento.[5][17]
Diversi studi hanno avanzato ipotesi sull’origine della sindrome. Si pensa che la PSSD possa essere causata da uno squilibrio tra serotonina e dopamina, alterazioni della sensibilità recettoriale, cambiamenti nella sintesi dell'ossido nitrico o nel sistema melanocortinico.[17] Poiché gli SSRI sono in grado di alterare la produzione di neurosteroidi,[55] si ipotizza che nella PSSD, così come la Sindrome Post Finasteride (PFS) con cui condivide molti sintomi, sia associata a modificazioni nella produzione e nella sensibilità a specifici neuro-ormoni steroidei che regolano il comportamento sessuale, soprattutto in aree cerebrali come l’ipotalamo, l’ippocampo e la corteccia cerebrale.[56] Il professor Healy suggerisce che alcuni sintomi possano essere causati da un effetto tossico di questi farmaci sui nervi spinali: studi su modelli animali hanno mostrato che la fluoxetina, anche se assunta per breve tempo, può alterare in modo duraturo le proprietà bioelettriche delle membrane cellulari, contribuendo potenzialmente ai sintomi di ipoestesia genitale.[57] Altri studiosi ipotizzano possa esserci un effetto neurotossico in analogia ad altre sostanze psicoattive in grado di generare sintomi simili.[2] È stato osservato che l’assunzione di farmaci che inibiscono la ricaptazione della serotonina può indurre cambiamenti epigenetici nel cervello: il controllo dell'espressione genetica, mediato tra l'altro anche dagli ormoni steroidei, potrebbe spiegare la persistenza dei sintomi a lungo termine dopo la sospensione del farmaco.[58][59]
La Fluoxetina (Prozac), il prototipo di SSRI, è stata classificata come una tossina riproduttiva dal Centro per la Valutazione dei Rischi sulla Riproduzione Umana (CERHR), un gruppo di esperti presso il National Institute of Environmental Health Sciences del National Institutes of Health.[60]
Studi sugli animali
Esperimenti sui roditori hanno mostrato che il trattamento prolungato con SSRI durante la giovane età può ridurre in modo permanente il comportamento sessuale, anche in età adulta.[61][62] Questi studi hanno inoltre evidenziato significative alterazioni cerebrali come aumento dell'enzima chiave per la sintesi della serotonina (triptofano idrossilasi) nel nucleo del rafe dorsale,[63] la riduzione della quantità e funzionalità del trasportatore della serotonina (SERT) nella corteccia, l'alterazione della sensibilità dei recettori della serotonina[64] e cambiamenti nell'espressione dei geni legati a dopamina, glutammato, GABA, BDNF e fattori infiammatori.[59]
Sembra che la PSSD possa essere trasmessa ereditariamente da una generazione all'altra, almeno nei roditori, dal momento che l'esposizione materna alla fluoxetina altera la motivazione sessuale nei topi maschi adulti.[65] Ciò potrebbe essere dovuto ad alterazioni epigenetiche ereditabili.
Non è noto se i risultati ottenuti negli animali possano essere ricondotti agli esseri umani ma le conseguenze potrebbero essere simili.[66][67]
Effetti a breve termine degli SSRI
Durante l'assunzione di un SSRI sono state evidenziate, attraverso studi su animali e pazienti, numerose alterazioni neuroendocrine, della struttura cerebrale, del funzionamento e nella chimica dei neuroni, alcune delle quali potrebbero essere direttamente coinvolte nella genesi delle disfunzioni sessuali.
Tra queste, si citano ad esempio:
- inibizione della sintesi del GnRH (Central Gonodotropin Releasing Hormone), ormone che svolge un ruolo centrale nei fenomeni riproduttivi;[68] interferenza nella sintesi di ormoni neuroendocrini;[69][70]
- diminuzione dell'espressione delle proteine nNOS (Neuronal Nitric Oxide Synthase), l'ossido nitrico svolge un ruolo fondamentale nell'erezione;[71]
- alterazioni nella quantità e sensibilità dei recettori della serotonina che in alcuni casi si è dimostrato persistere dopo la sospensione del trattamento;[64] inibizione dell'attività dei neuroni dopaminergici;[72][73]
- diminuzione della quantità e funzionalità del trasportatore della serotonina (SERT), in maniera qualitativamente simile a quella causata dall'MDMA;[74][75] aumento della quantità di triptofano idrossilasi, enzima limitante la sintesi della serotonina;[63]
- Alterazioni dell'espressioni di geni legati ai neurotrasmettitori, ai fattori neurotrofici ed infiammatori;[59]
- Ipogonadismo,[76] diminuiti livelli di testosterone e ridotta funzione dell'asse ipotalamo-ipofisi-testicolo (HPTA);[77][78] riduzione della conta spermatica[24] e della qualità del DNA dello sperma;[79]
Pochi studi sono stati però svolti per cercare di capire se queste alterazioni sono reversibili con la sospensione e quali sono legate alla persistenza delle disfunzioni sessuali.[2][80] Altri studi hanno addirittura messo in evidenza come gli SSRI possano esercitare effetti epigenetici cioè alterazioni persistenti nell'espressione genica.[58][59]
Effetti a lungo termine
Il trattamento con Fluoxetina (Prozac) ha dimostrato causare nei ratti persistente desensibilizzazione dei recettori 5HT1A della serotonina, con conseguente diminuzione di circa il 30% della secrezione di ossitocina.[81] Inoltre, è stato osservato un aumento dell'attività del sistema serotoninergico in alcune aree del cervello dopo la sospensione del trattamento con un SSRI.[82] L'uso degli SSRI provoca anche alterazioni nella struttura cerebrale e nei neuroni serotoninergici,[83][84][85] nonché alterazioni dell'espressioni di geni legati ai neurotrasmettitori, ai fattori neurotrofici ed infiammatori,[59] in particolare in aree coinvolte nella risposta agli stimoli sessuali, modifiche che potrebbero essere reversibili solo lentamente.
Questi ed altri cambiamenti persistenti del funzionamento cerebrale indotti dal farmaco, si pensa siano mediati da alterazioni dell'espressione genica[86][87][88] dovuti al rimodellamento della cromatina (legata al grado di acetilazione degli istoni)[89] e alla metilazione del DNA.[90] Durante il trattamento con un SSRI/SNRI, si è osservato un aumento della espressione delle proteine trasportatrici di metile MeCP2 e MBD1 (preposte alla metilazione del DNA)[91] e dell’mRNA dell’enzima HDAC2 (uno degli enzimi che deacetilano gli istoni), nonché la riduzione dell’acetilazione dell’istone H3 nelle aree del cervello che proiettano serotonina, come il caudato-putamen (corpo striato), la corteccia frontale e il giro dentato dell'ippocampo. La regolazione del grado di acetilazione degli istoni e della metilazione del DNA, gioca un ruolo fondamentale nella regolazione dell'espressione genica e in definitiva nel funzionamento cerebrale.[90]
L'espressione genica alterata e il rimodellamento della cromatina sembrano essere coinvolti anche nella eziologia di diverse patologie psichiatriche e la modificazione dell'espressione genica sembra avere un ruolo nell'effetto terapeutico di alcuni farmaci[90] nel meccanismo d'azione della terapia elettroconvulsiva (ECT).[92][93]
Considerando la complessità di questi cambiamenti, che possono avere effetti persistenti, si ipotizza che l’uso di SSRI\SNRI possa causare alterazioni stabili nell’espressione genica cerebrale, compromettendo la neurotrasmissione catecolaminergica e causando disturbi neuroendocrini.[17]
Teoria dello "squilibrio chimico"
Alcuni critici sostengono che le pubblicità dei farmaci SSRI ampiamente diffuse su televisione e stampa,[94] promuovono un messaggio inesatto, banalizzando ciò che questi farmaci fanno effettivamente.[95][96] La critica deriva dalla messa in discussione delle affermazioni secondo cui gli SSRI, ed in generale gli psicofarmaci, lavorino correggendo presunti squilibri chimici nel cervello che sarebbero la causa della depressione.[97]
Non esistono però strumenti per misurare i livelli dei neurotrasmettitori in un cervello e per consentire un monitoraggio continuo durante il trattamento, rimane quindi difficile se non impossibile sapere se la causa di un disturbo psichiatrico sia dovuta ad un reale squilibrio chimico e se il trattamento sia in grado di ripristinare il livello di un neurotrasmettitore carente (cioè correggere uno squilibrio). Senza questa conoscenza per ogni paziente, gli psicofarmaci possono effettivamente causare squilibri chimici e stati cerebrali anormali.[98]
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Trattamento
Riepilogo
Prospettiva
Non esiste una cura nota per la PSSD, soprattutto perché la sua eziologia è ancora sconosciuta. Le possibili opzioni di trattamento sono state esaminate solo teoricamente sulla base degli approcci utilizzati per la disfunzione sessuale indotta da SSRI durante il trattamento e sulla base di ipotesi teoriche.[6]
Vi è evidenza per le seguenti strategie di gestione: per la disfunzione erettile, l'aggiunta di un inibitore PDE5 (come il sildenafil) o altri farmaci approvati allo scopo (come soluzioni topiche di alprostadil, iniezioni intracavernose di prostaglandina E1, trattamenti orali a base di apomorfina); per la diminuzione della libido, un farmaco che agisce sulla trasmissione dopaminergica (come bupropione, metilfenidato o agonisti dopaminergici).[6][99]
In un case-report è riportato che la somministrazione di metilfenidato, uno stimolante dopaminergico, ha determinato un parziale miglioramento dei sintomi in un paziente.[99] In un altro case-report si è descritto il parziale miglioramento della anestesia genitale in un uomo grazie al trattamento con laser freddo.[28] Un case reports riporta la possibile efficacia di prodotti nutraceutici.[100]
In un trial clinico svolto su un piccolo numero di pazienti affetti dalla sindrome, sono stati trovati risultati positivi per Vortioxetina, Buproprione ed alcuni prodotti nutraceutici sui sintomi di disfunzione sessuale e calo della libido, per Sildenafil nel trattamento del deficit erettile e per la stimolazione meccanica della zona pelvica nei sintomi di ipoestesia genitale e anorgasmia.[6]
In degli studi volti a trattare le disfunzioni indotte dagli SSRI/SNRI durante la loro assunzione, sono stati utilizzati agonisti dei recettori 5HT-1A (come il buspirone), antagonisti dei recettori 5HT-2 e 5HT-3 (come trazodone e mirtazapina) e il naltrexone (un antagonista oppioide) che sarebbero in grado di agevolare la trasmissione dopaminergica ed alleviare i disturbi sessuali nei pazienti in trattamento con SSRI\SNRI. La cabergolina, che è un agonista dei recettori D2, che a sua volta diminuisce la prolattina, nei soggetti che stavano sperimentando una disfunzione sessuale durante il trattamento con un SSRI\SNRI, ha completamente restaurato l'orgasmo in un terzo dei soggetti anorgasmici, e parzialmente ripristinato l'orgasmo in un altro terzo dei soggetti.[101] Tuttavia non sono stati svolti studi volti a verificarne l'efficacia nel trattamento della sindrome.
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Rapporti pubblicati
Riepilogo
Prospettiva
Sono stati pubblicati anche diversi casi di Disturbo da Eccitazione Sessuale Persistente (PGAD, un disturbo che non deve essere confuso con l'ipersessualità)[127][128][129] e di eiaculazione precoce[130] che iniziano e durano a lungo dopo la sospensione di farmaci che inibiscono la ricaptazione della serotonina. Sandra Leiblum ha descritto i disturbi sessuali di eccitazione persistente in un caso in cui era stata confermata la PSSD.[131]
Si giunge quindi ad alcune migliaia descritti attraverso pubblicazioni scientifiche. Per confronto, l’antidepressivo nefazodone è stato ritirato dal commercio in Canada nel 2003 perché dalla sua commercializzazione, avvenuta nel 1994, ha causato 51 casi di epatotossicità (cioè 1 su 250-300 000 pazienti/anno trattati) di cui 2 risultati in trapianto.
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Note
Collegamenti esterni
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