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Palazzo imperiale romano di Antiochia
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Il palazzo imperiale romano di Antiochia fu fatto costruire inizialmente da Valeriano,[2] continuato da Marco Aurelio Probo ed ultimato durante la tetrarchia, da parte di Diocleziano, sull'isola a nord dell'Oronte, come ci racconta lo stesso Libanio, originario della città.[3] Non va confuso con un precedente palazzo di epoca seleucide. È oggi rappresentato sull'arco di Galerio di Salonicco.[2]
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
Con l'instaurazione del sistema tetrarchico voluto da Diocleziano, a partire dal 286-293 circa, l'Augusto per l'Oriente, Diocleziano costruì in alcune città un palazzo imperiale, atto ad accogliere l'imperatore nel caso dovesse far fronte soprattutto a problematiche di natura esterna (come i Persiani sasanidi o i barbari a nord del Mar Nero), ma anche amministrativo-organizzativa. La parte della città che fu riservata al palazzo imperiale, rappresentò la residenza dell'imperatore, della sua corte e di parte della guardia pretoriana,[4] ogni volta che questi risiedevano lungo il limes orientale, a causa di periodi di crisi con il vicino regno persiano (come nel caso delle campagne del 293-298). Esso comprendeva edifici di rappresentanza, amministrativi e militari. Fu costruito su un preesistente palazzo voluto in passato da Gallieno e Valeriano (detto per questo motivo Liciniano). Come di consuetudine i palazzi avevano un accesso diretto al Circo, in modo che l'imperatore potesse recarvisi senza uscire per strada.[1] Nel palazzo risiedette anche l'Imperatore Valente un paio di inverni durante la crisi persiana degli anni 369-370,[5] e poi ancora dal 375[6] al 378,[7] poco prima di recarsi a Costantinopoli e subire una terribile disfatta presso Adrianopoli ad opera dei Goti.
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Archeologia e struttura ipotetica
Riepilogo
Prospettiva

Nelle descrizioni sia di Libanio che di Teodoreto il palazzo sembrava un castello fortificato, con alte mura di cinta e torri, oltre ad un colonnato nel suo lato posteriore-nord che si affacciava sul fiume Oronte, molto similare a quanto possiamo riscontrare nell'attuale palazzo di Diocleziano a Spalato.[1][2] Vi è da aggiungere che Libanio sosteneva che il palazzo occupasse un quarto dell'intera isola, dove le due strade principali porticate, la dividevano in quattro sezioni (una delle quali occupata, appunto, dal Palatium).[2] Secondo Libanio il palazzo era il più grande e il più bello del suo tempo. [8] La strada che conduceva all'ingresso del palazzo era più breve delle altre, ma certamente monumentale come a Spalato ed a Palmira.
Del palazzo gravemente danneggiato dai terremoti del 458 e soprattutto del 526 non è rimasta alcuna documentazione archeologica, anche a causa del corso del fiume, deviato nei secoli e che ha contribuito non poco ad asportare i resti del monumento. In compenso a fianco del palazzo sono stati rinvenuti alcuni resti del Circo (costruito nel I secolo a.C. e poi ristrutturato nel II e IV secolo).[1] La presenza del circo vicino ai palazzi imperiali è spiegabile come luogo di riunione per il popolo, e sembra sia ritenuta indispensabile per questo scopo.
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Note
Bibliografia
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