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Paolo Franzini Tibaldeo
generale italiano (1814-1879), insignito della medaglia d'oro al valor militare Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Paolo Franzini Tibaldeo (Casal Cermelli, 18 marzo 1814 – San Salvatore Monferrato, 16 luglio 1879) è stato un generale italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare nel corso della campagna piemontese in Italia centrale per l'annessione al Regno d'Italia delle Marche e dell'Umbria[2].
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Biografia
Nacque a Casal Cermelli, presso Alessandria, il 18 marzo 1814, figlio di Giovanni e di Caterina Cermelli, all'interno di una famiglia di forti tradizioni militari.[2] Frequentò la Regia Accademia Militare da cui uscì con il grado di luogotenente nel 1833.[1] Il 30 luglio 1846 fu decorato con una medaglia d'argento al valor militare per aver salvato da sicura morte a Torino un militare di truppa che, inesperto del nuoto, era stato travolto dalla impetuosa corrente del fiume Po.[1] Promosso capitano partecipò alla campagna militare del 1848 in qualità di addetto allo Stato maggiore dell'Armata Sarda.[1] Divenuto maggiore il 3 marzo 1849, prese parte alla breve campagna militare di quell’anno, come comandante il parco principale d'artiglieria.[1] Promosso tenente colonnello nel settembre 1858, durante la seconda guerra d'indipendenza italiana (1859), ricoprì particolari incarichi organizzativi e di collegamento con l'Armata francese al comando dell'Imperatore Napoleone III.[1] Promosso colonnello nell'ottobre di quell'anno fu poi comandante dell'artiglieria in Alessandria.[1] Nella successiva partecipò alla campagna militare per l'annessione al Regno d'Italia delle Marche e dell'Umbria nel 1860, fu al comandò delle artiglierie del IV Corpo d'armata del generale Enrico Cialdini.[1] Si distinse nel combattimento di Castelfidardo, e quindi, dal 25 al 28 settembre, nelle operazioni contro forte Scrima e contro gli spalti di Porta Pia, nell'assedio di Ancona, dove, dirigendo il fuoco delle sue batterie, nonostante la violenta difesa, sostenne validamente le truppe della fanteria lanciata all'attacco.[1] Per questa impresa fu insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente.[3]
Partecipò quindi all'assedio di Gaeta nel 1861, venendo promosso maggior generale nel 1862, e assunto il comando della Brigata Cuneo la guidò di persona in parecchie spedizioni, nella zona fra Nola ed Avellino, contro bande armate di briganti, ottenendo la nomina a Commendatore dell'Ordine militare di Savoia.[4] Nel 1865 era al comando della Brigata Aosta con sede a Milano.[5] Assunto poi il comando della 20ª Divisione nel 1866, a causa del fulmineo succedersi degli avvenimenti militari nel corso della terza guerra d'indipendenza italiana non riuscì a dare il suo contributo alle operazioni belliche contro l'Impero austro-ungarico.[1] Nell'agosto 1866 fu elevato al rango di luogotenente generale e ricevette l'incarico di governatore di Mantova e della sua piazzaforte, e nel 1870 divenne comandante della Divisione militare di Messina e, quattro anni dopo, di quella di Torino.[1] Fu definitivamente collocato a riposo nel 1877, e si spense a San Salvatore Monferrato, presso Alessandria, il 16 luglio 1879.[2]
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Onorificenze
— regio Decreto 1 giugno 1861.[4]
— Regio Decreto 30 gennaio 1862.[4]
«Per il veramente ammirabile contegno tenuto al forte Scrima durante il violento fuoco che vi dirigeva il nemico dalla fortezza e per le disposizioni date all’artiglieria per l’attacco dei bastioni di Porta Pia. Ancona, 25-28 settembre 1860'.[4]»
— Regio Decreto 3 ottobre 1860.
— Regio Decreto 3 ottobre 1860.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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