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Alfabeto vietnamita

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L'alfabeto vietnamita (in vietnamita quốc ngữ; lett. "lingua nazionale"; in chữ Nôm: 国语) è il moderno sistema di scrittura della lingua vietnamita.

È basato sulla scrittura latina (nello specifico, l'alfabeto portoghese usato dai missionari gesuiti portoghesi e dai missionari e colonizzatori francesi) con alcuni digrafi e aggiunte di nove segni per l'accento o segni diacritici, quattro di essi per creare suoni aggiuntivi, e altri cinque per indicare i toni di ogni parola. I molti diacritici, spesso due sulla stessa lettera, rendono facilmente riconoscibile la scrittura vietnamita.

Svariate tabelle introducono i suoni e la grafia dell'alfabeto vietnamita. In fondo all'intero articolo si trova la descrizione precisa e puntuale della pronuncia in vietnamita.

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Nomi delle lettere e pronuncia in IPA del nome

Ulteriori informazioni Lettera, Nome della lettera ...

Nominare b come 'bê bò' e p come 'bê phở' evita la confusione in alcuni dialetti o in certi contesti; lo stesso vale per s 'xờ mạnh (nặng)' e x 'xờ nhẹ', i 'i ngắn' e y 'i dài'. Q, q è sempre seguita da u in tutte le parole, e.g. quang (luce), quần (pantaloni), quyến rũ (attrarre), ecc.

Introduzione generica alle consonanti

Riepilogo
Prospettiva

Buona parte dell'alfabeto deriva dal portoghese, anche se l'uso di gh e gi proviene dall'italiano, come in ghetto e Giuseppe; mentre c/k/qu sono prese da greco e latino, come in canis, kinesis, quo vadis. Alcune consonanti vengono pronunciate in modo differente nel sud e nel nord del Paese.

Ulteriori informazioni Bilabiali, Alveolari ...

L'occlusiva velare sorda (la nostra C dura) è trascritta con k, c e q ma tutte e tre le lettere rappresentano lo stesso fonema. Tutti i dialetti usano la stessa scrittura, ma la pronuncia delle consonanti può variare da un dialetto all'altro.

Ulteriori informazioni Grafemi, A inizio parola ...

Vocali, dittonghi e trittonghi

Come molte altre lingue del sud-est asiatico, il vietnamita ha diverse vocali. Quelle anteriori, centrali e aperte (i, ê, e, ư, â, ơ, ă, a) non sono arrotondate, mentre quelle posteriori (u, ô, o) sono arrotondate. Vi sono anche diversi dittonghi e trittonghi.

Ulteriori informazioni Anteriori, Centrali ...

Dittonghi e trittonghi

Ulteriori informazioni Suono, Grafia ...

Nomi e diacritici dei toni

Ulteriori informazioni Nome, Contorno con nome in inglese ...

Pronuncia puntuale in vietnamita

Riepilogo
Prospettiva

Di seguito la Pronuncia puntuale in vietnamita (varietà conservativa di Saigon/Ho Chi Minh City; varietà di Hanoi) con note in Vietnamita Medio.

Ulteriori informazioni Lettera, Trascriz. IPA ...

La modulazione tonale viene indicata con un diacritico sopra (o sotto, in un caso) le vocali. In dittonghi e trittonghi, il tono si modula principalmente sulla lettera che ha il diacritico. I toni sono sei e sono qui spiegati prendendo come punto di partenza la pronuncia meridionale di Saigon/Ho Chi Minh City (questa varietà è più conservativa in suoni e più precisa nella differenziazione delle lettere. Assomiglia cioè di più al Vietnamita Medio ed è utile quando si fanno studi sulla pronuncia sino-vietnamita antica, legata perlopiù al Primo Cinese Medio e al chu' Nom). Se la vocale ha già un diacritico, quello tonale si accavalla in cima. Innanzitutto, senza forzare la voce, bisogna dividere la propria tessitura vocale in tre registri: acuto, medio, grave. Dopodiché:

  • se non si trova nessun segno, è un tono piatto nel registro medio e assomiglia al primo tono del putonghua, traslato nel registro medio (ex. "ba". Una delle lingue tonali più famose al mondo è il cinese standard, insieme a uno dei suoi dialetti più prestigiosi e conservativi, il cantonese);
  • se c'è l'accento acuto è un tono crescente dal registro medio a quello acuto, come il secondo tono nel putonghua (ex. "bá");
  • se c'è uno svolazzo piegato sopra la vocale, dal registro medio si scende e risale sempre nel registro medio (ex. "bả"), quasi a ricordare una versione monca del terzo tono del putonghua e il suo diacritico ruotato;
  • se c'è un accento grave, è un tono decrescente che dal registro medio si scende al grave (ex. "bà"), quasi a ricordare una versione monca del quarto tono del putonghua;
  • se c'è un punto sotto la vocale, è un tono crescente cupo dal registro grave al registro medio (ex. "bạ"), che si può immaginare come una traslazione del secondo tono del putonghua in un registro più basso; il punto messo in basso sembra suggerire di partire da un'intonazione bassa.
  • L'ultimo tono è il più interessante perché, nella pronuncia curata, coinvolge il colpo di glottide/stacco glottale/glottal stop, in cui si serra la valvola che si ha in gola e si emette un colpetto di tosse che lo spezza in due parti: è il tono crescente glottalizzato. Per la precisione, quando si vede un tilde sopra la vocale, si intona la vocale grossomodo nel registro medio, dopodiché si interrompe il flusso di voce serrando la glottide e, nello stesso momento in cui si emette il colpo di glottide, la vocale è subito pronunciata e intonata nel registro acuto (ex. "bã" ˦ˀ˥. Il trattino orizzontale indica l'altezza/registro). L'andamento a zig-zag del tilde indica come sia spezzato in due parti.

Note

Voci correlate

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