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Sortes

metodo di divinazione nell'antica Roma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Sortes
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Le sortes (sors al singolare latino) erano un metodo frequente di divinazione utilizzato dagli antichi romani[1]. Il metodo implica una specie di lotteria (sortes), con cui l'appunto si tira o si estrae a sorte, onde ottenere auspicia, ossia la conoscenza degli eventi futuri: in molti antichi templi italici la volontà degli dèi veniva consultata in questo modo, come a Preneste, Cere, eccetera.[2]

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Rilievo dell'aruspice C. Fulvio Salvis ritrovato nell'area del tempio di Ercole di Ostia. Al centro Ercole che consegna le sortes a un fanciullo, ed a destra, il ritrovamento in mare della statua del dio con in mano l'urna.[3]
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La lotteria delle sortes

Riepilogo
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Queste sortes o «lotti» erano di solito piccole tavolette simili a gettoni (o fiche), fatti di legno o altro materiale, ed erano comunemente gettati in una situla (secchio), o dentro un'urna, riempita con acqua, da cui poi venivano estratte a sorte. Viceversa le sortes venivano talvolta lanciate come fossero dadi.[4]

Sulla base del risultato si effettuava una predizione detta «cleromanzia», ed il nome sortes venne così assegnato ad ogni sorteggio utilizzato per determinare gli avvenimenti.[5] Lo stesso metodo fu anche applicato per ricevere le risposte verbali di un oracolo.[6][7]

Varie parole venivano scritte sopra i lotti, secondo le circostanze, come per esempio i nomi delle persone che li usavano: sembra fosse stata una pratica prediletta nei tempi successivi quella di scrivere versi di poeti illustri sopra piccole tavolette, ed estrarli poi dall'urna insieme agli altri lotti, supponendo che i versi così ottenuti fossero adatti a una data persona o situazione; perciò noi leggiamo di sortes homericae, o sortes virgilianae, che indicano rispettivamente i lotti o versi di Omero e Virgilio estratti a sorte.[8][9]

Allo stesso modo questa era anche la pratica per consultare i poeti, come i musulmani facevano con il Corano e con gli Ḥāfiẓ, e molti cristiani con la Bibbia, vale a dire aprendo il libro a caso e applicando il primo passaggio che colpisce l'occhio a circostanze immediate riguardanti la propria persona[10]. Questa pratica era molto comune tra i primi cristiani, i quali sostituivano la Bibbia e il Libro dei Salmi ad Omero e Virgilio.

Molti concili ripetutamente condannarono queste, così allora definite, Sortes Sanctorum («sacri lotti»).[11] I libri sibillini erano probabilmente anche consultati in questo modo. Coloro che predicevano gli eventi futuri per mezzo delle sortes venivano chiamati sortilegiindovini»).[12]

Sortes Conviviales

In maniera simile, le Sortes Conviviales erano tavolette sigillate, che venivano vendute agli intrattenimenti, e dopo essere state aperte, togliendo il sigillo, concedevano all'acquirente il diritto a merci di valore molto diverso; perciò erano anch'esse un tipo di lotteria.[13][14]

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Collegamenti esterni

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