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Techne grammatike
opera di Dionisio il Trace Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La Techne grammatike (in greco antico: Τέχνη γραμματική?) o Arte grammatica, tradizionalmente attribuita a Dionisio Trace, è la più antica opera greca pervenutaci di contenuto grammaticale.
Attribuzione
Sin dall'antichità molti studiosi hanno dubitato della sua attribuzione a Dionisio, che ha però trovato anche autorevoli sostenitori[1]. D'altra parte, l'autenticità dell'opera è stata contestata in particolare da Vincenzo di Benedetto nel 1958.
Struttura
Riepilogo
Prospettiva
Dopo un'introduzione dedicata alla definizione della grammatica, alla lettura, agli accenti, all'interpunzione e a digressioni probabilmente frutto di interpolazioni, l'opera contiene un'esposizione tecnica della grammatica, nella quale si esaminano le lettere dell'alfabeto (divise in vocali, dittonghi e consonanti), le sillabe e le seguenti otto parti del discorso:
- sostantivo (con i suoi tre generi e cinque casi; l'appellativo è considerato una specie del nome e non una distinta parte del discorso);
- verbo, con i suoi tempi;
- participio, che condivide aspetti sia con il sostantivo che con il verbo;
- articolo e pronome relativo, considerati un'unica parte del discorso;
- pronome;
- preposizione;
- avverbio;
- congiunzione.
Il breve trattato è basato sulle teorie grammaticali stoiche (che ci sono note attraverso testimonianze) ed è una sorta di summa delle teorie grammaticali alessandrine, come Dionisio evidenzia nell'incipit del trattato:
«La grammatica è una conoscenza empirica degli usi del linguaggio che si ritrovano in poeti e prosatori[2]. Essa si divide in sei parti: lettura guidata con particolare riguardo alla prosodia, spiegazione secondo le figure retoriche, pronta analisi di peculiarità dialettali e allusioni, etimologia, accuratezza nell'analisi delle analogie, critica delle produzioni poetiche - che è la parte più nobile dell'arte grammaticale»
Questo cursus studiorum esposto nei primi capitoli dionisiani, attraverso gli autori latini e medievali, si è perpetuato fino all'epoca moderna.
Inoltre, l'operetta ricevette da subito una accurata ed estesa esegesi[3]: possediamo diverse tipologie di scolii, infatti, dai Prolegomeni Vossiani[4] al commentario detto "di Melampo o Diomede"[5]; dal commentario di un Eliodoro[6] agli scolii dei manoscritti Vaticani[7], marciani[8] e della British Library[9]. Il tutto, come detto, a testimonianza dell'influsso di questa epitome del pensiero grammaticale alessandrino.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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