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Un sopravvissuto di Varsavia
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Un sopravvissuto di Varsavia (in inglese A survivor from Warsaw) op.46 è un "oratorio per voce recitante, coro maschile e orchestra" di Arnold Schönberg (nato nel 1874 a Vienna e morto nel 1951 a Los Angeles). È una composizione in stile dodecafonico. Malgrado sia definito un oratorio, è molto breve: la sua esecuzione dura solitamente circa 7 minuti.
È considerato dai critici il più grande monumento che la musica abbia mai dedicato all'Olocausto.
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Genesi
Turbato dalle notizie provenienti dall'Inghilterra in merito alle stragi di ebrei nei campi di sterminio e dalla morte del nipote in un lager, Schönberg compose tra l'11 ed il 23 agosto 1947 questa cantata, scrivendo anche il testo in inglese utilizzando il racconto di un ebreo sfuggito al massacro del ghetto di Varsavia ed altre fonti. L'opera fu presentata per la prima volta ad Albuquerque - Nuovo Messico dalla Civic Symphony Orchestra sotto la direzione di Kurt Frederick il 4 Novembre 1948. La prima rappresentazione italiana di cui si abbia notizia si è tenuta a Torino il 20 ottobre 1961 da parte del Coro e dell'Orchestra Sinfonica di Torino.
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Opera
Riepilogo
Prospettiva
Introduzione strumentale
L'opera inizia con un'introduzione dell'orchestra: questi pochi secondi (40 secondi) di musica rendono perfettamente lo scopo dell'opera, che è quello di aiutare a riflettere sull'assurdità dello sterminio degli ebrei, facendo quindi risaltare tutta la ferocia e la crudeltà alla quale sono stati sottoposti milioni di ebrei.
Da qui nasce il forte impatto emotivo della musica, caratterizzata da una sempre crescente drammaticità: gli squilli di trombe, le dissonanze, i crescendo improvvisi creano intorno allo spettatore, con tutta la loro efficacia, una scena straziante, fatta di dolore e di morte. La musica contribuisce in maniera determinante a ricostruire la scenografia e a ricreare l'ambientazione dei fatti narrati cercando il più possibile di far sentire l'ascoltatore partecipe della scena.
Introduzione del narratore
Dopo la breve introduzione dell'orchestra comincia a parlare la voce narrante, che per tutta l'opera descriverà insieme all'orchestra i tristi fatti avvenuti quel giorno nel ghetto di Varsavia: il narratore afferma di non poter ricordare ogni cosa poiché rimasto privo di sensi per la maggior parte del tempo a causa delle percosse subite dai soldati; in questa breve introduzione egli fa riferimento al grandioso momento (che corrisponde all'ultima parte di quest'opera) in cui i suoi compagni intonarono un canto ebraico poco prima di essere uccisi nelle camere a gas.
Sveglia e conta degli Ebrei - Percosse dei nazisti
Tutti venivano svegliati presto, e venivano radunati nei punti di raccolta per essere contati: per tutta la durata, l'opera descriverà insieme all'orchestra i tristi fatti avvenuti quel giorno nel ghetto di Varsavia.
Perdita e ripresa di conoscenza del narratore
Il momento più triste e drammatico dell'opera, è infatti il momento della "conta", cioè il momento in cui i tedeschi contavano il numero degli ebrei che dovevano essere avviati alle camere a gas.
Canto dei prigionieri
«Al termine della prima esecuzione il pubblico non applaudì rimanendo in un silenzio pieno di turbamento»
Questo fatto viene sottolineato musicalmente da un ritmo incalzante che arriverà al suo culmine con l'inno di chiusura del brano che è lo Shemà, un inno di amore a Dio tratto dal Deuteronomio[1] che vuole essere la risposta coraggiosa degli ebrei fedeli dinnanzi alla brutalità della guerra, un'affermazione forte della dignità umana, della fede religiosa e della speranza, contrapposta all'orrore della persecuzione nazista.
La grandezza dell'opera fa dire a Milan Kundera che "si tratta del più grande monumento che la musica abbia mai dedicato all'Olocausto". E che "tutta l'essenza esistenziale del dramma degli Ebrei del XX secolo è in quest'opera viva e presente. In tutta la sua atroce grandezza. In tutta la sua bellezza atroce. Ci si batte perché degli assassini non vengano dimenticati. E Schönberg, lo abbiamo dimenticato" (da Repubblica del 23 ottobre 2007).
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Testo
Riepilogo
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