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Usque ad mortem
locuzione latina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Usque ad mortem è una locuzione latina che letteralmente significa "fino alla morte". È usata per esprimere la fedeltà incondizionata a un impegno, a un ideale o a una persona, che potrebbe al limite essere testimoniata dal sacrificio della vita, con una intenzione che può tuttavia variare dall'umile sottomissione all'eroica spavalderia.
È espressione analoga a Usque ad finem «fino alla fine»: in questa tuttavia finem non indica necessariamente la morte, potendo anche esprimere la conclusione di una vicenda, di un'impresa, ecc.
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Fonti cristiane antiche
L'espressione non sembra rinvenirsi negli autori classici latini. Ricorre invece nell'antica Vulgata, in particolare con riferimento al sacrificio di Cristo o a quello degli uomini che ne vogliano imitare la vita. Ricorre ad esempio nel Vangelo di Matteo (26, 38), quando Cristo parla agli apostoli nell'orto di Getsemani: Tristis est anima mea usque ad mortem; sustinete hic et vigilate mecum («La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me»).[1]
Figura poi nell'Apocalisse (2, 10) di San Giovanni Evangelista: esto fidelis usque ad mortem («Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita»).
Ancora, con riferimento stavolta al sacrificio di Cristo, è utilizzata da san Paolo Apostolo nella Lettera ai Filippesi (2, 8): humiliavit semetipsum factus oboediens usque ad mortem, mortem autem crucis («umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce»).
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Utilizzo moderno
Riepilogo
Prospettiva
Ricorre in contesti e forme diverse, anche con l'aggiunta di una o più parole, sia con valore prevalentemente denotativo, sia, più spesso, con marcata connotazione enfatica.
Nel linguaggio giuridico, può essere utilizzato con intento eufemistico o come tecnicismo tradizionale: si può dire, ad esempio, che il testamento è un atto «liberamente revocabile usque ad mortem».
In altri casi si utilizza per esprimere la ferma volontà di essere incondizionatamente fedele e ubbidiente a qualcuno o a una fede:
- fidelis usque ad mortem «fedele fino alla morte» e esto fidelis usque ad mortem «sii fedele fino alla morte»;
- obediens usque ad mortem «ubbidiente fino alla morte».[2]
In questo senso, l'espressione è spesso utilizzata in ambito religioso, essendo la fedeltà a Cristo, l'imitazione della sua vita e la carità verso il prossimo valori fondamentali dell'etica cristiana, fino al sacrificio di se stessi e al martirio. Nella Lettera apostolica Maiorem hac dilectionem (2017), Papa Francesco dispone de heroica oblatione vitae usque ad mortem propter caritatem («sull'eroica offerta della vita fino alla morte in ragione della carità»).[3]
Sempre in ambito cristiano, connesso al tema della fedeltà amicale, compare in titoli di opere di devozione.[4]
Può inoltre esprimere il valore della fedeltà coniugale («finché morte non separi» i coniugi):
- usque ad mortem et ultra «fino alla morte ed oltre»: queste parole sarebbero state scritte sulla fede nuziale di Emanuela Setti Carraro, moglie del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e assieme al marito deceduta nella strage di via Carini.[5]
L'espressione è spesso anche utilizzata come motto eroico e bellicista, in combattimenti o situazioni di pericolo, per indicare la volontà di continuare a lottare a oltranza:[6]
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Note
Voci correlate
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