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Antico Testamento

prima parte della Bibbia cristiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Antico Testamento
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Antico Testamento (o anche Vecchio Testamento o Primo Testamento) è il termine, coniato e quindi utilizzato prevalentemente in ambito cristiano, per indicare una collezione di libri ammessa nel canone delle diverse confessioni cristiane che forma la prima delle due parti della Bibbia, che corrisponde all'incirca al Tanakh, chiamato anche Bibbia ebraica. Contiene tutti i libri della Bibbia che precedono la vita di Gesù, a differenza del Nuovo Testamento che contiene solo libri posteriori a Gesù.

Disambiguazione – Se stai cercando la Bibbia ebraica, vedi Tanakh.
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Il canone dell'Antico Testamento varia a seconda delle diverse confessioni cristiane. Mentre la Chiesa cattolica e quella ortodossa seguono canoni più ampi ed antichi, cioè il canone alessandrino, derivato dalla versione dei Settanta della Bibbia, le comunità ecclesiali scaturite dalla riforma protestante del XVI secolo hanno generalmente ripreso ad utilizzare, in opposizione al cattolicesimo, il canone consolidatosi a partire dal II secolo in seno alla corrente spirituale ebraica dei farisei, l'unica superstite dopo la repressione della ribellione ai romani, culminata nella distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C., e dalla quale ha tratto origine il moderno ebraismo rabbinico.

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Origine del termine e suoi aspetti

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Il termine "Antico Testamento" rende il greco antico Παλαιά Διαθήκη[1] (palaia diatheke, lett. "antico patto") con cui alcuni scrittori e teologi cristiani dei primi secoli (come Ireneo di Lione) legittimarono l'appropriazione cristiana degli scritti ebraici[2].

Ad avviso di questi autori cristiani, le Scritture ebraiche avevano profetizzato l'avvento di Gesù Cristo, il messia promesso ai giudei, questi ultimi non riconoscendolo come tale avevano tradito l'"antico patto" stretto con Dio per mezzo del "sacrificio" di Isacco da parte di Abramo e, successivamente, rinnovato con la consegna della Torah a Mosè. Con coloro, giudei e gentili, che invece avevano riconosciuto il messia in Gesù Cristo, rappresentando il "vero Israele", Dio avrebbe stretto un "nuovo patto" ovvero un "nuovo testamento".

Lo storico del Cristianesimo, Giovanni Filoramo osserva a tal proposito:

«Questa lettura teologica, fortemente antigiudaica ha segnato fino al concilio Vaticano II (1962-1965) le relazioni negative tra cristianesimo ed ebraismo. Per questo oggi si preferisce parlare in prospettiva ecumenica di "Primo Testamento", per sottolineare il primato (e non più la subordinazione) della rivelazione che Dio avrebbe fatto ai "fratelli" ebrei.»
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Elenco

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Circa i testi che i protestanti indicano come "apocrifi", essi non sono propriamente considerati canonici ma vengono solitamente aggiunti in appendice alle Bibbie (per esempio la Bibbia di Lutero o la Bibbia di Re Giacomo) in quanto, sebbene non possono servire a fondarvi la fede, possono risultare utili a nutrire la pietà dei cristiani. In molte edizioni protestanti contemporanee però, soprattutto nei formati più ridotti ed economici, tali testi non sono riportati neanche come appendici.

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Contenuto

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Il Pentateuco comincia con la narrazione della creazione del mondo, con la spiegazione della caduta di Adamo, del Diluvio universale e dei patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe. Quest'ultimo ha dodici figli, che sono presentati come i capostipiti del popolo degli Israeliti. La storia di uno di essi, Giuseppe, e dei suoi fratelli, è collegata con il trasferimento degli ebrei in Egitto. La liberazione dalla schiavitù d'Egitto (XII secolo a.C.), sotto la guida di Mosè, è l'evento che a livello storiografico sancisce la nascita di Israele come popolo. Al passaggio del Mar Rosso seguono il racconto dell'Alleanza del Sinai, i quarant'anni di peregrinazione nel deserto, le lotte per l'installazione nella terra promessa.

Dopo i primi tempi, in cui Israele è una confederazione di tribù, Saul è il primo re di Israele. Gli succede Davide (c. 1000 a.C.), che è il vero iniziatore della monarchia: sotto il suo regno le 12 tribù sono unite. Suo figlio Salomone aumenterà lo splendore della monarchia israelita, e in particolare realizzerà la consacrazione del tempio. Però alla sua morte l'unità del regno si rompe e il popolo rimane diviso: il regno di Israele al nord, con capitale Samaria, e il regno di Giuda al sud, con capitale Gerusalemme. In entrambi i regni vari profeti richiamano continuamente i re e il popolo alla fedeltà all'alleanza del Sinai, e preannunciano sventure e redenzione.

Nel 721 a.C. l'invasione degli Assiri pone fine alla esistenza del regno del Nord : Il popolo è deportato in varie regioni dell'impero assiro, e mai riuscirà a riorganizzarsi per tornare a occupare la sua terra.

Il regno del Sud continua fino al 587 a.C., quando avviene la distruzione di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor e l'esilio babilonese, che durerà fino al 538 a.C.

Durante l'esilio, il popolo che ha perduto la sua terra, il suo tempio, le sue feste, trova nella codificazione delle leggi (libro del Levitico) e nella profezia di Ezechiele la forza che lo mantiene unito. Sotto il regno di Dario, la differente politica dei deportatori permetterà il ritorno di un gruppo alla terra di Israele e la ricostruzione del tempio.

Israele è ormai una provincia dell'impero dei medi. Non avrà più autonomia politica. Svilupperà una vita esclusivamente religiosa, con la nascita di vari testi sapienziali.

Nel 165 a.C. il monarca ellenistico Antioco IV Epifane vorrà imporre un'ellenizzazione del popolo ebreo, e questo susciterà una lotta di liberazione. Ne saranno le guide Mattatia e, alla sua morte, Giuda Maccabeo. Queste lotte sono documentate nei libri dei Maccabei. Il libro di Daniele è un testo scritto per fortificare la lotta del popolo e invitarlo alla perseveranza.

La Bibbia contiene inoltre testi di preghiere da essere eseguiti in musica (i Salmi) e vari altri libri sapienziali.

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Prescrizioni alimentari

Lo stesso argomento in dettaglio: Casherut.

Tra i molti precetti contenuti nell'Antico Testamento si trovano anche precetti che difficilmente sono ritenuti comprensibili oggi per chi non è ebreo o non sa nulla della religione ebraica, come la proibizione di mangiare tutti quegli animali acquatici che non hanno pinne né squame (Levitico, 11, 9-12). Considerando tali proibizioni alla lettera, nell'ebraismo ortodosso vige come conseguenza il divieto di mangiare aragoste, polpi, e calamari.

Secondo l'Islam l'Antico Testamento è un testo divino, tuttavia corrotto dal tempo e da taluni ebrei (il tempo e taluni cristiani avrebbero corrotto a loro volta il Nuovo Testamento, anch'esso considerato d'ispirazione divina). Il Corano cita in proposito moltissime volte in modo non letterale i personaggi e le vicende narrate nella Bibbia ebraica (oltre che nel Nuovo Testamento e anche nei Vangeli apocrifi), facendo pensare ad una conoscenza per via orale dell'Antico Testamento da parte di Maometto. Il Corano sarebbe dunque nient'altro che l'ennesima (ma ultima) rivelazione divina agli uomini affinché ubbidiscano al volere del Creatore.

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L'Antico Testamento e la filosofia greca

Dal III secolo a.C. il mondo culturale giudaico si era aperto alla filosofia ellenistica. L'Antico Testamento appariva conciliabile con alcuni aspetti del pensiero filosofico greco: il rigoroso monoteismo ebraico trovava riscontro nella teologia di Platone (il Demiurgo) e di Aristotele (il Motore immobile); la distinzione fra materia e spirito del Libro di Giobbe era rintracciabile nel dualismo di Platone ed in quello orfico-pitagorico; il peccato originale narrato nel Genesi sembrava presente anche in alcune manifestazioni del pessimismo greco; la credenza negli angeli, mediatori fra Yahweh e gli uomini, non era priva di affinità con l'antichissima concezione dei dèmoni. La Palestina risente di questi influssi: la setta degli Esseni rivela affinità con il pitagorismo nell'ideale ascetico, nelle abitudini vegetariane, nell'organizzazione monastica (analogamente la setta dei Terapeuti ad Alessandria d'Egitto). Il maggiore sincretismo filosofico-religioso si manifesta ad Alessandria d'Egitto. Qui gli ebrei ellenizzati erano molti e qui fu iniziata la versione dei Settanta durante il regno di Tolomeo II Filadelfo (285-246 a.C.): essa compì una importante mediazione fra pensiero greco e pensiero giudaico. Ad Alessandria d'Egitto visse Aristobulo[5] che, nell'Esegesi delle Sacre Scritture interpretate con l'allegoria, tentò di dimostrare che la filosofia greca era derivata dalla Bibbia. Ebreo di cultura greco-alessandrina fu l'autore del Libro della Sapienza (II secolo a.C.) ed anche la vasta opera di Filone d'Alessandria s'inquadra in questa sintesi greco-giudaica.[6]

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Adattamenti cinematografici e televisivi

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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