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Velella (sommergibile 1912)
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Il Velella è stato un sommergibile della Regia Marina.
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Storia
Riepilogo
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Nella prima fase della sua vita operativa fu impiegato – in seno alla II Squadriglia Sommergibili – nell'addestramento nelle acque del Tirreno settentrionale (al largo di Liguria e Sardegna), con base dapprima a La Spezia ed in seguito a La Maddalena[1][2][3].
All'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale aveva base a Brindisi od a Taranto, inquadrato nella III Squadriglia della II Flottiglia Sommergibili; comandante dell'unità era il tenente di vascello De Feo[1][3][4].
Nella notte tra il 23 ed il 24 maggio 1915 fu inviato al largo di Cattaro (venendo trainato sino nella sua zona d'agguato dal cacciatorpediniere Espero): fu uno dei primi sommergibili italiani (insieme al Nereide) a svolgere una missione di guerra nel corso del primo conflitto mondiale[3][5].
L'11 luglio 1915 truppe italiane sbarcarono nell'arcipelago di Pelagosa, stazione di vedetta nel Basso Adriatico, e la occuparono; a sostegno delle unità impegnate nello sbarco, il Velella fu dislocato in agguato nei pressi di Pelagosa[6][3][1].
In una successiva missione (iniziata il 16 agosto e terminata tre giorni più tardi), svoltasi al largo di Cattaro, urtò una mina che però non scoppiò; scampò poi fortunosamente anche all'attacco di una torpediniera avversaria, che gli aveva lanciato un siluro[3][1]. Mentre faceva ritorno a Brindisi ebbe una collisione con il cacciatorpediniere Dardo, riportando danni che lo costrinsero ad un periodo di lavori in bacino di carenaggio[3][1].
Nel corso del 1915 il Velella effettuò in tutto 16 missioni offensive e 18 difensive[3].
Diventato caposquadriglia nel 1916 – con comandante il tenente di vascello Pietro Tacchini – nel corso di quell'anno svolse due missioni offensive e 14 difensive[3][1].
Nel 1917, al comando prima del tenente di vascello Franchini e poi del parigrado Vandone[7], compì 21 missioni offensive e due difensive[3].
Il 16 ottobre 1917 fu trasferito a Taranto, messo in riserva[3] e poi disarmato[1]; l'anno seguente fu radiato e quindi demolito.
In tutta la guerra aveva svolto 39 missioni offensive e 34 difensive, trascorrendo 1456 ore di navigazione in superficie e 1127 in immersione[3][1].
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Note
Bibliografia
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