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Acufene

disturbo uditivo costituito da rumori di sottofondo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Acufene o tinnito (dal greco ἀκούω, «udire», e φαίνομαι, «manifestarsi», tinnitus in latino) è, in medicina, la percezione di suoni in assenza di stimoli acustici esterni. Si manifesta tipicamente come fischi, ronzii, fruscii o pulsazioni e può insorgere in corrispondenza dell’orecchio o in aree vicine del capo. Considerato un sintomo piuttosto che una malattia, può avere numerose cause e, nei casi più intensi, incidere sulla qualità della vita.[1]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Dati rapidi Specialità, Classificazione e risorse esterne (EN) ...
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Definizione

Gli acufeni sono la percezione di suoni come ronzio, fischio, sibilo, tintinnio o rombo senza una fonte esterna. Possono essere pulsatili, quando sono sincronizzati con il battito cardiaco, o non pulsatili, quando non presentano questa sincronizzazione. Possono manifestarsi in forma intermittente o continua e risultano generalmente più evidenti in ambienti silenziosi o in assenza di stimoli esterni, ad esempio al momento di coricarsi. La percezione degli acufeni può variare tra i pazienti: in alcuni può causare disagio significativo o irritazione, mentre in altri può portare a un adattamento parziale. Lo stress e fattori emotivi possono contribuire a peggiorarne la percezione.[2]

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Classificazione

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Gli acufeni vengono generalmente distinti in due categorie principali: soggettivi e oggettivi.[2]

Gli acufeni soggettivi rappresentano la forma di gran lunga più comune. In questi casi il rumore è percepito solo dal paziente e non può essere rilevato dall’esterno. Sono spesso associati a perdita dell’udito o ad altre alterazioni delle vie uditive e possono manifestarsi, ad esempio, dopo esposizione a forti rumori o con l’invecchiamento.

Gli acufeni oggettivi sono invece rari e dipendono da una sorgente fisica interna all’organismo. In tali casi il suono può talvolta essere percepito anche dall’esaminatore durante la visita medica. Generalmente si presenta come un rumore pulsante legato al flusso sanguigno vicino all’orecchio, oppure come suoni intermittenti prodotti da contrazioni muscolari.

L’acufene può essere pulsatile, cioè percepito in sincronia con il battito cardiaco (più spesso di origine vascolare), oppure non pulsatile, forma più comune e solitamente legata a problemi dell’orecchio interno o delle vie uditive.[3]

Si distingue tra acuto, quando compare da poche settimane o mesi, e cronico se persiste da oltre sei mesi. Questa differenza è rilevante perché la probabilità di remissione spontanea diminuisce con il tempo.[4]

Gli acufeni cosiddetti tonali si manifestano come suoni continui o quasi continui con una frequenza ben definita, simili a un fischio, un ronzio o un sibilo. Questa è la forma più comune ed è spesso utilizzata nei test clinici e negli studi di ricerca, perché più facilmente riproducibile e quantificabile. Gli acufeni non tonali hanno invece una qualità sonora meno definita e possono ricordare rumori di tipo meccanico, come gorgoglii, crepitii, schiocchi o suoni pulsanti.[5]

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Cause

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L’acufene può essere scatenato o acuito da una varietà di fattori, che spaziano da condizioni otologiche a fattori sistemici, psicologici e ambientali. La comprensione di questi fattori è fondamentale per una diagnosi accurata e un trattamento efficace.

Cause otologiche

La causa più comune di acufene è la perdita uditiva, in particolare quella neurosensoriale. Studi hanno evidenziato una forte correlazione tra la gravità della perdita uditiva e la severità dell’acufene.[6]

L'esposizione prolungata a rumori intensi, sia professionali che ricreativi, è un noto fattore di rischio per l'acufene. Questo include attività come l'ascolto di musica ad alto volume tramite cuffie o l'esposizione a rumori in ambienti di lavoro rumorosi.[7]

Alcuni farmaci, tra cui antibiotici (come la gentamicina), diuretici (come la furosemide), farmaci antitumorali (come il cisplatino) e analgesici (come l'aspirina in dosi elevate), sono noti per i loro effetti "ototossici" e possono indurre o peggiorare l'acufene.[8]

Fattori sistemici e medici

L'ipertensione arteriosa è stata associata a un aumento del rischio di acufene, probabilmente a causa di alterazioni del flusso sanguigno nell'orecchio interno. Anche la qualità del sonno influisce significativamente sull'intensità dell'acufene. La mancanza di sonno o disturbi come l'insonnia possono esacerbare i sintomi.[9]

Ansia e depressione sono frequentemente riscontrati nei pazienti con acufene. Sebbene la relazione causale non sia completamente chiara, è evidente che questi disturbi psichiatrici possono amplificare la percezione del suono.[10]

Problemi dell'articolazione temporo-mandibolare (ATM) sono stati identificati come possibili fattori di rischio per l'acufene, suggerendo una componente somatosensoriale nella sua eziologia.[11]

Fattori ambientali e comportamentali

L'esposizione a rumori ambientali, come quelli provenienti da eventi pubblici o ambienti di lavoro rumorosi, può contribuire all'insorgenza dell'acufene, soprattutto se combinati con altri fattori di rischio.[11]

Anche lo stile di vita potrebbe influire: fattori come il fumo, l'abuso di alcol e l'obesità sono stati associati a un aumentato rischio di sviluppare acufene. Tuttavia, la natura e l'entità di queste associazioni richiedono ulteriori ricerche per essere chiaramente comprese.[12]

Fattori genetici

Studi recenti suggeriscono una possibile predisposizione genetica all'acufene. Sebbene siano necessari ulteriori studi per identificare specifici marcatori genetici, la familiarità con la condizione potrebbe indicare una componente ereditaria.[13]

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Meccanismi fisiologici

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L’acufene nasce quando i segnali uditivi lungo le vie dell’orecchio e del cervello non vengono elaborati correttamente. Nella maggior parte dei casi ciò è dovuto a una riduzione dei segnali provenienti dall’orecchio interno, ad esempio a causa di danni alle cellule ciliate della coclea. Questa riduzione può provocare un’attività anomala nei nervi uditivi e nelle strutture del tronco encefalico, che il cervello interpreta come suono.[14]

Questi cambiamenti non riguardano solo l’orecchio, ma interessano anche il cervello, comprese le aree che controllano attenzione ed emozioni. Per questo l’acufene può peggiorare la qualità della vita e risultare più fastidioso in chi soffre di ansia, stress o problemi di sonno.[15]

Per spiegare come nasce e perché persiste l’acufene, sono stati proposti diversi modelli: la riduzione dei segnali uditivi può provocare un’attività anomala nelle vie uditive centrali e nella corteccia uditiva (teoria della deafferentazione);[16] il cervello può generare la percezione del suono anche in assenza di stimoli reali, in modo simile al dolore da arto fantasma (modello del dolore da arto fantasma);[17] la riorganizzazione delle connessioni neuronali può stabilizzare l’acufene rendendolo cronico (modello di plasticità neuronale).[17]

Studi recenti di neuroimaging suggeriscono che l’acufene coinvolge non solo la corteccia uditiva, ma anche aree cerebrali non uditive, incluso il sistema limbico, il che può spiegare le componenti emotive e attentive dell’acufene.[18]

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Diagnosi

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La diagnosi di acufene inizia con una valutazione clinica accurata e con la raccolta dell’anamnesi del paziente. È importante stabilire le caratteristiche del sintomo (ad esempio durata, tonalità, lateralità, presenza di pulsazioni), i fattori che lo aggravano o lo alleviano, e l’eventuale associazione con perdita uditiva, vertigini o disturbi neurologici. Un esame obiettivo otorinolaringoiatrico può aiutare a identificare cause reversibili, come un tappo di cerume o un’otite media.[19]

Gli accertamenti più comuni includono l’audiometria tonale e vocale, che consentono di valutare il grado e il tipo di perdita uditiva spesso associata all’acufene.[20]

Nei casi in cui il sintomo sia monolaterale, pulsatile o accompagnato da altri segni neurologici, possono essere indicati esami di diagnostica per immagini, come la risonanza magnetica o l’angio-TC, utili a escludere patologie vascolari o tumori dell’angolo ponto-cerebellare.[21]

Poiché l’acufene è un sintomo soggettivo, la sua gravità e l’impatto sulla qualità della vita vengono spesso misurati con questionari validati. Tra i più utilizzati vi sono il Tinnitus Handicap Inventory (THI) e il Tinnitus Questionnaire (TQ), che consentono di quantificare il disagio percepito e di monitorare l’efficacia degli interventi terapeutici.[22]

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Trattamento

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La gestione dell’acufene si basa soprattutto su approcci non farmacologici. La terapia del suono utilizza rumori di fondo o segnali acustici specifici per ridurre la percezione del sintomo e favorire l’adattamento.[19]

Un altro approccio è il counseling, che mira a fornire al paziente informazioni e strategie per affrontare il disturbo, riducendone l’impatto sulla vita quotidiana. La Tinnitus Retraining Therapy (TRT) combina l’uso di stimoli sonori con un percorso di counseling strutturato, con l’obiettivo di promuovere l’abitudine al sintomo e renderlo meno fastidioso.[23]

Non esistono farmaci in grado di eliminare l’acufene, ma alcune sostanze sono state utilizzate con efficacia limitata per alleviarne i sintomi. Tra queste vi sono ansiolitici, antidepressivi e anticonvulsivanti, che possono ridurre l’associazione dell’acufene con ansia, insonnia o depressione, pur senza agire direttamente sulla percezione del suono.[24] Le linee guida internazionali sottolineano comunque che l’uso dei farmaci deve essere mirato e individualizzato.

Sono in fase di studio trattamenti innovativi basati sulla neuromodulazione. Tra questi, la Stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS) mira a modulare l’attività della corteccia uditiva e di altre aree cerebrali coinvolte nella percezione dell’acufene.[25] Altri approcci includono la stimolazione elettrica diretta e tecniche di neuromodulazione multimodale, che hanno mostrato risultati promettenti in studi preliminari, ma richiedono ulteriori conferme prima di un impiego clinico su larga scala.[26]

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Prognosi

L’evoluzione dell’acufene è molto variabile. In alcuni casi il sintomo tende a ridursi spontaneamente o a diventare meno fastidioso con il tempo, grazie a meccanismi di adattamento cerebrale e all’abitudine percettiva.[27] In altri, invece, può persistere a lungo e avere un impatto significativo sulla qualità della vita.

Diversi fattori sono stati identificati come predittivi della sua persistenza o della maggiore gravità: la presenza di ipoacusia, la lunga durata del sintomo al momento della diagnosi, l’associazione con disturbi d’ansia o depressione e la percezione di un forte fastidio soggettivo nelle fasi iniziali.[28] Al contrario, un buon coping psicologico, il supporto terapeutico e l’assenza di patologie uditive gravi possono favorire un miglioramento o una migliore tolleranza nel tempo.[29]

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Epidemiologia

L'acufene è un disturbo uditivo comune che interessa una porzione significativa della popolazione mondiale. Studi epidemiologici hanno riportato una prevalenza globale variabile tra il 4% e il 37%, con una stima media intorno al 10–15% degli adulti che ne soffrono almeno una volta nella vita. La prevalenza aumenta con l'età, raggiungendo il 24–45% negli individui anziani.[30]

In Italia, si stima che oltre 6 milioni di persone ne siano affette, con più di 400.000 casi di grave entità.[31]

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Storia e cultura

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L’acufene è un fenomeno noto fin dall’antichità. Testi medici dell’epoca egizia e greco-romana descrivono sintomi riconducibili a ronzii o suoni percepiti senza una sorgente esterna, spesso interpretati in chiave soprannaturale o come segni di squilibrio umorale.[32] Nel Medioevo e nel Rinascimento il disturbo veniva talvolta associato a presenze spirituali o a squilibri astrologici, riflettendo le concezioni mediche e culturali dell’epoca.[33]

In epoca moderna, con lo sviluppo della medicina otologica e della neurologia, l’acufene è stato progressivamente studiato come sintomo clinico, pur continuando a mantenere un ruolo nelle rappresentazioni artistiche e letterarie. Alcuni musicisti e compositori celebri, come Ludwig van Beethoven, riferivano disturbi compatibili con acufene, che influenzarono la loro esperienza sonora e, in parte, la produzione musicale.[34]

Nella cultura contemporanea, l’acufene è talvolta citato in opere letterarie, cinematografiche e musicali, come metafora del rapporto tra percezione interiore e mondo esterno. Inoltre, ha acquisito rilevanza sociale per l’aumento della consapevolezza legata all’esposizione a rumori ambientali e professionali, con conseguenti campagne di prevenzione e informazione sanitaria.[35]

Casi celebri

Cantanti e musicisti

Il celebre compositore tedesco Beethoven iniziò a soffrire di acufeni e progressiva perdita dell'udito intorno ai 28 anni. Descrisse il suono come un "ronzio" persistente nelle sue lettere personali. Nonostante la sordità crescente, continuò a comporre musica, utilizzando dispositivi acustici primitivi dell'epoca.[36]

Bono, il noto frontman degli U2, ha sviluppato l'acufene e la perdita uditiva nel corso della sua carriera musicale. Ironia della sorte, ha preso il suo nome d'arte da un negozio di apparecchi acustici a Dublino.[37] La sua esperienza è stata anche fonte di ispirazione per la musica della band, come nel brano Staring at the Sun.[38]

Il chitarrista del Regno Unito Eric Clapton ha rivelato di soffrire di perdita dell'udito e acufeni, condizioni che hanno influenzato la sua carriera. Nonostante queste sfide, Clapton ha espresso la sua determinazione a continuare a esibirsi.[39]

Phil Collins, ex cantante e autore del Regno Unito nonché componente dei Genesis, ha sviluppato acufene e una perdita uditiva improvvisa all’orecchio sinistro, descrivendo il fenomeno come un sibilo seguito da una sensazione di orecchio “bloccato”. Grazie a dispositivi acustici e alla gestione dello stress, la sua condizione è migliorata, permettendogli di riprendere l’attività musicale con un programma ridotto.[40]

Bob Dylan ha parlato pubblicamente della sua esperienza con l’acufene. Il cantautore e musicista statunitense ha sviluppato questa condizione a causa dell'esposizione prolungata a rumori forti durante la sua carriera musicale. Come altri artisti, ha affrontato le sfide dell'acufene, ma ha continuato a ispirare il pubblico con la sua musica.[38]

Liam Gallagher e suo fratello Noel Gallagher soffrono entrambi di acufene. Noel ha attribuito il disturbo alla lunga esposizione a musica ad alto volume durante la carriera con gli Oasis, pur sottolineando che ne è valsa la pena per la sua esperienza artistica.[41] Liam, invece, ha dichiarato: “Non ho dubbi: soffro di acufene. Non sei una vera star del rock’n’roll se non ce l’hai. Ho imparato a conviverci molto tempo fa, parlando più forte del ronzio e convivendo serenamente con questa condizione.”[42]

Chris Martin, cantante del gruppo Coldplay, ha rivelato di soffrire di acufene fin dai primi anni dell'età adulta, sebbene avesse notato i sintomi anche da adolescente "mentre ascoltava musica ad alto volume".[43] Di conseguenza, Martin indossa tappi per le orecchie con filtri speciali o monitor in-ear personalizzati durante le esibizioni, e ha incoraggiato i suoi compagni di band a fare lo stesso come misura preventiva.[44]

Il cantante Huey Lewis ha sviluppato acufene in tarda età, aggravato dalla diagnosi di malattia di Meniere, che lo ha costretto a ritirarsi dalle esibizioni.[40]

Anthony Kiedis, cantante dei Red Hot Chili Peppers, ha sviluppato acufene e danni uditivi permanenti a seguito di un concerto nel 1993, insieme al batterista Chad Smith.[40]

La cantante e attrice Liza Minnelli ha sviluppato acufeni dopo che suo padre, il regista Vincente Minnelli, urlò vicino al suo orecchio durante la sua vittoria all'Oscar nel 1973. Ha descritto il suono come un "ronzio" che non è mai scomparso.[45]

Ozzy Osbourne, ex cantante dei Black Sabbath, soffrì di acufene cronico, percependo un ronzio costante nelle orecchie, accompagnato da una certa perdita uditiva. Descrisse il suono come un “Whee!” che sentiva continuamente.[40]

Sting, soffre di acufene e perdita uditiva. È sostenitore della consapevolezza sull'udito e delle pratiche di ascolto sicuro, collaborando con la Hear the World Foundation.[46]

La cantante e attrice Barbra Streisand ha rivelato di soffrire di un "ronzio" costante nelle orecchie, che ha iniziato a percepire all'età di nove anni. Ha descritto questa condizione come una forma di "udito supersonico", poiché percepisce suoni molto acuti, ma senza perdita uditiva. Ha precisato che, da bambina, cercava di nascondere il disturbo, temendo di scoprire cosa fosse realmente.[47]

Il chitarrista degli Who, Pete Townshend, soffre di perdita dell'udito parziale e acufeni, probabilmente a causa dell'esposizione prolungata alla musica ad alto volume durante i concerti. Ha attribuito questa condizione anche ad una performance con la batteria di Keith Moon particolarmente rumorosa.[48]

Il broadcaster, speaker e imprenditore britannico Tre Lowe, ha sviluppato acufeni gravi a seguito di un intervento chirurgico all'età di 15 anni, portandolo a contemplare il suicidio a causa del dolore e della pressione intensa nella testa.[49]

Lars Ulrich, batterista dei Metallica, ha sviluppato acufene e perdita uditiva a seguito di esposizione prolungata a concerti senza protezione. La sua esperienza lo ha portato a diventare un sostenitore dell’uso di tappi per le orecchie e della protezione uditiva per i musicisti, sottolineando la natura permanente del danno uditivo.[40]

Will.i.am, membro dei Black Eyed Peas, soffre di acufene persistente, percependo un ronzio costante nelle orecchie. La condizione ha causato anche una significativa perdita uditiva, e trova sollievo principalmente ascoltando musica.[40]

Neil Young, soffre di acufene e negli anni ’90 dichiarò che l’album Weld aveva peggiorato il suo udito.[46]

Italiani

Caparezza (Michele Salvemini), cantautore e rapper italiano, soffre di acufene e ipoacusia, diagnosticati nel 2015, condizioni che lo hanno costretto a modificare la propria attività dal vivo.[50] Ha raccontato di convivere con un persistente fischio nelle orecchie, esperienza che ha influenzato anche la sua produzione artistica.[51] Nel 2022 ha annunciato che avrebbe limitato i propri concerti a venti date, dichiarando di non poter più sostenere tour lunghi per non aggravare il disturbo.[52]

Piero Pelù, cantante rock italiano, ha sviluppato un acufene nell’ottobre 2022 a seguito di uno shock acustico in studio di registrazione, provocato da un errore tecnico nelle cuffie che gli ha causato uno svenimento e una lesione uditiva.[53] Il danno, definito in parte irreversibile, lo ha costretto a sospendere l’attività dal vivo e a ridurre i tour, ricorrendo a dispositivi acustici calibrati per poter tornare sul palco.[54] Pelù ha raccontato di convivere con un acufene “stazionario” e ha trasformato questa esperienza in ispirazione artistica, realizzando l’album Deserti e partecipando al docufilm Rumore dentro di Francesco Fei, dedicato al suo percorso con il disturbo.[55]

Attori

Gerard Butler ha sviluppato acufene e perdita uditiva parziale all’orecchio destro a seguito di un’infezione all’età di 10 anni.[40]

William Shatner, noto per il ruolo di Capitano Kirk in Star Trek, ha sviluppato acufeni durante le riprese di un episodio della serie, a causa di un'esplosione di effetti speciali. Ha descritto la condizione come permanente e variabile, paragonandola all'adattamento a vivere vicino a un aeroporto.[56]

Sylvester Stallone ha parlato apertamente della sua esperienza con l'acufene, attribuendola all'esposizione a rumori forti durante le riprese dei suoi film d'azione. Ha descritto l'acufene come un "ronzio" costante nelle orecchie, che lo accompagna quotidianamente. Stallone ha anche condiviso che, nonostante il disturbo, ha continuato a lavorare e a esibirsi, cercando di adattarsi alla condizione.[40]

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Note

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