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famiglia di artisti italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La famiglia Baschenis fu una famiglia i cui membri, per diverse generazioni a cavallo tra Quattrocento e Seicento, svolsero la professione di frescanti.
I Baschenis erano originari della Valle Averara, e più precisamente dalla frazione di Colla nell'odierno comune di Santa Brigida, in provincia di Bergamo. La famiglia è un interessante esempio di bottega di frescanti che si tramandarono per secoli di padre in figlio il mestiere; pur modificando nel tempo, e con i nuovi personaggi, lo stile pittorico, essa ebbe la caratteristica di saper tramandare la tecnica dell'affresco e la capacità di sapere dipingere anche grandi superfici, sapendo raccontare storie in sequenza, a volte con epigrafi in lingua volgare, importanti per la narrazione e per la comprensione. Se ai capostipiti va riconosciuta una matrice culturale medioevale, vi è poi nel prosieguo un riproporre da padre in figlio la tecnica tanto da rendere a volte difficile il riconoscere l'esecutore delle opere.[1] Vi era quindi in molta pittura dei Baschenis la volontà di insegnare fatti, che fossero poi di facile lettura. La famiglia si divide in due distinte dinastie di pittori: quella dei Lanfranco e quella dei Cristoforo[2].
I primi pittori di entrambe le dinastie (che furono talvolta in rapporto di collaborazione tra loro) si connotano per un linguaggio tardo gotico, d'impronta marcatamente popolare, in grado di assolvere a quella funzione didattica che i loro committenti nelle valli bergamasche e trentine assegnavano all'arte sacra, controllando per due secoli intere aree nella decorazione di palazzi e chiese, riuscendo a trasmettere la propria artigianalità. Essi infatti riuscirono a trasmettere la propria capacità pittorica per via famigliare in maniera professionale, rispondendo alle esigenze dei committenti che sono gli stessi loro compaesani.[3]
Antonio Baschenis risulta essere il primo della famiglia dei Baschenis a operare anche in Trentino a partire almeno dal 1461. Egli fu seguito da molti altri rappresentanti della famiglia, sino almeno a Simone II che fu attivo fin verso il 1550 a Pinzolo e a Carisolo ove dipinse, tra le altre cose, alcune famose scene di Danza macabra. Con Simone II si assiste a un deciso tentativo di aggiornamento del linguaggio pittorico verso i canoni stilistici dell'arte rinascimentale lombarda.
I successivi rappresentanti della famiglia, a partire da Cristoforo Baschenis il Vecchio tennero bottega a Bergamo. Di Cristoforo il vecchio è da menzionare il ciclo di affreschi con le Storie di San Bernardino (1564) a Lallio nella chiesa dedicata al santo; di Cristoforo Baschenis il Giovane sono le Scene della vita di San Giovanni Battista nella chiesa di San Giovanni a Cusio; di Pietro Baschenis è il notevole tramezzo affrescato della Chiesa dell'Incoronata a Martinengo.
L'ultimo e più famoso discendente della dinastia dei Cristoforo fu Evaristo Baschenis. Egli non seguì la tradizione di famiglia delle opere a fresco eseguite a ornamento delle chiese, per dedicarsi soprattutto alla creazione a olio di nature morte. Celebri sono le sue tele dedicate alla raffigurazione di strumenti musicali, che spiccano per la cura dei dettagli e l'assoluto rigore prospettico.
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