Biodiversità in India
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La biodiversità in India è tra le più ricche, ampie e variegate del mondo. I confini politici della nazione comprendono una vasta gamma di ecozone, che vanno dal deserto all'alta montagna, dall'altopiano alla foresta tropicale alla foresta temperata, dalla palude alla pianura alla prateria, dalla zona fluviale all'isola all'arcipelago. Contiene inoltre tre punti caldi o hotspot di biodiversità, che sono i ghati occidentali, la parte orientale dell'Himalaya e la regione al confine con la Birmania; questi ospitano numerose specie endemiche[1].
L'India, per la maggior parte del suo territorio, si trova all'interno dell'ecozona orientale, col corso superiore della catena himalayana che fa invece parte dell'ecozona paleartica: tra i 2000–2500 m. vengono posti i confini altitudinali tra le due ecozone. La significativa biodiversità che caratterizza il paese è dimostrata anche dal suo far parte dei paesi megadiversi: è la patria del 7,6% di tutti i mammiferi, del 12,6% di tutti gli uccelli, del 6,2% di tutti i rettili, del 4,4% di tutti gli anfibi, dell'11,7% di tutti i pesci, ed infine anche del 6,0% di tutte le specie di piante da fiore[2].
La regione viene anche fortemente influenzata dal monsone estivo il quale produce vasti mutamenti stagionali sia della vegetazione sua dell'habitat in genere. Formando una gran parte della zona biogeografica indomalayana, molte tra le specie principali della sua flora e fauna mostrano vaste affinità con quella della regione Indocinese e quindi solo pochi taxon (unità di popolazione) sono costitutivamente specifici del subcontinente indiano in senso stretto.
Tra le forme viventi uniche dell'India possiamo includere la famiglia dei serpenti Uropeltidae i quali si trovano esclusivamente nei ghati occidentali e nello Sri Lanka. Alcuni fossili risalenti al Cretaceo hanno dimostrato esserci stretti collegamenti anche con le isole Seychelles e Madagascar che si trovano nell'oceano indiano al largo dell'Africa[3]; una delle specie viventi che prova questo collegamento filogeografico è dato dalla rana viola.
La separazione tra la penisola indiana e il Madagascar si stima tradizionalmente possa essere avvenuta all'incirca 88 milioni di anni fa; vi sono tuttavia indizi che portano a pensare che i collegamenti col continente africano erano presenti anche nel momento in cui il subcontinente incontrò l'Eurasia entrando a farne parte. L'India si è così dimostrata essere come una nave che ha spostato diversi taxa africani in Asia: questi comprendono ben cinque famiglie di rane (compresi i Myobatrachidae), tre di Gymnophiona, una di Lacertidae, oltre alle lumache di acqua dolce della famiglia Potamiopsidae[4].
Un fossile di ciò che si crede essere un dente appartenuto ad un primate-lemure proveniente dal Pakistan centrale hanno portato all'ipotesi che vorrebbe i lemuri originali del continente asiatico; tali reperti risalenti all'Oligocene hanno tuttavia condotto a polemiche e controversie tra gli esperti e gli studiosi del settore[5][6]. I fossili di lemure risalenti al più arcaico passato indiano hanno anche portato alla creazione di teorie riguardanti un misterioso "continente perduto" denominato Lemuria da situarsi proprio nell'oceano indiano. Questa ipotesi è però stata definitivamente respinta quando la deriva dei continenti e la tettonica delle placche divennero parti integranti della scienza ufficiale.
La flora e la fauna indiane sono state studiate e registrate fin dai tempi antichi, come parte integrante della tradizione popolare prima ed in seguito, con approcci più formalmente scientifici anche dai vari ricercatori; una tassonomia in tal senso è stata segnalata esser presente fin dal III secolo a.C. almeno[7]. Un po' meno del 5% di questa superficie totale è formalmente classificata tra le aree naturali protette dell'India.
L'India è poi la patria di alcuni tra i maggiori mammiferi noti, tra cui l'elefante asiatico, la tigre del Bengala, il leone asiatico, il leopardo e il rinoceronte indiano; molti di questi animali sono assai radicati nella cultura indiana, spesso connessi con le divinità dell'Induismo. Tali esemplari faunistici sono importanti per il cosiddetto turismo della fauna selvatica in India, e diversi parchi nazionali e riserve naturali soddisfano queste esigenze.
La popolarità di questi animali carismatici hanno anche aiutato enormemente gli sforzi nell'opera di conservazione e difesa del patrimonio naturale in India. La tigre è stata particolarmente importante, con il "Tiger Project" avviato nel 1972, un grande impegno atto alla preservazione della tigre e dei suoi habitat peculiari[8]. L'"Elephant Project", anche se meno conosciuto, è iniziato nel 1992 e lavora attivamente per la protezione dell'elefante indiano[9]. La maggior parte di esemplari di rinoceronte indiano invece oggi sopravvivere nel Parco nazionale di Kaziranga.
Alcuni altri ben noti grandi mammiferi indiani sono: ungulati come il bufalo d'acqua, il nilgau, il bos gaurus e diversi tipi di cervo e antilope. Alcuni membri della famiglia del cane, come il lupo indiano, la volpe del Bengala, lo sciacallo dorato e il cuon alpinus (dhole o "cane selvatico") sono ampiamente distribuiti. L'India è infine anche la residenza stabile della iena striata. Molti animali più piccoli, come i macachi, i langur e varie specie di mangusta sono particolarmente e ben noti per la loro capacità di vivere vicino o all'interno delle aree urbane senza apparenti problemi o difficoltà.