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ramo economico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il commercio elettronico (in inglese e-commerce o eCommerce) è l’insieme delle transazioni per la vendita e l’acquisto di beni e servizi tramite Internet. Questo tipo di commercio permette alle aziende e ai consumatori di effettuare operazioni commerciali senza la necessità di essere fisicamente presenti nello stesso luogo.[1]
Il termine commercio elettronico ha subito una notevole evoluzione nel corso degli anni. Ecco una panoramica delle principali tappe:
Il concetto di commercio elettronico nasce negli anni '70 con l’introduzione dell’Electronic Data Interchange (EDI), un sistema che permetteva lo scambio elettronico di documenti commerciali come ordini d’acquisto e fatture tra aziende[2]. Questo sistema era utilizzato principalmente da grandi imprese e settori come quello dei trasporti e della logistica.
Con la diffusione di Internet negli anni '90, il commercio elettronico ha iniziato a prendere forma come lo conosciamo oggi. Nel 1994, Netscape ha lanciato il primo browser con protocollo crittografico Secure Socket Layer (SSL), che ha reso possibili le transazioni online sicure[2]. Questo ha aperto la strada alla creazione dei primi siti di e-commerce, come Amazon e eBay, che hanno iniziato a vendere prodotti direttamente ai consumatori.
Negli anni 2000, l’e-commerce ha visto una crescita esponenziale grazie alla maggiore diffusione di Internet e alla nascita di nuove tecnologie. Le aziende hanno iniziato a investire pesantemente nelle piattaforme online, migliorando l’esperienza utente e introducendo nuovi metodi di pagamento[3]. Questo periodo ha visto anche l’emergere del mobile commerce (m-commerce), con l’aumento dell’uso di smartphone e tablet per gli acquisti online[4].
Negli anni 2010, il commercio elettronico è diventato una componente fondamentale dell’economia globale. L’integrazione con i social media, l’uso di big data e l’intelligenza artificiale hanno trasformato l’e-commerce in un ecosistema complesso e altamente personalizzato[3]. Le piattaforme di e-commerce hanno iniziato a offrire esperienze d’acquisto sempre più personalizzate, basate sui dati e sulle preferenze degli utenti.
Oggi, il commercio elettronico continua a evolversi con l’introduzione di nuove tecnologie come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR), che offrono esperienze d’acquisto immersive[3]. Inoltre, l’uso di blockchain e criptovalute sta iniziando a influenzare il modo in cui vengono effettuate le transazioni online.
Esistono diverse tipologie di e-commerce:[1]
Il commercio elettronico offre numerosi vantaggi, ma presenta anche alcune problematiche. Ecco una panoramica:
Un ecommerce deve avere una buona ottimizzazione per i motori di ricerca. Ad esempio dovrebbe compiere le seguenti operazioni:
Nofollow
per i link non necessari;<div class=”product-view” itemscope itemtype=”http://sito.org/Product“>
Secondo una ricerca italiana del 2008 il commercio elettronico in Italia ha un valore stimato di 4,868 miliardi di euro nel 2007, con una crescita del fatturato del 42,2%. Nel 2007 sono stati eseguiti circa 23 milioni di ordini on-line in Italia.[8]
Nel 2009 il commercio elettronico in Italia aveva un valore stimato di 10 miliardi di euro. I settori principali sono il tempo libero (principalmente giochi d'azzardo) che rappresenta quasi metà del mercato (42,2%), il turismo (35%) e l'elettronica di consumo (8,7%).[9]
Nel 2012 una ricerca italiana ha calcolato che il fatturato complessivo delle aziende italiane off-line (aziende che hanno una struttura fisica reale e non sviluppano il loro business esclusivamente sul web, come i club di gioco on-line) che usano il web per vendere i propri prodotti e/o servizi è di circa 10 miliardi di euro. I settori più importanti sono risultati il turismo (46%), l'abbigliamento (11%), l'elettronica-informatica (10%) e le assicurazioni on-line (10%).[10]
Nel 2015 secondo Confindustria Digitale, il commercio elettronico con il mercato digitale varrebbe 6,6 punti di Prodotto interno lordo italiano, generando 700.000 posti di lavoro in cinque anni, dei quali, secondo le stime di Federprivacy, fino a 70.000 esperti di protezione dati.[11][12][13][14]
Secondo dati Nielsen, nel 2019 il commercio elettronico in Italia rappresenterebbe l'1,6% del valore della Grande distribuzione organizzata, compreso fra i 100 e 150 miliardi di euro.[15]
Secondo Josue Velazquez-Martinez, docente di logistica sostenibile al MIT di Boston, la consegna con opzione supplementare "veloce" richiede un dispendio di energia tre volte maggiore rispetto alla consegna tradizionale[16].
Restituire la merce costa molto in termini climatici[17]. Secondo i dati raccolti da PresaDiretta, i resi sono aumentati del 66% tra il 2010 e il 2015[16]. Inoltre i molti imballaggi creati ai fini del commercio elettronico provocano un pesante impatto ambientale[16].
Fabio Iraldo, docente all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ha paragonato l'impatto ambientale dei costi dello spostamento fisico in un negozio con l'ecommerce. Egli sostiene che comprare online diventa conveniente dal punto di vista ambientale quando la distanza fisica supera i 15 km. Nei restanti casi l'ecommerce ha un impatto negativo in termini di trasporto e di imballaggio[18][19].
Decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, «Attuazione della direttiva 2000/31/CE relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società dell'informazione nel mercato interno, con particolare riferimento al commercio elettronico».[20]
Nello specifico, tre sono le disposizioni degne di nota:
«Nella prestazione di un servizio della società dell'informazione, consistente nel trasmettere, su una rete di comunicazione, informazioni fornite da un destinatario del servizio, il prestatore non è responsabile della memorizzazione automatica, intermedia e temporanea di tali informazioni effettuata al solo scopo di rendere più efficace il successivo inoltro ad altri destinatari a loro richiesta, a condizione che:
Sebbene non serva un controllo preventivo, tuttavia grandi piattaforme come ad esempio YouTube, avrebbero l’obbligo di implementare tecnologia di filtraggio per il controllo di contenuti che violino il diritto d’autore.
A tale decreto si aggiungono le seguenti norme:
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