Eccidio di Porzûs
grave incidente tra brigate partigiane di fazioni politiche diverse / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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L'eccidio di Porzûs consistette nell'uccisione, fra il 7 e il 18 febbraio 1945, di diciassette partigiani (tra cui una donna, loro ex prigioniera) delle Brigate Osoppo, formazioni di orientamento cattolico e laico-socialista, da parte di un gruppo di partigiani – in prevalenza gappisti – appartenenti al Partito Comunista Italiano. L'evento, considerato uno dei più tragici e controversi della Resistenza italiana, fu ed è tuttora fonte di numerose polemiche in ordine ai mandanti dell'eccidio e alle sue motivazioni. Le vicende legate a Porzûs hanno travalicato il loro contesto locale fin dagli anni in cui si svolsero, entrando a far parte di una più ampia discussione storiografica, giornalistica e politica sulla natura e gli obiettivi immediati e prospettici del PCI in quegli anni, nonché sui suoi rapporti con i comunisti jugoslavi e con l'Unione Sovietica.
Eccidio di Porzûs eccidio | |
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I partigiani della Osoppo a Topli Uorch (inverno 1944-1945) | |
Tipo | Esecuzione |
Data inizio | 7 febbraio 1945 |
Data fine | 18 febbraio 1945 |
Luogo | Malghe di Porzûs[1], Faedis |
Stato | Italia |
Provincia | Udine |
Coordinate | 46°11′22.97″N 13°22′59.79″E |
Obiettivo | Partigiani del Gruppo Brigate Osoppo dell'Est |
Responsabili | Partigiani comunisti guidati da Mario Toffanin "Giacca" |
Motivazione | Secondo la corte d'assise d'appello di Firenze, «atti compiuti in esecuzione di un medesimo disegno criminoso con il quale si tendeva a porre una parte del nostro Stato sotto la sovranità della Jugoslavia»[2] |
Conseguenze | |
Morti | 17 (vedi elenco) |
Feriti | 1 (Aldo Bricco "Centina") |
Mappa di localizzazione | |