Ee ja nai ka
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Ee ja nai ka (ええじゃないか?) è un'espressione utilizzata dagli storici contemporanei per indicare un vasto complesso di manifestazioni popolaresche, interpretate per via generale come movimenti di protesta socio-politica in relazione agli sconvolgimenti dovuti al cosiddetto bakumatsu, scoppiate spontaneamente ed in maniera del tutto estemporanea in Giappone, nelle regioni del Kansai, dello Shikoku e del Tōkai, tra l'ottavo e dodicesimo mese[1] del terzo anno dell’epoca Keiō (1867), sul volgere della fine del periodo Edo (1603-1868).
Si trattavano sostanzialmente d'esplosioni improvvise ed incontrollate d'isterismo di massa caratterizzate dalla singolare iterazione Ee ja nai ka (con cui è stata dunque identiticata dalla storiografia successiva), la cui origine - ricercata in parte nei festival e nelle antiche celebrazioni religiose shintoiste legate atavicamente al territorio - si dovrebbe ad un'improvvisa e mai del tutto chiarita diffusione di ofuda[2] "piovuti" dal cielo nelle campagne ed in alcune città giapponesi.
Difatti, in un periodo segnato dalla profonda instabilità politica e precarietà economica (soprattutto per i ceti sociali più bassi), con lo shogunato Tokugawa praticamente sull'orlo del crollo definitivo, la popolazione, venuta a conoscenza di voci riguardanti piogge vere e proprie di ofuda portafortuna per tutto il Paese e interpretandolo di conseguenza come un segno dei Cieli, diede vita a sfrenate e baccanaliche manifestazioni carnevalesche, tra musica, balli e canti osceni ed alquanto sovversivi per l'epoca, in giro per le città e campagne delle regioni sopracitate.