Hatt-ı Hümayun
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L'''Hatt-i humayun (in turco ottomano : خط همايون, in turco hatt-ı hümayun o hatt-ı hümâyûn), noto anche come hatt-i sharif (hatt-ı şerîf), è il termine diplomatico di un documento o una nota scritta a mano di natura ufficiale composta da un sultano ottomano. I termini provengono da hatt (dall'arabo: scrittura a mano, comando), hümayun (imperiale) e şerif (alto, nobile). Queste note erano scritte comunemente e personalmente dal Sultano, sebbene potevano anche essere trascritte da uno scriba di palazzo. Erano solitamente scritte come risposta e, direttamente, su un documento presentato al sultano dal gran visir o da un altro ufficiale del governo ottomano. Pertanto, potevano essere approvazioni o dinieghi di una lettera di petizione, riconoscimenti di un resoconto, concessioni di permesso per una richiesta, un'annotazione a un decreto o altri documenti governativi. Gli Hatt-ı hümayun potevano essere composti da zero, piuttosto che come risposta a un documento esistente.
Dopo la riforme del Tanzimat (1856), volte a modernizzare l'Impero ottomano, la pratica comune dell'hatt-ı hümayun venne soppiantata dall'irâde-i seniyye in cui la risposta delle parole del Sultano era registrata sul documento dal suo scriba.
Ci sono quasi 100.000 hatt-ı hümayun negli archivi ottomani di Istanbul. Tra i più famosi ci sono l'editto (hatt-ı şerîf) di Gülhane del 1839 e l'editto di riforma imperiale (hatt-ı hümayun) del 1856. Per il primo, il termine turco Tanzimat Fermanı è più corretto. Questo decreto, che ha dato il via alle cosiddette riforme del Tanzimat, è così chiamato perché porta un ordine scritto a mano dal sultano al gran visir per eseguire il suo comando.
Il termine "hatt-ı hümayun" può talvolta essere usato anche in senso letterale, indicando un documento scritto a mano da un sultano ottomano.
Intorno al tardo Impero ottomano, la parola irade o iradèh (come in francese) era spesso usata nelle pubblicazioni europee, ma nel XXI secolo divenne in disuso nelle lingue europee.[2]