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comportamento animale relativo alla predazione specializzato nel nutrirsi delle scaglie dei pesci Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La lepidofagia è un comportamento animale relativo alla predazione specializzato nel nutrirsi delle scaglie dei pesci.
È una caratteristica specifica dei pesci, registrata in almeno 5 famiglie di pesci d'acqua dolce e in 7 di pesci d'acqua salata.
Le scaglie dei pesci sono un'ottima fonte nutritiva, in quanto comprendendo gli strati di cheratina e smalto, così come una parte cutanea e uno strato di muco sono estremamente ricche di proteine e fosfato di calcio. Tuttavia i pesci lepidofaghi non hanno grandi dimensioni (difficilmente queste specie superano i 12 cm di lunghezza) e ciò è dovuto alla grande quantità di energia spesa per procurarsi solo poche scaglie ad ogni attacco (ogni specie ha sviluppato tecniche differenti per strappare scaglie alle prede). Cibo che comunque è sempre disponibile, essendo una parte rinnovabile velocemente e soprattutto parte integrante dell'epidermide della quasi totalità dei pesci.
Alcune specie lepidofage sono: Chanda nama (Ambassidae),[1] Terapon jarbua (Terapontidae), alcune specie della famiglia di pesci d'acqua marina Ariidae),[2] alcune specie di piranha, come Catoprion mento, Exodon paradoxus e pesci del genere Roeboides (Characidae),[3][4][5] e ancora Perissodus eccentricus, Perissodus microlepis, Plecodus elaviae, Plecodus multidentatus, Plecodus paradoxus e Plecodus straeleni (appartenenti alla famiglia Cichlidae)[6][7]
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