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architetto finlandese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Marco Casagrande (Turku, 7 maggio 1971) è un architetto finlandese.
Laureato presso la Helsinki University of Technology (nel 2001) è professore di architettura.
Casagrande nasce da una famiglia cattolica italo-finlandese.[1] Cresce in Ylitornio nella Lapponia finlandese prima di muoversi ad Helsinki per studiare architettura.
Dopo il suo servizio nell'Esercito finlandese, nel 1993 Casagrande entra volontario nella Bosnian Croat Defence Forces HVO. Scrive sotto il nome di Luca Moconesi il controverso libro Mostarin tien liftarit / Hitchhikers on the Road to Mostar (WSOY 1997)[2] riguardo alla sua esperienza nella Guerra civile bosniaca. A causa della descrizione dei crimini di guerra, commessi dal protagonista del suo libro autobiografico, cade sotto il sospetto di essere un possibile criminale di guerra. A sua difesa, dichiarerà che il lavoro svolto nel libro è stato solamente frutto della sua immaginazione.[3]
Dopo aver vinto la finale delle premiazioni indette dal giornale britannico Architectural Review, l'Emerging Architecture Award (1999)[4] Marco Casagrande e il suo futuro partner Sami Rintala vengono invitati alla Biennale di Venezia (2000). Il reporter del New York Times sceglie il loro progetto "60 Minute Man" come suo favorito della Biennale.[5][6] Nel progetto Casagrande & Rintala piantano un giardino di querce su un barcone abbandonato, sopra il quantitativo di compost equivalente a quello prodotto in 60 minuti dalla città di Venezia. Il lavoro architettonico di Casagrande abbraccia i regni dell'architettura, della pianificazione urbanistica e ambientale, dell'arte ambientale, del circo e di altre discipline artistiche.[7] Dalle prime fasi della sua carriera, Casagrande ha iniziato a fondere architettura con altre discipline dell'arte e della scienza attraverso una serie di installazioni architettoniche con una forte valenza ecologica. Sia le opere che i temi principali del lavoro di Casagrande si muovono liberamente tra le discipline dell'architettura, del design urbano e ambientale e della scienza, dell'arte ambientale, dando vita ad un pensiero architettonico singolare, di «commedia dell'Architettura», una visione ampia di costruzione dell'ambiente umano legato al dramma sociale e alla consapevolezza ambientale. «Non c'è altra realtà che la natura». Egli vede gli architetti, come gli sciamani che solo devono interpretare ciò che la natura della mente condivisa sta trasmettendo.[8]
Nella ricerca della subcosciente architettura, vera realtà e connessione tra uomo moderno e natura. Egli crede che non si debba essere accecati dallo stress, dal sistema economico circostante, dall'intrattenimento e dall'informazione online. Ciò che e vero è prezioso.[9]
Casagrande viene nominato professore di pianificazione urbana ecologica presso la sede taiwanese della Tamkang University dopo il Treasure Hill project, nel quale Casagrande converte un insediamento abusivo di contadini in un laboratorio sperimentale di urbanistica ambientale.[10] Tale revisione suscita reazioni miste da parte della comunità.
La sua teoria di Città di Terza Generazione vede la condizione urbana post industriale come una macchina rovinata dalla natura umana e gli architetti come sciamani che meramente interpretano ciò che viene trasmesso dalla natura più grande del pensiero condiviso.[11]
Casagrande considera le città come organismi complessi nei quali la sovrapposizione di differenti livelli di flussi di energia determina le azioni dei cittadini così come lo sviluppo della città stessa. Interrelando ambientalismo e progettazione urbana Casagrande ha sviluppato metodi di manipolazione puntuale dei flussi di energia urbana con il fine di promuovere uno sviluppo ecologicamente sostenibile indirizzato alle cosiddette città di terza generazione (città post-industriali). Tale teoria è stata sviluppata presso la Tamkang University di Taiwan[12] e presso il centro di ricerca multidisciplinare Ruin Academy.[13]
Casagrande definisce l'agopuntura urbana come:
«una manipolazione architettonica dell'intelletto collettivo della città. La città è considerata come un organismo sensibile multi-dimensionale in cui interagiscono energie, un ambiente vivo. L'agopuntura urbana intende stabilire un contatto diretto con questa natura[14] e comprendere i flussi di energia del Ki collettivo nascosto dietro l'immagine visibile della città per risanare i luoghi che ne hanno necessità. L'architettura produce per il chi urbano l'effetto degli aghi utilizzati nella pratica dell'agopuntura[15], come l'erba capace di attecchire nella più piccola fessura di una strada asfaltata e con il tempo diffondersi in tutta la città. L'agopuntura urbana è l'erba, ed il punto nel quale prende avvio la trasformazione è la fessura nell'asfalto. Gli effetti di un piccolo intervento possono avere grande risonanza. Questa teoria apre le porte a creatività e libertà incondizionate. Ogni cittadino ha la possibilità di prendere parte al processo creativo, sentirsi libero di utilizzare gli spazi urbani per molteplici propositi e trasformare l'ambiente che lo circonda a proprio piacimento[16] In un contesto più ampio, un sito in cui si è realizzato un progetto di agopuntura urbana, può essere considerato come un luogo che comunica con l'esterno della città, come un segno naturale in una città programmata per includerlo.[17]»
Marco Casagrande collabora con l'International Society of Biourbanism (ISB), fin dalla sua fondazione con pubblicazioni e dibattiti. Nel 2013 ha insegnato alla ISB Summer School in Neuroergonomia e Urban Placemaking, ha pubblicato il suo libro "Biourban agopuncture. Treasure Hill of Taipei to Artena" e fonda sempre con la ISB la sede italiana della Ruin Academy ad Artena, Roma.
Il direttivo e i membri internazionali della ISB lo hanno eletto, all'unanimità, come vicepresidente nel gennaio 2014.[18]
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