Nikolaj Fëdorovič Fëdorov
filosofo russo / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Caro Wikiwand AI, Facciamo breve rispondendo semplicemente a queste domande chiave:
Puoi elencare i principali fatti e statistiche su Nikolaj Fëdorovič Fëdorov?
Riassumi questo articolo per un bambino di 10 anni
Nikolaj Fëdorovič Fëdorov (in russo Николай Фёдорович Фёдоров?; Ključi, 7 giugno 1829 – Mosca, 28 dicembre 1903) è stato un filosofo russo.
«Нет иного Бога, кроме Триединого, и воскрешение — Его заповедь.»
«Triuno è il solo Dio, e la risurrezione è il suo comandamento.»
(Nikolaj Fëdorovič Fëdorov[1])
È considerato il fondatore del pensiero cosmista.
"Pensatore enigmatico", come lo definì Bulgakov[2] fu filosofo, scrittore e bibliotecario che destò l'interesse e l'ammirazione dei grandi protagonisti della letteratura russa come Vladimir Sergeevič Solov'ëv[3], Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj[4] e che fu anche noto negli ambienti scientifici per la sua dottrina basata su un'incrollabile fiducia nel progresso delle scienze che, a suo parere, non solo avrebbero rigenerato il mondo impedendo per sempre l'avvento dei disastri naturali ma sarebbero riuscite a sconfiggere la morte attuando la resurrezione dei corpi. La sua tesi, basata su un profondo senso religioso, radicato nella spiritualità del cristianesimo ortodosso, venne delineata nel libro Философия общего дела (Filosofiya obshchago dela) (La filosofia dell'opera comune, 2 voll., postumi, 1906-13) dove Fëdorov sosteneva che la filosofia dovesse abbandonare il campo puramente speculativo e diventare una pratica «proiettiva» che si servisse della conoscenza per elaborare un «progetto d'un mondo migliore» dove, attraverso un'«opera comune e universale», si ponesse fine alle ingiustizie, alle paure, e agli egoismi.[5]
Durante la vita del filosofo i suoi pochi scritti ebbero scarso successo e furono incompresi dal grande pubblico;[6] Fëdorov era d'altronde consapevole di essere in anticipo per i suoi tempi, non ancora maturi perché le sue idee fossero capite ed accettate.[7] Una delle prime importanti recensioni de La filosofia dell'opera comune fu realizzata da Nikolai Berdyaev nel 1915[8]. La riscoperta del suo pensiero avvenne in particolare dopo l'avvento del regime sovietico che vedeva in Fëdorov il padre del cosmismo, teoria che sosteneva la possibilità di uno sviluppo sociale affidato al progresso tecnico-scientifico anche se si fece sempre molta attenzione a distinguere fra le tendenze di Fëdorov considerate come reazionarie (come la fiducia nel cristianesimo ortodosso) da quelle progressiste[9]. Con l'instaurarsi del regime staliniano però il suo pensiero sarà sempre più emarginato fino a che, nella metà degli anni trenta del XX secolo - così come racconta anche Solzenicyn - Fëdorov diventerà in URSS una delle "non persone" delle cui idee era meglio non parlare apertamente, mentre i suoi aperti seguaci venivano perseguitati, come Aleksandr Gorskij (1886-1943) e Nikolaj Setnitskij (1888-1937). Se quindi alcune idee di Fëdorov troveranno realizzazione nella Russia sovietica, ciò avverrà solo indirettamente, senza riconoscergli alcuna paternità ufficiale[10]. Dopo le prime pubblicazioni postume della La filosofia dell'opera comune del 1906 (primo volume in 480 copie distribuite gratuitamente in conformità alle idee di Fëdorov sulla diffusione del sapere) e del 1913 (secondo volume in 620 copie) frutto del tenace lavoro collettore dei primi stretti discepoli di Fëdorov, Nikolaj Peterson (1844-1919) e Vladimir Kozevnikov (1852-1917)[11], bisognerà aspettare il 1982 perché, per la prima volta dalla rivoluzione d’ottobre, potesse essere pubblicato un libro di 700 pagine con alcuni scritti selezionati della La filosofia dell'opera comune su iniziativa dell’astronauta sovietico V. I. Sevast'janov, sotto gli auspici dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia delle Scienze dell’URSS; tuttavia, quando le autorità ideologiche del Partito Comunista lo vennero a sapere dichiararono la pubblicazione “inopportuna” e “sbagliata”, le copie invendute furono ritirate e probabilmente distrutte[12]. Negli anni seguenti, con il definitivo affermarsi del nuovo clima della perestrojka e grazie in particolare al lavoro di Svetlana Semёnova[13] - che aveva curato l’introduzione del volume del 1982 - si potrà ritornare a parlare apertamente di Fëdorov e del suo pensiero.