Rivolta di Milano (1853)
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La rivolta di Milano del 6 febbraio 1853[1] è un episodio della storia del Risorgimento italiano, dove ai motivi patriottici e nazionali si associarono le prime idealità socialiste.
Fatti in breve Rivolta di Milano del 1853 parte del Risorgimento italiano, Data ...
Rivolta di Milano del 1853 parte del Risorgimento italiano | |||
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La rivolta, dipinto di Honoré Daumier | |||
Data | 6 febbraio 1853 | ||
Luogo | Milano | ||
Schieramenti | |||
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Effettivi | |||
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Perdite | |||
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Voci di rivolte presenti su Wikipedia | |||
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Le condanne a morte
SENTENZA
Brigatti Eligio di Giovanni Antonio, d'anni 25, di Ronco nella Provincia milanese, domiciliato a Milano, falegname di pianoforti, celibe;
Faccioli Cesare di Giuseppe, d'anni 42, di Corte Olona, domiciliato a Milano, garzone da caffè, celibe;
Canevari Pietro di Giovanni, d'anni 23, di Pobbio in Piemonte, dimorante a Milano, facchino, celibe;
Piazza Luigi di Pietro, d'anni 29, di Cuggiono nella Provincia milanese, domiciliato a Milano, falegname, celibe;
Piazza Camillo, di lui fratello, d'anni 26, stampatore di caratteri, celibe;
Silva Alessandro di Ambrogio, d'anni 32, milanese, cappellajo, ammogliato;
Broggini Bonaventura di Andrea, d'anni 57, di Lugarno nella Provincia comense, dimorante a Milano, garzone da macellajo, celibe;
Furono jeri tradotti dinanzi al Giudizio Statario Militare sotto l'accusa d'aver preso parte alla sommossa popolare del 6 corrente in questa Città, distinguendosi principalmente nei seguenti fatti, e cioè i primi tre nella costruzione di barricate, - e gli altri, uniti a diversi sediziosi i più con armi da taglio e da punta, in aggressioni a soldati accompagnate da ferimenti e perfino da rapimento di roba, come avvenne al soldato aggresso dai Piazza, mentre lo stesso Broggini era armato di stilo.
Convinti essi di tale loro reato col mezzo di testimonj, ed il Canevari anche per la propria confessione, il medesimo Giudizio Statario Militare, a termine del Proclama 10 marzo 1849 di S. E. il sig. Feld-Maresciallo Conte Radetzky, li condannò alla morte mediante la forca.
La quale Sentenza ebbe la Superiore conferma, e fu eseguita nel medesimo giorno di jeri.
Milano, dall'I. R. Comando Militare della Lombardia, il 9 febbrajo 1853
Dall'Imperiale Regia Stamperia
Brigatti Eligio di Giovanni Antonio, d'anni 25, di Ronco nella Provincia milanese, domiciliato a Milano, falegname di pianoforti, celibe;
Faccioli Cesare di Giuseppe, d'anni 42, di Corte Olona, domiciliato a Milano, garzone da caffè, celibe;
Canevari Pietro di Giovanni, d'anni 23, di Pobbio in Piemonte, dimorante a Milano, facchino, celibe;
Piazza Luigi di Pietro, d'anni 29, di Cuggiono nella Provincia milanese, domiciliato a Milano, falegname, celibe;
Piazza Camillo, di lui fratello, d'anni 26, stampatore di caratteri, celibe;
Silva Alessandro di Ambrogio, d'anni 32, milanese, cappellajo, ammogliato;
Broggini Bonaventura di Andrea, d'anni 57, di Lugarno nella Provincia comense, dimorante a Milano, garzone da macellajo, celibe;
Furono jeri tradotti dinanzi al Giudizio Statario Militare sotto l'accusa d'aver preso parte alla sommossa popolare del 6 corrente in questa Città, distinguendosi principalmente nei seguenti fatti, e cioè i primi tre nella costruzione di barricate, - e gli altri, uniti a diversi sediziosi i più con armi da taglio e da punta, in aggressioni a soldati accompagnate da ferimenti e perfino da rapimento di roba, come avvenne al soldato aggresso dai Piazza, mentre lo stesso Broggini era armato di stilo.
Convinti essi di tale loro reato col mezzo di testimonj, ed il Canevari anche per la propria confessione, il medesimo Giudizio Statario Militare, a termine del Proclama 10 marzo 1849 di S. E. il sig. Feld-Maresciallo Conte Radetzky, li condannò alla morte mediante la forca.
La quale Sentenza ebbe la Superiore conferma, e fu eseguita nel medesimo giorno di jeri.
Milano, dall'I. R. Comando Militare della Lombardia, il 9 febbrajo 1853
Dall'Imperiale Regia Stamperia
Questo avvenimento all'epoca ebbe vasta risonanza presso l'opinione pubblica moderata borghese, che vide in esso la necessità che il processo unitario si compisse quanto prima, mettendo ai margini sia il movimento mazziniano sia quei movimenti d'ispirazione socialista che avevano già dato prova di sé nella rivoluzione del 1848 e che ora sembravano volersi riproporre in Italia ad opera della classe operaia.[2]