Sensibilità al glutine
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Per sensibilità al glutine, meno correttamente intolleranza al glutine, si definisce un ampio spettro di disordini, come la celiachia, la sensibilità non celiaca al glutine (in inglese NCGS Non Celiac Gluten Sensitivity), l'atassia glutinica, la dermatite erpetiforme di Duhring e l'allergia al grano, nel quale il glutine ricopre un aspetto centrale nell'insorgenza degli effetti avversi. La celiachia vera e propria colpisce circa l'1% della popolazione, mentre la percentuale di sensibilità non celiaca è di circa l'1,5 %, ma potrebbe essere più elevata. Il glutine è contenuto soprattutto nei cibi contenenti cereali.
Sensibilità al glutine | |
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Transglutaminasi (in verde) legata a un peptide glutinico (in blu). | |
Eziologia | glutine e Maida |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
I sintomi dei disturbi collegati al glutine includono gorgoglìi dello stomaco, dolori addominali, senso di pesantezza e gonfiore addominale, diarrea e dolori articolari, sintomi sistemici, cutanei, neurologici, e sintomi dovuti a malassorbimento o allergia vera e propria.
La sensibilità non celiaca al glutine è un problema che è sorto solo recentemente. Sempre più persone stanno ultimamente denunciando sintomi simili a quelli della celiachia, pur non riportando alcun segno di questa malattia, che ha fattori genetici. Al riguardo sono stati condotti alcuni esperimenti a "doppio cieco" dal professor Corazza secondo i quali la sensibilità al glutine esiste, ma ben il 95% delle persone che dicono di esserne sensibili sono in realtà vittime del cosiddetto effetto nocebo, ovvero presentano i sintomi sia assumendo placebo sia glutine[1][2]. Alcuni invece migliorano solo se sanno che stanno assumendo alimenti privi di glutine, quindi per effetto placebo.