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pittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Stefano Bruzzi (Groppallo, 11 maggio[1] 1835 – Piacenza, 5 gennaio 1911) è stato un pittore italiano figurativo, paesaggista, aderente alla corrente artistica dei Macchiaioli.
Nato a Groppallo, sull'Appennino piacentino da Anna Pistoni e Pietro, magistrato e Presidente della Corte d'Appello di Bologna, frequenta l'Istituto di Belle Arti Gazzola di Piacenza dove riceve l'educazione artistica dal pittore romanticista Lorenzo Toncini.
Nel 1854 si trasferisce a Roma, dove studia privatamente presso la scuola del disegnatore Alessandro Castelli, dove conosce Stefano Ussi e Nino Costa, con cui visita e riproduce in diverse opere la campagna romana[2] e il Lago di Nemi.
Gli esordi rispecchiano l'impronta verista e naturalistica appresa dal maestro: è del 1855 l'esordio con Il castello di Gropparello, commissionato dal marchese Anguissola[3]. Nello stesso anno rientra nel piacentino, dove acquista una casa sulle montagne natie; concluso il periodo bellico, si trasferisce a Bologna e in seguito a Milano.
Dal 1874 è a Firenze con la famiglia, composta dalla moglie Maria Rosa Uttini e da 7 figli; qui frequenta i maggiori esponenti della corrente artistica macchiaiola quali Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Filippo Palizzi, Serafino De Tivoli, Gerolamo Induno, Vincenzo Cabianca, Vito D'Ancona e Domenico Morelli.
Nel 1886 torna definitivamente a Piacenza, dove gli viene assegnata la cattedra di Figura presso l'Istituto di Belle Arti Gazzola succedendo a Bernardino Pollinari; successivamente ne viene nominato direttore[4]. Tra i suoi allievi figurano Virgilio Fassi, Nazareno Sidoli (1879-1969)[5], Ernesto Giacobbi (1891-1964) e Angelo Martini.
Nel 1888 si aggiudica il Primo premio all'Esposizione di Bologna con Il ritorno dal mercato; la sua fama raggiunge presto estimatori esteri grazie all'amicizia con il pittore Arnold Böcklin[6], che lo introduce ai mercanti d'arte svizzeri.
Nel 1897 espone alla Biennale di Venezia Don Chisciotte che si slancia contro le pecore, opera considerata il suo capolavoro[7]. Nel 1903 è tra i proponenti del progetto di istituzione del Museo presso l'Istituto Gazzola, suggerendo Francesco Ghittoni (suo successore alla cattedra di Figura[8]) come conservatore.
Muore a Piacenza il 5 gennaio 1911[9].
Nel 1932 viene organizzata una personale postuma presso l'Associazione Amici dell'arte di Piacenza, mentre in occasione del centenario della morte la Galleria d'arte moderna Ricci Oddi di Piacenza e la Fondazione di Piacenza e Vigevano gli hanno dedicato due mostre correlate: Un macchiaiolo tra Piacenza e Firenze e La poetica della neve[10].
Il cortometraggio di Tommaso Ferrari Stefano Bruzzi: un macchiaiolo tra Piacenza e Firenze documenta la vita del pittore[11].
Il pronipote Giovanni Bruzzi (1936 - ) è noto pittore e scrittore[12].
Sensibile e poetico interprete di paesaggi rurali e montani, in particolare del suo Appennino piacentino, di neve, pastori e pecore e degli aspetti della loro vita quotidiana.
A livello stilistico, dopo gli esordi legati alla riproduzione di soggetti storici e accademici ereditata dal maestro Lorenzo Toncini, a partire dal suo duraturo soggiorno romano si focalizza sulla resa pittorica del vero, da molti critici accostata alla poetica macchiaiola frequentata dagli anni 70.
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