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Ablazione a radiofrequenza
procedura medica interventistica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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L'ablazione a radiofrequenza è una procedura medica di termoablazione utilizzata a scopo terapeutico per intervenire su un tessuto disfunzionale che viene ablato grazie all'utilizzo di calore generato da un'apparacchiatura a corrente alternata (tra i 350 e i 500 kHz).[1]
Tale procedura può essere condotta in ambito ambulatoriale o in regime di ricovero ospedaliero, con l'ipiego di una anestesia locale, generale o con la sedazione cosciente.
I grandi benefici documentati di questa procedura hanno fatto sì che il suo utilizzo crescesse ampiamente negli ultimi 15 anni.[2][3]
Gli interventi di ablazione a radiofrequenza vengono eseguiti mediante l'ausilio di tecniche di imaging biomedico (come la fluoroscopia a raggi X, la tomografia computerizzata o l'ecografia) da uno specialista come l'anestesista, il radiologo interventista, l'otorinolaringoiatra, l'endoscopista chirurgico gastrointestinale e l'elettrofisiologo, quest'ultimo una specializzazione della cardiologia.
Tecniche di ablazione a radiofrequenza sono usate in cardiologia per curare una varietà di aritmie come ad esempio la tachicardia sopraventricolare, la sindrome WPW, la tachicardia ventricolare e, più recentemente, la fibrillazione atriale.
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Note
Bibliografia
Voci correlate
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