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Alfonso Ollearo
generale italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Alfonso Ollearo (San Salvatore Monferrato, 16 dicembre 1885 – Alessandria, 28 novembre 1957) è stato un generale italiano.
Ufficiale d'artiglieria pluridecorato del Regio Esercito, prese parte alla conquista della Libia, alla prima e alla seconda guerra mondiale e alla guerra d'Etiopia. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana ricoprendo il ruolo di Sottosegretario di stato all'Esercito.
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Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Nacque a San Salvatore Monferrato, provincia di Alessandria il 16 dicembre 1885, figlio di Giovanni e Carolina Coggiola. Si dedicò alla carriera militare per tradizione di famiglia, prendendo parte alla conquista della Libia combattendo con il grado di tenente, in forza al 26º Reggimento artiglieria da campagna, distinguendosi in due distinti combattimenti avvenuti nel corso del 1913,[1] tanto da essere decorato con una Medaglia d'argento al valor militare.
A partire dal 24 maggio 1915 prese parte alla prima guerra mondiale, dove venne decorato con una seconda Medaglia d'argento al valor militare nel 1918 a Ridotta Tolmezzo, operando in seno al 1º Raggruppamento Artiglieria da montagna speciale.
Promosso colonnello nel 1934 assunse il comando del 5º Reggimento d'artiglieria, partecipando poi alla guerra d'Etiopia come colonnello di Stato maggiore, del comando Colonna operante "Agostini", e durante il conflitto ottenne una Medaglia di bronzo al valor militare per il comportamento tenuto a Pian di Gregorio tra il 22 e 23 gennaio 1936.[2] Fu promosso generale di brigata il 1 gennaio 1937, e nello stesso anno prese servizio presso il Ministero delle colonie. Il 31 luglio 1939 venne insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.
All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, assunse il comando della 2ª Divisione fanteria "Sforzesca",[3] inquadrata nel IV Corpo d'armata (gen. Camillo Mercalli) operante in seno alla 4ª Armata del generale Alfredo Guzzoni. La divisione ricevette il difficile compito di attaccare il 21 giugno i forti Janus e Gondran posti sulla strada per Briançon[N 1] dopo la proclamazione dell'armistizio con la Francia,[3] la divisione[N 2] partì per il fronte greco-albanese nel gennaio del 1941, andando a costituire con altre unità[N 3] il XXV Corpo d'armata del generale Rossi, schierato in posizione di riserva nel settore sud del fronte intorno alla zona di Tepeleni. Il 13 febbraio 1941 l'esercito greco attaccò violentemente, per nove giorni consecutivi, tutto il fronte tra il Trebescines, lo Scindeli e il Golico. I sanguinosi scontri vennero caratterizzati da continui capovolgimenti di fronte per la conquista di pochi metri di terreno, ma gli attaccanti non riuscirono ad andare oltre Quota 1.178 del versante occidentale dello Scindeli.[N 4] Solo l'arrivo al fronte, su ordine diretto del Capo di Stato Maggiore Generale Ugo Cavallero, della 3ª Divisione alpina "Julia" impedì la definitiva rottura del fronte.[4] Al termine delle operazioni belliche in Albania, nel luglio 1941 la "Sforzesca" venne fatta rientrare a Novara.
Per i meriti conseguiti sul fronte albanese il 15 novembre dello stesso anno fu insignito del titolo di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.
Assegnato al Ministero della guerra quale direttore del personale sottufficiali e truppa sino al mese di agosto 1942. Il 29 ottobre dello stesso anno fu promosso al grado di generale di corpo d'armata, e assunse dal 16 agosto il comando del XXII Corpo d'armata[5] che aveva Quartier generale ad Hyères,[5] nei pressi della città di Tolone, inquadrato nella 4ª Armata del generale Mario Vercellino.[5] All'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 la 4ª Armata si trovava in fase di rientro in Italia, con i due Corpi d'armata costieri (il I e il XV) posizionati nel cuneense. La Grande Unità si disintegrò rapidamente, e molti soldati ed ufficiali aderirono alla formazioni partigiane.
Egli fu tra i trecento ufficiali generali che aderirono alla neocostituita Repubblica Sociale Italiana.[6]
Dal 31 dicembre 1943 al 25 giugno 1944[7] ricoprì l'incarico di Sottosegretario[7] all'Esercito Nazionale Repubblicano,[6] organizzandone la sede a Roma, con il Capo di gabinetto colonnello Vittorio Nebbia. Alla fine del 1943 la sede del Sottosegretariato venne trasferita dalla capitale ad Asolo (Treviso).[6] Dopo la fine della guerra fu sottoposto a procedimento di epurazione. Si spense ad Alessandria il 28 novembre 1957.
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Onorificenze
— Regio Decreto 31 luglio 1939[8]
— Regio Decreto 15 novembre 1941[8]
«Per la perizia, la calma, e il sangue freddo con cui condusse la propria sezione isolata e ne diresse il fuoco, mostrando ardire speciale nel riconoscere una posizione in zona esposta al fuoco nemico. Zauia Tert, 27 giugno 1913 – Nel combattimento di Zauia Feldia (18 luglio 1913) dava pure prova di grande energia e fermezza nel comando della sezione al fuoco»
«Addetto al comando della colonna operante nella zona del Daua Parma, durante le vittoriose azioni svoltesi nei pressi di Pian di Gregorio per infrangere la resistenza di numerose forze avversarie, si portava volontariamente e ripetutamente nei punti dove più ferveva la mischia per meglio assolvere i suoi compiti, dando costante esempio di sprezzo del pericolo e di alto sentimento del dovere. Pian di Gregorio (Daua Parma), 22-23 gennaio 1936-XIV.»
— Regio Decreto 26 luglio 1938[2]
— Regio Decreto 26 luglio 1938[2]
«Approntava in zona di frontiera la propria divisione con fede vivissima ed alacrità incessante e la conduceva attraverso quattro giornate di duri combattimenti al di là del confine, costringendo l'avversario a ripiegare dalle posizioni avanzate sulla linea di resistenza. Monginevro, 20-24 giugno 1940-XVIII.»
— Regio Decreto 14 novembre 1935[9]
— Regio Decreto 9 marzo 1942[10]
— Regio Decreto 1º giugno 1940[11]
— Regio Decreto 27 dicembre 1934[12]
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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