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Apocrifi dell'Antico Testamento

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Apocrifi dell'Antico Testamento
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Gli Apocrifi dell'Antico Testamento sono testi religiosi, definiti apocrifi in quanto esclusi dal canone della Bibbia ebraico e cristiano che si riferiscono come contenuto o attribuzione pseudoepigrafa all'Antico Testamento. Per indicarli è ampiamente diffusa anche la dicitura Apocrifi giudaici, ma tale terminologia è impropria: non tutti sono nati in ambiente giudaico, bensì molti di essi derivano da autori cristiani o ci sono comunque pervenuti con pesanti rielaborazioni e/o aggiunte cristiane.

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Statua di Abramo, opera di Gian Maria Morlaiter, chiesa dei Gesuati, Venezia.

La data di composizione dei testi è molto variegata. Quanto al genere letterario, appartengono a varie tipologie. Particolarmente numerose sono le apocalissi e i testamenti.

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Apocalissi apocrife dell'Antico Testamento

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La parola "apocalisse" è una translitterazione del greco ἀπōκάλυψις, che indica letteralmente 'l'alzarsi di un velo', e in senso figurato 'svelamento' o 'rivelazione' di cose nascoste. Alcuni testi apocalittici fanno parte della Bibbia: il libro di Daniele e l'Apocalisse di Giovanni (accolta solo nel canone cristiano). Alcuni elementi accomunano tutti i testi della letteratura apocalittica:

  • la rivelazione narrata dall'autore si fonda su una visione, un sogno o un viaggio corporeo attraverso i cieli e/o gli inferi;
  • l'autore è guidato nella visione o nel viaggio da un angelo e incontra altri angeli, diavoli, anime di defunti;
  • l'autore apprende i progetti divini sulla storia circa il futuro prossimo o remoto, talvolta parlando direttamente con Dio, più spesso attraverso visioni allegoriche;
  • tali progetti prevedono il trionfo ultimo della giustizia, spesso in contrasto col difficile contesto storico nel quale si trova l'autore pseudoepigrafo e i lettori: le cose ora vanno male ma non temete, Dio ristabilirà la pace.
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Testamenti apocrifi dell'Antico Testamento

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Il genere letterario del testamento, similmente all'uso corrente del termine, è caratterizzato dalla enunciazione da parte di un personaggio morente delle sue ultime volontà. Spesso si tratta di esortazioni morali.

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Altri testi apocrifi dell'Antico Testamento

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Numerosi altri scritti hanno un genere letterario variegato: si tratta per lo più di narrazioni storiche relative a personaggi dell'Antico Testamento, ma anche di esortazioni e di visioni. Spesso i racconti si tingono di colorità apocalittiche, trattando accadimenti passati o futuri relativi ad angeli o demoni.

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Apocrifi dell'Antico Testamento accolti nella Settanta

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Oltre a questi testi ve ne sono altri parimenti di origine giudaica e non accolti nel canone ebraico ma accolti in quello greco-ortodosso (cioè presenti nella versione biblica greca della Settanta):

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Deuterocanonici

Lo stesso argomento in dettaglio: Deuterocanonici.

Alcuni testi di origine giudaica non accolti nel canone ebraico sono detti dai cattolici deuterocanonici = 'del secondo canone' (contrapposti al 'primo canone' ebraico), in quanto inclusi oltre che nella Settanta anche nel canone cattolico della Bibbia latina detta Vulgata. Dalla tradizione protestante sono considerati alla stregua degli altri apocrifi e indicati con la stessa dicitura.

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Riferimenti biblici

Giovanni 5,41-47[2] descrive l'esistenza di scritti di Mosè riguardo a Gesù o alla Legge del Verbo di Dio, che è Gesù stesso: «se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto». A Mosè è tradizionalmente attribuita la scrittura dei Libri del Pentateuco.

Mosè e Elia sono anche le uniche due personalità dell'Antico Testamento alle quali Dio concede la grazia di una teofania nel Nuovo, quando si manifestano ai tre apostoli durante la Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor. Malgrado questo privilegio unico, a Elia non è attribuita la paternità di alcun libro del canone biblico; inoltre, i testi del Pentateuco non sono esplicitamente chiamati "Libri di Mosè", col nome del loro autore presunto, diversamente da quanto accade per i testi profetici.

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Note

Bibliografia

Voci correlate

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