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Budapest-Komplex

eventi estremisti avvenuti a Budapest Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Con il termine tedesco Budapest-Komplex (lett. "Complesso di Budapest", inteso come "gruppo di casi di Budapest") si indicano alcune aggressioni avvenute a Budapest nel febbraio 2023[1] attribuite dalle autorità ungheresi e tedesche a militanti di estrema sinistra di area antifa contro estremisti di destra, successivamente alla manifestazione neonazista "Giorno dell'Onore", e i successivi sviluppi e processi.

Tra i sospettati vi sono alcune persone già coinvolte anche nel processo agli estremisti di sinistra di Dresda.

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Eventi

Riepilogo
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Il "Giorno dell'Onore" rappresenta una delle principali commemorazioni neonaziste in Europa, con migliaia di partecipanti, che ogni 12 febbraio celebrano il tentativo delle forze tedesche e dei collaborazionisti ungheresi di rompere l'assedio di Budapest da parte dell'Armata rossa nel 1944. Da anni queste giornate sono accompagnate da contromanifestazioni da parte di attivisti di sinistra.[2][3]

Secondo quanto riportato dagli organi di informazione, nel 2023 la manifestazione neonazista sarebbe stata formalmente vietata dalle autorità ungheresi, ma sarebbe avvenuta comunque nell'area verde di Városmajor lontano dal centro. Oltre a fare saluti nazisti e a portare uniformi di SS e Wehrmacht, i manifestanti neonazisti assaltarono i giornalisti presenti, tra i quali due furono feriti alla testa. I militanti neonazisti inoltre in serata sarebbero andati nel centro cittadino per attaccare i contromanifestanti di sinistra.[2][4][3]

Nel corso del fine settimana intorno al 12 febbraio 2023 si verificarono anche diverse aggressioni contro persone che gli autori degli attacchi ritenevano aver partecipato alla manifestazione neonazista.[5] Secondo le autorità ungheresi, ci sono stati cinque attacchi (due il 9 febbraio, due il 10 e uno l'11) contro complessivamente nove persone, di cui quattro ferite gravemente.[6]

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Vista su Fővám tér, teatro di uno degli attacchi

Il primo attacco è avvenuto la mattina del 9 febbraio nella stazione di Budapest Ovest contro un uomo contro il quale è stato spruzzato spray al peperoncino.[7] Successivamente tre cittadini polacchi sono stati attaccati in piazza Fövám (Fővám tér), sul lungofiume del Danubio. Per un minuto i tre sono stati assaliti da dietro da un gruppo di 7 o 8 persone incapucciate, che li hanno picchiati con vari oggetti tra cui un bastone telescopico, e infine gli assalitori avrebbero spruzzato contro di loro uno spray al peperoncino. Due dei tre assaliti sarebbero stati feriti gravemente e successivamente portati in ospedale.[3]

Il giorno 10 febbraio sono avvenuti due attacchi. Il primo nel quartiere di Gazdagrét, ai danni, di Zoltàn T., un militante neonazista che si stava dirigendo al lavoro. La vittima è stata assalita per circa 30 secondi da un gruppo di 11 persone per poi ricevere anch'egli dello spray al peperoncino, riportando ferite a occhi e costole pari a 8 giorni di prognosi.[8][3] Il secondo attacco della giornata avvenne invece in via Bank, nel centro di Pest, ai danni di due persone, di cui una è stata gravemente ferita.[3][7][6] Infine l'ultimo attacco è avvenuto il giorno successivo, poco dopo la mezzanotte, in via Mikó, una piccola via del centro storico di Buda, da parte di 6 persone ai danni di una coppia di due militanti neonazisti tedeschi, Sabine B. e Robert F., anche in questo caso per una durata di circa 30 secondi. Una vittima ha ricevuto lesioni alla testa e al gomito pari a 8 giorni di prognosi, mentre l'altra ha ricevuto lesioni minori prive di prognosi.[8][3]

Secondo la polizia ungherese, le vittime sarebbero state accomunate solo dal fatto di indossare vestiti e stivali in stile militare (un elemento comune tra i militanti di estrema destra)[2][3] e si sarebbe trattato di "passanti".[5] Secondo un testimone e alcuni video, almeno una vittima ungherese, László Dudog, un noto musicista della banda neonazista Band Divízió 88, avrebbe indossato una Totenkopf delle SS sul proprio berretto.[9][10][11] Secondo quanto riportato dagli organi di informazione, gli attacchi sarebbero avvenuti con modalità simili tra loro, con agguati da dietro alle vittime designate, poi aggredite con mazze, martelli in gomma, bastoni telescopici e spray al peperoncino, con modalità simili a quelle di attacchi effettuati in Germania da parte di estremisti di sinistra contro persone di estrema destra.[2][5][12][13][14] Secondo le autorità tedesche tra gli oggetti utilizzati vi sarebbe il kubotan e vi sarebbero inoltre stati episodi quali il pestaggio alla testa di un uomo già incosciente, oltre a contusioni, fratture e traumi cranici.[15]

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Arresti e processi

Riepilogo
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L'11 febbraio 2023 la polizia ungherese arrestò due tedeschi e un'italiana, sospettati di aver partecipato agli attacchi.[8] Oltre a loro fu successivamente arrestata una cittadina ungherese.[2] Secondo quanto dichiarato dalle autorità ungheresi, gli arrestati sarebbero stati trovati in possesso di un martello di gomma, due bastoni telescopici e un guanto imbottito con piombo.[3]

Tra le persone il cui arresto ha avuto maggior risalto, c'è Ilaria Salis. Salis fu arrestata l'11 febbraio, con l'accusa di aver partecipato ai due attacchi avvenuti a Gazdagrét e in via Mikó (contro complessivamente tre persone).[16][8] Dichiaratasi non colpevole e rifiutata di conseguenza la proposta di un patteggiamento a 11 anni di reclusione,[17][12] venne trattenuta in custodia in carcere in tutti i mesi successivi.[18] Le condizioni di detenzione di Salis sono state fortemente criticate, tra gli altri, anche da organizzazioni internazionali quali la Confederazione europea dei sindacati e il Comitato economico e sociale europeo.[19][20] Nel gennaio 2024 iniziò il processo, nel quale dovette rispondere dell'accusa di aver tentato pestaggi che avrebbero potuto causare lesioni potenzialmente mortali e di associazione a delinquere,[21] con un massimale di pena pari a 24 anni di carcere.[12] Nel maggio 2024 le vennero concessi gli arresti domiciliari su cauzione, per essere infine liberata a seguito dell'elezione come eurodeputata.[22][1][23]

Assieme a Salis[8] venne arrestato Tobias E., già indiziato nel processo agli estremisti di sinistra di Dresda con l'accusa di far parte della cosiddetta "Hammerbande" e di aver partecipato a due attacchi contro persone di estrema destra in Germania.[24][25] Dopo un'iniziale accusa di aver partecipato agli attacchi, le autorità ungheresi si limitarono ad accusarlo di essere membro di un'organizzazione a delinquere, reato per il quale nell'ordinamento ungherese il massimo di pena previsto è di 5 anni.[5] Nel gennaio 2024 patteggiò con le autorità la confessione di aver fatto parte di un'organizzazione criminale e la rinuncia ai propri diritti processuali, in cambio di una riduzione della pena. In primo grado venne condannato a tre anni di reclusione, con un ulteriore divieto di ingresso per 5 anni nel paese.[12] Tobias E. quindi ricorse in appello, dove la pena venne ridotta a un anno e dieci mesi di reclusione con la motivazione che non aveva partecipato direttamente ai pestaggi, ma solo assistito.[26] Al termine della detenzione, nel dicembre 2024, Tobias E. venne estradato in Germania, dove venne trasferito direttamente in carcere in attesa della conclusione di due processi che lo coinvolgono.[24][25] Al ritorno in Germania, Tobias E. ha raccontato di essere stato in celle infestate da cimici e scarafaggi, fredde d'inverno e calde d'estate, con sporadici permessi per lavarsi in docce spesso non dotate d'acqua. Secondo il racconto di Tobias E., nelle docce le guardie carcerarie avrebbero inoltre picchiato alcuni detenuti, provocando fratture e arrivando in un caso anche a provocare la morte di un prigioniero algerino. Inoltre avrebbe ricevuto meno cibo in quanto non ungherese.[25]

L'altra tedesca arrestata, Anna M., poté invece godere della sospensione della pena in attesa del processo. Anch'ella fu accusata di associazione a delinquere. Anche a lei è stato offerto un patteggiamento, nel suo caso pari a tre anni e mezzo di reclusione, da lei però rifiutato.[5][12]

Ulteriori indagini e estradizioni

A seguito degli attacchi le autorità ungheresi avviarono una vasta operazione di ricerca, pubblicando i nomi e le foto dei sospettati.[5] Alle indagini parteciparono successivamente anche le autorità tedesche. Vennero così emessi successivamente diversi mandati di cattura (anche internazionali) contro varie persone in Germania, Italia e Francia, sospettate per gli attacchi di Budapest e di fare parte, o avere comunque legami, con l'organizzazione criminale cosiddetta Hammerbande.[27]

Germania

A seguito dell'emissione dei mandati di cattura internazionali da parte delle autorità ungheresi, dieci tedeschi appartenenti a organizzazioni di estrema sinistra entrarono in clandestinità. Successivamente altri mandati di cattura furono emessi dalle procure tedesche.[5][27] A questa indagine seguirono diversi arresti, tra i quali figure ritenute parte di Hammerbande, come Johann G., sospettato di essere leader del gruppo[28] e Hanna S., quest'ultima non ricercata dalle autorità ungheresi.[29] Nel marzo 2024 le indagini in Germania vennero prese in carico direttamente dalla procura generale federale.[27]

Il 20 gennaio 2025, sette persone, sei tedeschi e un siriano, si costituirono alle autorità in Germania (a Kiel, Hamm, Colonia e Brema), chiedendo di non essere estradate in Ungheria.[30][27] Su sei di loro pendeva un mandato di arresto europeo[30][31]. A fine gennaio le autorità tedesche comunicarono che non avrebbero estradato i 6 sospettati con cittadinanza tedesca[32][33].

Il caso Maja T.

Nel novembre 2023 le autorità ungheresi emisero un mandato di cattura anche a carico di Maja T., sospettata di aver partecipato a quattro[34] attacchi nella capitale magiara.[5] Il mese successivo la procura di Dresda emise un altro mandato di cattura tedesco.[13] L'11 dicembre 2023 la polizia sassone arrestò Maja T. a Berlino, successivamente traducendola nel carcere di Dresda. Nonostante le proteste dell'avvocato, che ha sostenuto che la propria cliente in Ungheria fosse a rischio di discriminazioni in quanto antifascista e in quanto non binaria, la procura generale di Berlino nel gennaio 2024 acconsentì alle richieste ungheresi, chiedendo al Kammergericht di Berlino di autorizzare l'estradizione.[5] Il 27 giugno il tribunale accolse la richiesta, dopo assicurazioni da parte del ministero della giustizia ungherese che sarebbero state garantite condizioni di detenzione rispettose dei diritti umani e che per l'imputata vi sarebbe stata la possibilità di scontare la pena nella madrepatria una volta concluso il processo ungherese.[35][36] Alle ore 2:00 del giorno successivo l'estradizione venne materialmente avviata, cosa di cui l'avvocato di Maja T. venne informato alle ore 3:30.[36][37] Da parte della difesa quindi alle 7:38 del 28 giugno venne richiesto un provvedimento temporaneo alla Corte costituzionale federale tedesca. Alle 10:50 la Corte costituzionale emise il proprio verdetto, che accoglieva la richiesta della difesa sospendendo l'estradizione. A quel punto tuttavia la procura generale di Berlino informò Corte e difesa che l'estradizione era materialmente già avvenuta alle 6:50 con la consegna dell'imputata alle autorità austriache, che successivamente l'avevano trasferita a quelle ungheresi alle ore 10.[13][37] La procedura di estradizione fu particolarmente rapida anche grazie all'utilizzo di un elicottero per il trasferimento alla frontiera austriaca.[36]

L'avvenuta estradizione è stata criticata sia nel merito della decisione, sia nelle modalità, che hanno aggirato di fatto il ricorso alla Corte costituzionale, con modalità secondo i critici (tra cui Amnesty International) dubbie sotto il profilo dello stato di diritto. La procura ha sostenuto che la velocità nell'esecuzione della sentenza fosse necessaria a causa di minacce anonime contro poliziotti e magistrati da parte degli ambienti dell'estrema sinistra. Politici di Linke e Verdi si sono associati alle critiche, negando o mettendo in dubbio la presenza in Ungheria delle garanzie proprie degli stati di diritto.[35][38][39] L'azione della procura berlinese è stata invece difesa dalla senatrice berlinese per la giustizia Felor Badenberg (CDU).[36] Nel febbraio 2025 la Corte costituzionale federale ha sancito l'incostituzionalità della decisione del Kammergericht di estradare l'imputata in quanto non sarebbero state chiarite a sufficienza le condizioni detentive magiare e non sarebbero stati indagati (al di là delle rassicurazioni fornite dalle autorità ungheresi) i rischi di discriminazione per Maja T. in quanto appartenente alla comunità LGBTQ.[40]

Una volta a Budapest, Maja T. è stata accusata di tentate lesioni potenzialmente mortali (è accusata di aver partecipato direttamente ad alcuni attacchi e in altri di aver soltanto assistito alla scena) e di associazione a delinquere, con un massimale di pena pari a 24 anni. L'imputata ha rifiutato una proposta di patteggiamento a 14 anni di carcere da parte della procura magiara.[34] Il processo è iniziato nel febbraio 2025.[9] Anche Maja T. è stata portata alle udienze con manette alle mani, catene ai piedi e tenuta legata a una corda, condizione criticata anche dal Ministero degli esteri tedesco.[41][42] In occasione delle udienze, alcuni giornalisti di estrema destra hanno filmato e fotografato familiari e amici dell'imputata venuti ad assistere al processo.[11] Tra le persone che hanno assistito a un'udienza del processo vi sono stati anche l'attivista ed europarlamentare della Linke Carola Rackete e il capogruppo Martin Schirdewan.[43][9] Nel giugno 2025 il tribunale ha respinto la richiesta di tramutare la pena in arresti domiciliari.[44]

Maja T., secondo quanto riferito dai parlamentari della Linke Martin Schirdewan e Lea Reisner dopo una visita nel carcere ungherese, sarebbe confinata in una cella di ridotte dimensioni con cimici e scarafaggi e riceverebbe quantità di cibo insufficienti.[39] L'avvocato tedesco della detenuta ha parlato anche di una sorveglianza continua tramite telecamere, di restrizioni alle visite anche per il personale consolare tedesco e l'avvocato stesso[34] e di controlli in cui sarebbe stata legata e fatta spogliare nuda per tre ore.[45] L'avvocato ungherese della detenuta ha invece sotenuto che ella sia regolarmente in contatto con la famiglia e con visitatori esterni.[46] A inizio giugno 2025 Maja T. ha annunciato uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni di detenzione e ottenere il rimpatrio in Germania, parlando anche di mancanza di luce solare e di abusi psicologici. Dopo 25 giorni, a seguito del peggioramento delle sue condizioni di salute, è stata ricoverata in un ospedale carcerario nell'est del paese, interrompendo successivamente lo sciopero dopo altri 15 giorni a causa dei pericoli per la sua salute. In ospedale ha ricevuto la visita delle parlamentari Anne Zerr (Linke) e di Karin Göring-Eckardt (Verdi), che ha chiesto il suo rimpatrio.[42][10] I ministri degli esteri tedeschi, Annalena Baerbock (Verdi)[47] e successivamente Johann Wadephul (CDU), hanno chiesto alle autorità magiare di migliorare le condizioni detentive.[10]

Altri procedimenti in Germania

Il 7 maggio 2024 venne arrestata a Norimberga Hanna S., su mandato della procura federale (a suo carico non vi è mai stata una richiesta di estradizione da parte ungherese). L'imputata era sospettata di aver aver partecipato a due attacchi contro tre persone (avvenuti il 10 e 11 febbraio), e i capi di imputazione erano lesioni pericolose, tentato omicidio (in un caso secondo la procura le lesioni sarebbero state potenzialmente mortali), e associazione a delinquere, per una richiesta complessiva da parte della procura pari a 9 anni di detenzione.[48][49][50] Il processo, avviato nel febbraio 2025,[50] si è concluso nel settembre dello stesso anno con una condanna a 5 anni di carcere per lesioni pericolose e associazione a delinquere (mentre l'imputata è stata assolta dall'accusa di tentato omicidio).[51]

L'8 novembre 2024 venne poi arrestato Johann G., ex compagno di Lina E., entrato in clandestinità già nel 2020 a seguito degli arresti legati al processo agli estremisti di sinistra di Dresda e sospettato di aver successivamente preso la guida del gruppo e di aver pianificato gli attacchi. Tra i vari atti di cui è imputato vi è anche la partecipazione agli attacchi a Budapest e tra i capi di imputazione anche nel suo caso vi è il tentato omicidio.[52][45]

Per i sei ricercati consegnatisi nel gennaio 2025 (Nele A., Paul M., Paula P., Luca S., Moritz S., e Clara W.[15]), la procura federale si è opposta all'estradizione, con la motivazione che contro di essi erano stati emessi mandati di cattura anche in Germania e che i procedimenti interni avessero la precedenza su quello ungherese.[25] I capi di imputazione a loro carico sono lesioni (per tre di loro, in un caso, concorso in lesioni) e associazione a delinquere.[15] Per il cittadino siriano (Zaid A.) la procura tedesca si dichiarò invece non competente, in quanto cittadino straniero indagato per un reato commesso all'estero. Contro la sua temuta estradizione si sono svolte manifestazioni ed ha ricevuto una visita in carcere dalla parlamentare della Linke Lea Reisner.[25] Nel maggio 2025 Zaid A. ha ottenuto una temporanea sospensione della pena in attesa del processo.[53] Nell'ottobre 2025 il cittadino siriano è però fuggito in Francia, consegnandosi alle autorità di polizia parigine, ottenendo anche dal tribunale francese una temporanea sospensione della pena.[54]

Francia

Le autorità ungheresi emisero un mandato di arresto europeo anche contro il cittadino albanese Rexhino Abazaj, residente in Finlandia, sospettato di aver partecipato al pestaggio dell'11 febbraio 2023. Il massimale di pena per i reati a lui contestati è di 16 anni di carcere.[55] Abazaj venne posto dalle autorità finlandesi agli arresti domiciliari. Dopo aver perso in primo grado presso la Corte distrettuale di Helsinki, che riconobbe le violazioni dei diritti umani da parte del sistema penitenziario ungherese, ma ritenne non sufficientemente provato il fatto che ne avrebbe potuto subire le conseguenze anche Abazaj, vi fu un ricorso dapprima alla Corte Suprema e un altro alla Corte europea dei diritti dell'uomo.[56] Nel maggio 2024, ancora in attesa del verdetto, ma temendo l'estradizione, Abazaj fuggì dagli arresti domiciliari rifugiandosi in Francia.[57]

Il 12 novembre 2024 la polizia francese lo arrestò a Parigi.[55] La procura francese accolse la richiesta ungherese, chiedendone l'estradizione.[57] A favore della sua liberazione si sviluppò una campagna a cui aderirono diversi intellettuali tra cui la scrittrice Annie Ernaux.[55] Nel marzo 2025 la Corte concesse ad Abazaj i domiciliari. Il mese successivo la Corte d'Appello, dopo aver chiesto in precedenza "garanzie effettive" alle autorità ungheresi sul rispetto dei diritti umani dell'imputato, ha rifiutato la richiesta magiara, sostenendo che non sarebbe garantito all'imputato il diritto a un giusto processo.[58]

Italia

Nel novembre 2023 le autorità ungheresi emisero un mandato di arresto europeo anche a carico di un altro cittadino italiano, Gabriele Marchesi. Marchesi venne così posto agli arresti domiciliari.[59] Nel marzo 2024, dopo che la stessa procura italiana si era opposta alla richiesta ungherese,[60] la Corte d'Appello di Milano ha negato l'estradizione, a causa del rischio di un "trattamento inumano e degradante" e della "violazione dei diritti fondamentali" di Marchesi nelle prigioni magiare.[61] Marchesi è accusato, nello stesso processo che vede come imputata Maja T., di aver assistito a tre attacchi.[34]

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Conseguenze

Nel 2025 il premier ungherese Victor Orban dichiarò di voler classificare Antifa come organizzazione terroristica, e chiese all'Unione europea di fare altrettanto[62], citando a supporto di questa decisione i fatti di Budapest del 2023[63].

Nella cultura di massa

Nel 2025 il fumettista italiano Zerocalcare ha pubblicato Nel nido dei serpenti, opera incentrata su queste vicende, in parte composta da fumetti precedentemente pubblicati su Internazionale[64]. Il ricavato della vendita del volume, pubblicata in collaborazione da Momo Edizioni e Bao Publishing, è stato devoluto a sostegno delle spese legali delle persone imputate nella vicenda[64].

Note

Voci correlate

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