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Chiesa di San Pietro in Castello (Verona)

edificio religioso di Verona Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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La chiesa di San Pietro in Castello è stata un luogo di culto cattolico che sorgeva in cima a colle San Pietro, andato distrutto nel 1801.

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Storia

Riepilogo
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Lo storico e umanista Onofrio Panvinio riteneva che questa fosse la più antica chiesa della città. Probabilmente venne indotto a fare questa ipotesi, nonostante la mancanza di documentazione che la attestasse, dalla presenza di frammenti di un tempio romano: egli dovette supporre che questo potesse essere stato convertito al culto cristiano dalle prime comunità della città.[1] L'ipotesi che il tempio fosse stato riadattato alle nuove funzioni appare in effetti piuttosto probabile, visto che durante gli scavi archeologici tenutisi tra il 2007 e il 2012 sono state rinvenute testimonianze del solo tempio pagano e delle strutture della chiesa duecentesca.[2]

Documenti scritti che attestano l'esistenza dell'edificio chiesastico risalgono invece al IX secolo, e dalla metà del secolo successivo si sa che era retta una schola sacerdotum. Dal 1046 la chiesa è sottoposta al vescovado e diviene pieve, anche se non risulta esservi amministrato il battesimo.[3] All'interno della chiesa, nel 1185, ebbe luogo la cerimonia di incoronazione di papa Urbano III, che il 29 giugno dello stesso anno vi tenne anche messa.[1]

Nel corso del XIII secolo l'antica chiesa venne profondamente trasformata, adottando lo stile romanico ormai molto diffuso; con l'occasione furono spostate le tombe dei due vescovi veronesi che si trovavano nell'antica architettura, Valente (522-531) e Verecondo (531-533), che continuarono a riposare nel nuovo edificio almeno fino al XVIII secolo, e le cui esequie furono definitivamente spostate nel Duomo di Verona nel 1817.[2]

Nel 1441 la chiesa perse la sua autonomia in favore della vicina chiesa di Sant'Angelo in Monte.[3] L'edificio venne parzialmente demolito nel 1801 insieme al castello visconteo, per cui per diversi anni ne rimasero a vista i ruderi: i piedi delle pareti, diverse colonne, capitelli e qualche frammento di affresco.[1] Infine, nel 1856, gli austriaci completarono la demolizione con la rasatura e spianamento dell'area, azioni necessarie per poter procedere all'edificazione dell'imponente caserma denominata Castel San Pietro.[2]

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Note

Bibliografia

Voci correlate

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