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Ciro Scianna

militare italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Ciro Scianna (Bagheria, 16 marzo 1891Monte Asolone, 24 giugno 1918) è stato un militare italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della prima guerra mondiale.

Fatti in breve Nascita, Morte ...
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Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Nacque a Bagheria il 16 marzo 1891,[1] figlio di Michele e Paola Rizzo.[2] Emigrato all'estero per motivi lavorativi, verso la fine del 1913 ritornò in Italia al fine di compiere il servizio militare di leva e nel gennaio 1914 fu arruolato nel Regio Esercito, assegnato all'Arma di Fanteria, Corpo dei Bersaglieri.[1] Entrato in servizio nel 3º Reggimento bersaglieri, nel dicembre dello stesso anno fu trasferito al 10º Reggimento bersaglieri, con il quale partì per l'Albania.[2] Ritornato in patria, con l'aggravarsi della situazione politica internazionale e con l'inizio della mobilitazione fu trattenuto in servizio, assegnato al 16º Reggimento bersaglieri. All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio dello stesso anno, partì per la zona di operazioni,[2] Si distinse nei combattimenti sul Freikofel, in Carnia e, nel corso del 1917, nel settore But-Degano.[2] Dopo la sconfitta di Caporetto[1] e il successivo ripiegamento dei reparti dell'esercito italiano sulla linea del Piave, dietro sua domanda fu assegnato inizialmente al XVIII Reparto d'assalto Arditi "Fiamme cremisi".[3]. Passato al IX Reparto d'assalto "Fiamme Nere" comandato dal maggiore Giovanni Messe, il 15 maggio 1918, per un attacco a colpi di bombe a mano contro i reticolati di una trincea nemica sul Monte Asolone fu decorato di Medaglia di bronzo al valor militare,[1] cui ne seguì una d'argento per la conquista di Col Fenilon e Col Moschin (15-16 giugno).[2] Qualche giorno dopo, quando le truppe austro-ungariche avevano già ripassato il corso del Piave, il Comando Supremo decise di riconquistare il Monte Asolone, affidandone il compito al IX Reparto d'assalto.[2] Alle 16:00 del 24 giugno le truppe italiane partirono all'attacco, precedute da un breve fuoco di artiglieria, riuscendo a conquistare le trincee nemiche a colpi di bombe a mano ed egli, alfiere del reparto, vi piantò lo stendardo.[1] Poco dopo il nemico si lanciò al contrattacco, sostenuto da un violento fuoco di artiglieria e di mitragliatrici.[1] Tenendo sempre spiegato lo stendardo del reparto, si portò dove più infuriava il combattimento[1] e, incitando i propri compagni, si lanciò in avanti, raggiungendo la vetta del monte e venendo colpito a morte da una raffica di mitragliatrice.[4] Cadde tra le braccia del proprio comandante di battaglione, maggiore Giovanni Messe, cui affidò lo stendardo, baciandolo prima di morire.[2] Per onorarne il coraggio fu decretata la concessione della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[1]

Gli sono state dedicate la Base Addestramento Incursori dell'Esercito Italiano di Pisa, la caserma del 4º Reggimento genio guastatori dell'Esercito Italiano di Palermo e la Scuola secondaria di primo grado ad indirizzo musicale di Bagheria, in provincia di Palermo.

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Onorificenze

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Soldato di altissimo ardimento, in aspra battaglia, sotto un micidialissimo tiro di fucileria e mitragliatrici nemiche e fra tragiche lotte corpo a corpo, portava con irresistibile slancio lo stendardo del battaglione d’assalto alla testa delle ondate, infiammando i compagni entusiasti del suo coraggio. Sulla vetta raggiunta, colpito in pieno petto, cadeva nell’impeto della sua superba audacia, dando al tricolore l’ultimo bacio ed alla Patria l’ultimo pensiero col grido: "Viva l’Italia!". Monte Asolone, 24 giugno 1918
 "Motu proprio" del Sovrano, 30 agosto 1918[5]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Soldato d'impareggiabile audacia, infaticabilmente ardito, durante la fierissima lotta per la conquista di forti posizioni nemiche era di esempio mirabile ai suoi compagni, che lo seguivano con fede ed entusiasmo. Raggiungeva tra i primi i nemici coi quali impegnava corpo a corpo, riuscendo ad atterrarne un buon numero, e, con l'aiuto di pochi uomini, catturava numerosi prigionieri e materiale bellico. Col Fenilon-Col Moschin, 15-16 giugno 1918
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Note

Bibliografia

Collegamenti esterni

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