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Collegio Caccia (Pavia)

edificio di Pavia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Il palazzo, in stile neoclassico, ospitò il collegio universitario Caccia fino al 1820.

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Storia

Nel 1616 l’aristocratico novarese Giovanni Francesco Caccia, giureconsulto e oratore presso il senato di Milano, destinò nel proprio testamento dei fondi alla creazione a Pavia, allora unica università del ducato di Milano, di un collegio destinato alla formazione dei discendenti del fondatore e di altri membri della nobiltà novarese. Il collegio fu costituito giuridicamente solo nel 1671, e solo nel 1719 venne realizzato il palazzo[1]. Nel 1796, Napoleone s'intallò nel palazzo, dove fece condannare a morte i capi della rivolta antifrancese, accordando infine clemenza alla città. Tra il 1784 e il 1793 l’edificio venne quasi integralmente ricostruito, i lavori e il progetto furono opera del milanese Antonio Ghezzi, in forme neoclassiche. Nel 1820 il collegio venne portato a Torino e l’edificio fu ceduto a privati[2][3].

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Descrizione

La facciata, molto razionale, presenta al piano terreno un alto zoccolo bugnato, elegantemente divisa in tre campi da paraste, ritmata da finestre col cappello alternatamente curvilineo e triangolare. Internamente si conservano sia stucchi e dipinti tardo settecenteschi, sia quadrature realizzate nella prima metà dell’Ottocento dal pittore e scenografo pavese Angelo Siro Ricci (1814- 1890).

Note

Bibliografia

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