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Contrade di Milano
suddivisione storica in contrade della città di Milano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Le contrade di Milano sono state le suddivisioni storiche della città lombarda di Milano risalenti al Medioevo e sono utilizzate fino al XIX secolo, quando sono state sostituite dai moderni quartieri.
Milano era divisa in trenta contrade accorpate, a gruppi di cinque, in ciascuno dei sei sestieri della città.
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Storia
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La contrade di Milano hanno origine almeno medievale[1]: per tale motivo erano tutte comprese entro la Cerchia dei Navigli, ovvero al fossato delle mura medievali di Milano reso poi navigabile[2]. Le contrade avevano origine militare, forse risalente all'epoca romana: a ciascuna di esse era infatti legata una torre di guardia secondaria, che era presidiata da un'unità di cavalleria (i cosiddetti milites)[1]. Gli avamposti militari principali erano invece collegati ai sestieri, in particolare alle porte cittadine a cui facevano riferimento questi ultimi, che erano provviste di torri e camminamenti, dove erano presenti le guarnigioni che difendevano la città[1].
La fanteria (i cosiddetti pedites), che era formata dal popolo (la cavalleria era costituita, come già accennato, da nobili), faceva invece riferimento alle vicinie, ovvero a quell'insieme di persone abitanti nella medesima località con beni e interessi comuni, in questo caso anche militari[1]. Le vicinie erano una trentina, circa quanto il numero delle contrade[3]. Per quanto riguarda le contrade, essendo relative alla presenza di torri presidiate da cavalieri appartenenti alle famiglie nobiliari milanesi, era relativamente comune il fatto che la loro denominazione fosse legata al nome di alcune famiglie aristocratiche della città: esempi sono i Cicogna, i Morigi e i Bossi, che diedero la denominazione alle omonime contrade[4].
Le corporazioni delle arti e mestieri di Milano erano in origine concentrate in corrispondenza di una porta cittadina: solo in seguito iniziarono a concentrarsi in alcune vie specifiche, da cui poi sono derivati molti nomi storici di alcune vie di Milano, parte dei quali sono giunti sino a noi, come via Spadari, via Armorari, piazza dei Mercanti, via Cappellari, via dei Fabbri e via Orefici[1]. Ad ogni contrada era associata una chiesa di riferimento, a cui si affiancavano altri edifici religiosi[1]. Complessivamente, durante il Medioevo, a Milano erano presenti un centinaio di edifici di culto oppure, più genericamente, complessi edilizi legati all'ambito religioso. Le chiese più importanti erano definite chiese decumane.

Le più importanti contrade di Milano, da un punto di vista storico, economico e sociale furono la Nobile Contrada del Cordusio, la Nobile Contrada della Cicogna, la Nobile Contrada di Sant'Ambrogio, la Nobile Contrada della Rosa, la Nobile Contrada delle Farine, la Nobile Contrada dei Bossi e la Contrada dei Rostri. Quest'ultima era la contrada Capitana di Milano[2] perché ospitava, entro i suoi confini, il Palazzo della Ragione, ovvero il municipio della città, che aveva al suo interno gli uffici comunali (chiamati Corte del Comune) e il locale dove era custodito il gonfalone municipale di Milano. Oltre a ciò, all'interno del Palazzo della Ragione era custodito un simbolo molto importante per la Milano medievale: il Carroccio.
Le prime sei contrade sopraccennate, tutte caratterizzate dal titolo "nobile", erano quelle che confinavano con la Contrada dei Rostri formando complessivamente una fascia circolare intorno ai suoi confini: data la loro posizione centrale rispetto all'abitato di Milano, e la loro ubicazione intorno alla Contrada dei Rostri, erano le uniche contrade della città che potevano fregiarsi del titolo di "nobile"[2]. Ciascuna delle contrade nobili apparteneva a un sestiere specifico: quindi, ogni sestiere, aveva compresa entro i suoi confini solamente una contrada nobile.
Persa la loro funzione militare e sociale, per le contrade di Milano iniziò un progressivo fenomeno di oblio che portò alla loro scomparsa, anche sulle carte geografiche (su una mappa del 1763 vengono già definite genericamente "quartieri"), per poi svanire completamente dalla memoria dei milanesi tra il XIX secolo e l'inizio del XX secolo, complici anche le profonde modifiche urbanistiche che conobbe il centro storico di Milano, che snaturarono le antiche contrade[3].
Le contrade scomparvero infatti ufficialmente dalle mappe di Milano nel 1889 in occasione dell'approvazione del primo piano regolatore della città di Milano[5], il Piano Beruto, che venne steso dall'ingegner Cesare Beruto in una prima sua versione nel 1884, subendo una lunga gestazione insieme con una profonda e accurata revisione e trovando l'approvazione definitiva soltanto nel 1889, anno in cui entrò in vigore[6].
A partire dal Settecento il termine "contrada" iniziò a indicare, anche nella toponomastica ufficiale, le strade e non più i rioni: questo fenomeno non interessò solo Milano, ma l'intera Lombardia. Poi, a partire dal XIX secolo, le strade iniziarono a essere denominate con il titolo di vie: un esempio è via Monte Napoleone che si chiamava, fino al Settecento, contrada di Sant'Andrea[7].
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Mappa dei sestieri e delle contrade di Milano

Le contrade
Riepilogo
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Le 30 contrade, divise per sestiere, erano le seguenti:
Sestiere di Porta Comasina



Le cinque contrade del sestiere di Porta Comasina (Porta Comasina) erano:
Sestiere di Porta Nuova



Le cinque contrade del sestiere di Porta Nuova (Porta Nuova) erano:
Sestiere di Porta Orientale


Le cinque contrade del sestiere di Porta Orientale (Porta Orientale) erano:
Sestiere di Porta Romana



Le cinque contrade del sestiere di Porta Romana (Porta Romana) erano:
Sestiere di Porta Ticinese




Le cinque contrade del sestiere (di Porta Ticinese) (Porta Ticinese) erano:
Sestiere di Porta Vercellina

Le cinque contrade del sestiere di Porta Vercellina (Porta Vercellina) erano:
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Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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