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Collegio scolastico

istituto di educazione dove gli studenti convivono in modo stabile Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Collegio scolastico
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Il collegio scolastico, detto anche educandato o convitto (dal latino convictus, luogo in cui si vive insieme), è un istituto di istruzione in cui i giovani allievi conducono vita comune, convivendo in modo stabile per tutto il periodo scolastico.

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Charterhouse, a Godalming, in Inghilterra

Definizione

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La caratteristica che maggiormente distingue il collegio dalla scuola diurna è la presenza di un'area interna alla scuola adibita a dormitorio.

I collegi scolastici sono relativamente più diffusi nel Regno Unito, in India, in Cina e in alcune parti dell'Africa. Questi paesi contemplano questa modalità di educazione e di istruzione anche per bambini in tenera età e per un periodo di tempo che può essere assai lungo, cioè fino alla maggiore età. Tuttavia, collegi scolastici di questo tipo sono relativamente meno diffusi in Europa e negli Stati Uniti, dove sono presenti soprattutto negli anni delle scuole medie inferiori o superiori.

Il Regno Unito ha una lunga tradizione di istruzione di tale tipo ed è una opzione per classi sociali di estrazione privilegiata (come Eton e Harrow, che hanno prodotto diversi primi ministri), mentre in altri contesti nazionali i collegi sono stati utilizzati per altre funzioni sociali: si va dal convitto di tipo continentale europeo - un collegio che permette la frequenza anche ad allievi provenienti da piccole località prive di istituti scolastici - fino all’estremo dei luoghi in cui segregare i bambini considerati un problema per i loro genitori o per la società in generale.

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Storia

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Il dormitorio della Armidale School (Armidale, Australia, 1898)

La nascita del collegio si situa nel XII secolo come istituzione volta ad accogliere studenti poveri (i cosiddetti borsisti), ovvero non capaci di mantenersi, lontano da casa, nelle città sede di scuole o università. La figura dello scholar pauper in età medievale e moderna non va confusa però con l’indigente.

Il primo collegio è datato 1180, istituito per opera di un benefattore inglese a Parigi.[1][2] In seguito, i collegi sorsero in ogni parte d’Europa, generalmente per iniziativa di uomini di chiesa. La crescente attenzione verso la disciplina dei fanciulli, che datiamo a partire dal XV e XVI secolo, fece sì che i collegi si trasformassero da semplici pensioni per borsisti a vere e proprie realtà educative di “pieno esercizio”: si iniziò infatti a tenere lezioni direttamente all'interno dei collegi, dapprima di grammatica, poi di tutte le altre discipline.[3]

Da questo momento il collegio e le università seguirono un’evoluzione associata. Non a caso uno dei primi collegi parigini fu fondato da Robert de Sorbon, celebre fondatore della Sorbonne Université. La separazione dei ragazzi dal mondo esterno, caratteristica dei collegi, li rese preferiti da nobili e mercanti per l’educazione dei figli, a discapito delle università, le cui aule si svuotarono progressivamente fino alla crisi del XVIII secolo, epoca di grandi riforme anche nel campo universitario.

In Italia

In Italia numerosi monasteri si trasformarono in educandati, un fenomeno che prese piede in maniera massiccia dopo il Concilio di Trento.[4] Tale trasformazione avvenne spesso su iniziativa dei sovrani o dei governanti laici.[5]

I collegi italiani ebbero però uno sviluppo differente rispetto a quelli di altri paesi europei come Francia e Inghilterra. Erano infatti generalmente edifici in grado di ospitare un numero ridotto di borsisti, spesso meno di dieci. Le caratteristiche che li resero una realtà distinta furono principalmente l’assenza di un insegnamento interno strutturato e la mancata evoluzione verso il “pieno esercizio”, restando istituzioni minori e chiuse verso l’esternato.[3]

Già tra il XIV e XV secolo erano presenti vari modelli di collegio, tra cui:

  • Il Collegio di Spagna di Bologna (fondato nel 1364 e tuttora in attività), destinato a ospitare studenti iberici e a fornire solo insegnamenti propedeutici alle lezioni universitarie;
  • La Sapienza di Pisa (1408), nella quale si trasferì gradualmente lo stesso Studium cittadino, caso unico in Italia;
  • La Sapienza di Pistoia (1473), nata in assenza di uno Studium locale e volta alla preparazione pre-universitaria degli studenti.[6]

I convitti e l’età moderna

In epoca successiva, il termine convitto ha indicato generalmente un istituto scolastico aperto a studenti di entrambi i sessi, dalle scuole elementari alle scuole medie superiori, retto da laici. Storicamente, in Italia i più antichi convitti nacquero in età napoleonica dalla secolarizzazione degli antichi collegi religiosi, retti generalmente da gesuiti e barnabiti. Un esempio è il "Convitto Longone" di Milano, derivato dall’antico "Collegio imperiale Longone" dopo la soppressione dei Chierici regolari di San Paolo nel 1810.[7]

I convitti nazionali sorsero nel Regno di Sardegna nel 1848 e furono poi estesi ai territori degli stati preunitari con la legge Casati (1859), con l’obiettivo di formare la futura classe dirigente.

Il personale è nominato per concorso statale e alla guida dei convitti nazionali vi è un rettore, la cui funzione equivale a quella dei dirigenti scolastici. L’importanza dei convitti è tuttavia in declino, poiché oggi sono ormai rare in Italia le località dalle quali non sia possibile raggiungere una scuola secondaria.

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Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

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