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Danae e Giove
dipinto di Giovanni Battista Tiepolo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Danae e Giove è un dipinto realizzato nel 1736 da Giambattista Tiepolo, basato sul celebre episodio descritto nel poema latino Le Metamorfosi di Ovidio. L'opera è conservata a Stoccolma.
Descrizione
Riepilogo
Prospettiva
L'artista ha preso spunto dalle due più celebri rappresentazioni di questo mito, entrambe eseguite da Tiziano due secoli prima:[1] sono presenti infatti sia la figura di Cupido sia quella della vecchia nutrice-guardiana, desunte rispettivamente dalla Danae di Napoli e da quella di Madrid. Nell'opera settecentesca però Giove appare anche nel suo vero aspetto, non solo dunque come pioggia di monete d'oro.
Tiepolo aggiunge al tema un elemento grottesco. Danae è raffigurata infatti come una giovane donna sdraiata di fianco e con le natiche scoperte, su un letto in stile barocco.[2] L'espressione sul suo volto ne indica la noia. Amore, in piedi accanto a lei, le fa il solletico nel tentativo di dilettarla, quasi fosse un giullare. La nutrice, dal volto leggermente caricaturale, afferra con un vassoio le monete d'oro.[2] Tiepolo rappresenta Giove come un anziano pieno di rughe che si avvicina a Danae su una nuvola.[2] Il suo mantello ondeggia, e anche la barba cede alla fretta con la quale si dirige verso il letto della donna. Nella parte inferiore dell'opera si trova un cane che abbaia all'aquila - il simbolo di Giove - che regge le sue saette con gli artigli. L'artista giustappone la staticità di Danae e il dinamismo di Giove, ma l'opera è, innanzitutto, la parodia di un mito erotizzato.
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