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Diocesi di Laodicea Combusta
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La diocesi di Laodicea Combusta (in latino Dioecesis Laodicensis Combusta) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.
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Storia
Riepilogo
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Laodicea Combusta, identificabile con le rovine nei pressi di Yorgan Ladik nella provincia turca di Konya, è un'antica sede episcopale della provincia romana della Pisidia nella diocesi civile di Asia. Faceva parte del patriarcato di Costantinopoli ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Antiochia.
La diocesi è documentata nelle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli fino al XII secolo.[1]
Sono diversi i vescovi attribuiti a questa antica diocesi. Il primo è Eugenio, conosciuto per una lunga epigrafe scoperta sul sito dell'antica Laodicea Combusta e già nota ai tempi di Michel Le Quien, il quale tuttavia attribuiva questo vescovo alla sede di Laodicea di Frigia. Molte sono le informazioni su Eugenio desumibili dall'epigrafe: nacque negli ultimi decenni del III secolo e il suo nome completo era Marco Giulio Eugenio; figlio di un curiale, prestò servizio come amministrativo negli uffici del governatore della Pisidia; era sposato con Flavia Giulia Flaviana, appartenente al rango senatoriale; in quanto cristiano subì la persecuzione ordinata dall'imperatore Massimino Daia nel 312; per mantenere la propria fede abbandonò volontariamente il posto di lavoro e dopo qualche tempo, attorno al 315, venne eletto vescovo di Laodicea, ufficio che esercitò per 25 anni, durante il quale riedificò la cattedrale, distrutta durante le persecuzioni.[2][3]
Un'iscrizione funeraria, scoperta una decina di chilometri ad est di Laodicea Combusta e databile al IV secolo, menziona il vescovo Agatone, la cui epigrafe venne redatta dal fratello Aurelio e dalla sua famiglia.[4] Un'altra iscrizione funeraria, riferibile al IV secolo, riferisce di Domna, figlia del vescovo Ermogene, che fece erigere un monumento funebre per il marito Antonio; tuttavia l'assenza di elementi cristiani rende ipotetico il carattere cristiano di questa iscrizione.[5]
Un lungo epitaffio metrico scoperto a Laodicea Combusta riporta i nomi di due vescovi eterodossi della setta dei saccofori, Severo[6] ed Eugenio II[7], vissuti probabilmente nel IV secolo; alcuni autori hanno identificato questo Eugenio con l'omonimo Eugenio I.
Le fonti letterarie menzionano altri quattro vescovi di Laodicea Combusta. Ammonio fu tra i più accaniti sostenitori della deposizione di Giovanni Crisostomo dalla sede patriarcale di Costantinopoli (404).[8] Messalino fu rappresentato al concilio di Calcedonia del 451 dal corepiscopo Adelo.[9] Teodoro intervenne al secondo concilio di Costantinopoli nel 553.[10] Conone prese parte al concilio detto in Trullo nel 692.[11] Epifanio, all'inizio del X secolo, non riconobbe il terzo matrimonio di Leone VI il Saggio e nel 907, assieme ad Areta di Cesarea, si rifiutò di prendere parte al banchetto nuziale.[12]
Dal 1933 Laodicea Combusta è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; il titolo finora non è mai stato assegnato.
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Cronotassi dei vescovi greci
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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