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Elfrida (opera)

opera lirica di Giovanni Paisiello Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Elfrida è una tragedia per musica in due atti del compositore Giovanni Paisiello su libretto di Ranieri de' Calzabigi.

Fatti in breve Lingua originale, Genere ...

Fu rappresentata per la prima volta il 4 novembre 1792 al Teatro San Carlo di Napoli.[1]

L'opera ebbe numerose rappresentazioni in Italia fino al 1798 (in alcuni casi con un finale lieto[2]) e vi fu anche una ripresa a Londra nel 1800.[3]

Prima delle due opere con testo prodotto da Calzabigi, Elfrida è caratterizzata dalla ripartizione non usuale di tutte le parti solistiche ai personaggi principali. Elfrida è un'opera con tendenze romantiche, caratterizzata dalla rappresentazione di «amore, magnanimità e sacrificio come reali emozioni piuttosto che come astrazioni»[2].

Una ripresa moderna di questo lavoro si ebbe a Savona nel novembre del 1990.[4] La critica vide in Elfrida un'alternanza di «pregevoli aperture e ricadute in un settecentismo» ormai superato da molti compositori dell'epoca[4], cosicché il primo atto risulta di «imbarazzante staticità», mentre il secondo, in cui vi è maggior sintonia tra il sentimento di Paisiello e il libretto di Calzabigi, è complessivamente più interessante[4].

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Interpreti della prima rappresentazione

Ulteriori informazioni Personaggio, Tipologia vocale ...

Direttore: Michele Nasci.
Scenografo: Domenico Chelli.

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Trama

La vicenda si svolge in Inghilterra nel X secolo.

Il re Eggardo ha sentito parlare della bellezza di Elfrida, figlia del conte Orgando, e invia in missione l'amico Atelvolto, col compito di chiederne la mano.

Atelvolto, alla vista di Elfrida, se ne innamora, e invece di portare a termine il compito affidatogli la chiede in moglie per sé. Celebrato il matrimonio, col pretesto della gelosia la nasconde in un proprio castello, impedendo a chiunque, anche a Eggardo e ad Orgando, di vederla. Atelvolto si giustifica con Eggardo raccontandogli che Elfrida non è affatto bella come si dice.

Il tradimento di Atelvolto viene scoperto quando nel castello dove Elfrida è tenuta segregata giungono sia Orgando, che cerca disperatamente di rivedere la figlia, sia Eggardo, per una visita improvvisata all'amico.

Eggardo sfida a duello Atelvolto e lo ferisce mortalmente. Elfrida, alla vista di Atelvolto morente, si toglie a sua volta la vita pugnalandosi.

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Discografia

  • 1990 - Paolo Barbacini (Eggardo), Anna Caterina Antonacci (Elfrida), Alessandra Mantovani (Adelvolto), Caterina Calvi (Evelina), Daniela Benori (Osmondo), Ezio Pirovano (Siveno) - Direttore: Umberto Benedetti Michelangeli - Orchestra: I Filarmonici di Torino - Registrato al Teatro Chiabrera di Savona il 16 novembre 1990 - CD: House of Opera CD8341[6]

Note

Bibliografia

Collegamenti esterni

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