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Enrico Bigatti
presbitero, educatore e antifascista italiano (1910-1960) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Enrico Bigatti (Crescenzago, 25 giugno 1910 – Inzago, 30 dicembre 1960) è stato un presbitero, educatore e antifascista italiano, noto soprattutto per le sue attività legate allo scautismo clandestino e alla Resistenza in Lombardia dall'inizio dell'epoca fascista fino a dopo la seconda guerra mondiale.

Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Nato da famiglia povera e numerosa, resta presto orfano del padre.[1] Inizia gli studi tra i padri Monfortani[1] li e prosegue nel seminario di Venegono; il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster lo ordina sacerdote il 22 maggio 1937, il suo primo incarico pastorale è tra i ragazzi handicappati dell'istituto San Vincenzo di Via Copernico a Milano;[1] collabora inoltre alla Carità dell'Arcivescovo, assieme all'amico Carlo Bianchi.
Dal settembre 1943, collabora con Andrea Ghetti, Aurelio Giussani, Natale Motta, Giovanni Barbareschi e le Aquile Randagie, alla fondazione dell'organizzazione O.S.C.A.R., la quale ebbe un grande merito nel salvare vite umane.[2][3]
Nel gennaio 1944, quando viene trasferito a Crescenzago presso la chiesa di Santa Maria Rossa, la sua canonica diventa uno dei centri di smistamento delle Aquile Randagie per ricercati, ebrei e politici che fuggono in Svizzera.[2] La polizia fascista lo tiene sotto sorveglianza e infatti attraverso una delazione riesce anche ad arrestarlo.[1] Il 18 febbraio del 1944 corre il rischio di essere fucilato, ma viene invece liberato.[1]
Ritorna alla vita pastorale con il trasferimento ad altra parrocchia. Muore in un incidente stradale il 30 dicembre 1960.[1][4]
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Premi e riconoscimenti
Milano, il 28 settembre 1986 viene insignito della medaglia d'oro alla memoria per l'attività svolta in favore di profughi ebrei, sbandati e partigiani fuggitivi; nel capoluogo lombardo gli è stata anche dedicata una via.[4][5]
Note
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Collegamenti esterni
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