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Inzago
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Inzago (Inzagh o Inzaa in dialetto milanese[4]) è un comune italiano di 11 445 abitanti[1] della città metropolitana di Milano in Lombardia.
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Geografia fisica
Inzago fa parte del territorio della Martesana, infatti Inzago è attraversata a sud dal Naviglio della Martesana, che divide pressoché in due parti il paese, ed è lambita e attraversata a nord dal Canale Villoresi.
Storia
Riepilogo
Prospettiva
Le prime testimonianze accertate dell'esistenza di Inzago risalgono al IX secolo. Nell'aprile 840, Antelmo de Andiciago (nome antico di Inzago) compare come firmatario ed attestatore di un documento per la cessione di diversi lotti nella bergamasca, detti sortes de terra, da parte di Sighelberga figlia di Oddone.
Nel marzo del 870, Garibaldo Vescovo di Bergamo, scrisse il suo testamento. In esso, Egli disponeva che ad Inzago, chiamato Anticiaco o Andiciago (in latino Anticiacum)[5], venisse eretto uno xenodochio dotato di una basilica officiata dedicata a Sant'Apollinare da Ravenna[6] (successivamente intitolata a Sant'Ambrogio, quando il borgo entrerà nelle proprietà del Monastero di Sant'Ambrogio (Milano))[7]. Stabilendo che essa, la basilica, fosse operata dal figlio di Antelmo, il chierico Gundelasio. Disponendo, assieme ad altre divisioni e spartizioni vitalizie, che alla morte di Antelmo e di Gundelasio, i loro beni andassero al Monastero di Sant'Ambrogio, che già nel 848 aveva acquistato alcuni fondi e case ad Inzago.
Il testamento di Garibaldo cita poi per la prima volta il monastero di Santa Maria di Wigelinda (diventato, poi, monastero di Santa Radegonda).
Pur avendo prova della cittadina solo durante l'alto medioevo, il territorio di Inzago venne attraversato fin dall'età antica dalla Via Gallica, descritta nell'Itinerarium Burdigalense da un pellegrino anonimo nel IV secolo. Il resoconto della visita del Cardinale Federico Borromeo a Inzago nel 1605 indicava la Cappella della Madonna del Pilastrello fuori dal borgo, in un luogo detto "alle tre pietre" (ad tres lapides). L'ipotesi è che queste tre pietre fossero i tre cippi miliari (XVI, XVII, XVIII) dell'antica strada consolare Medioanum-Bergomum, parte dell'Itinerario Burdigalense[8]. Risulta plausibile, che con le invasioni barbariche, le antiche strade romane dirette a Milano divennero meno sicure. Un'alternativa fu offerta dai nuclei fortificati come Inzago, situati internamente e più difendibili (la cittadina nelle fonti è spesso indicata come Castrum Anticiacum, dotatasi di mura durante il X secolo per difendersi anche dalle scorrerie ungare nel Nord Italia[9][10][11]). Questo scenario giustifica la fondazione dello xenodochio per i viandanti, voluto dal vescovo Garibaldo dopo l'870 e allo stesso tempo del plausibile spostamento delle pietre miliari dal tracciato originale per segnare il nuovo corso. Inoltre, ad ovest del borgo sorgeva l'antica cappella di San Vittore, citata nel Liber Notitiae, che fu poi fatta abbattere da San Carlo Borromeo per le sue precarie condizioni.[12]

Nel tramonto del X secolo, il borgo di Inzago entra nei possedimenti del Monastero di Sant'Ambrogio (Milano)[13]. In questo periodo, il cuore del paese era rappresentato dal castrum[14], massima rappresentazione del potere monacale sul borgo e ad oggi completamente abbattuto. Esso, nominato per la prima volta nel 941,[11][15] è descritto come castrum monasterii, cinto da un fossatum castri, che isolava la parte fortificata composta da mura, torre e portone. Nel Castrum aveva residenza l'abate o chi ne faceva le veci. Esistette per tutto il corso del basso medioevo tanto che nel 1241, quando ancora esisteva la sua funzione militare, gli inzaghesi dovettero ripristinare la torre, le mura e il fossato e un servizio di guardia, ma anche la sua funzione di recetto.[15] L'ubicazione del castrum è ancora molto dibattuta a causa dell'assenza di chiare fonti che ne descrivono la planimetria. Sono state proposte varie ipotesi rispetto al suo posizionamento; viene qui riportata l'immagine dell'ipotesi più plausibile.[16]
Il passare dei secoli porterà Inzago ad ingrossarsi e ad espandersi, circondando il castrum con varie costruzioni. Questo lungo periodo è però caratterizzato da pesanti imposizioni degli Abati del monastero nei confronti dei coloni di Inzago che lavoravano le loro terre. Nel 1179, alcuni contadini, come viene espresso chiaramente in un documento del 1322[17][18], decisero di trasferirsi a Bellinzago Lombardo, nel tentativo di sottrarsi al pesante giogo che li vincolava al monastero di Sant'Ambrogio, ma oltre al danno derivante dal fatto di aver dovuto sostenere il trasloco materiale, subirono pure la beffa perché l'Imperatore Federico, al quale si era rivolto l'abate Ardengo Visconti, decise che sopra i coloni che si erano trasferiti a Bellinzago dovesse continuare a rimanere valida la stessa giurisdizione come quando abitavano a Inzago.
Tra il 1450 e il 1525 il castrum perdette la sua funzione di difesa militare originaria, venendo abbandonato e divenendo poco più di un rudere. Il suo fossato venne riempito e inglobato nella piazza. Dopo circa sei secoli di vita, il castrum ormai diroccato fu venduto dai monaci agli Assandri nel 1535, e da questi in più riprese ai Raverta tra il 1556 e il 1557, che erano i proprietari confinanti. I Raverta occuparono la parte settentrionale del castrum e vi costruirono una nuova casa padronale nel 1588 (che diverrà il nucleo originale dell'odierna villa Gnecchi-Ruscone). A fine XVI secolo fu abbattuta la chiesa di sant’Ambrogio e la sua superficie si aggiunse alla piazza che molto probabilmente in questo periodo si allargò ulteriormente inglobando gli spazi meridionali del castrum, con la conseguente modificazione dalla forma a L all’attuale sagoma asimmetrica e trapezoidale. Con il tempo le strutture del castrum vennero abbattute ed i materiali ottenuti impiegati per altre costruzioni, garantendo la nascita della piazza cittadina, ora Piazza Grande, di dimensioni molto ampie se proporzionate alla grandezza del paese ed alle sorelle dei borghi circostanti.
La Cappella di San Rocco trova per la prima volta menzione nel 1556, come piccola struttura a volta a botte aperta su tre lati, successivamente chiusi nei due decenni successivi. Le fonti la descrivono sul confine del castrum, che porta a ritenere che lo spazio occupato dalla costruzione fosse un tratto del vecchio fossato. Otterrà nei nel XVII secolo il presbiterio[19], e nei secoli successivi gli ampliamenti odierni, con affreschi e la nascita della confraternita di San Rocco soppressa nella seconda metà del XVIII secolo a causa delle politiche di Maria Teresa d'Austria e Giuseppe d'Asburgo.[20]

Già nel tramonto del XV secolo la Roggia Crosina[21], un corso d'acqua artificiale che dalla cascina Volta di Cassano d'Adda arrivava fino alla cascina Giugalarga di Gorgonzola, venne edificata. I diritti sulla Roggia Crosina furono concessi o acquistati dagli Sforza, con proprietà distinte tra Inzago (famiglie Piola, Moneta, Brambilla...) e Gessate. La più grande costruzione che interessò Inzago fu però il Naviglio della Martesana, costruito tra il 1457 e il 1471 da Francesco Sforza, collegando Milano al fiume Adda[22]; In esso, proprio ad Inzago, è possibile ancora osservare il sistema di chiuse forse progettato dallo stesso Leonardo, che proprio nel tramonto del Ducato di Milano sforzesco ivi visse. In generale, la ragnatela di corsi d'acqua e roggie garantiva un enorme fertilità del terreno (condizione diffusa in tutto il milanese), che proprio ad Inzago, con il Naviglio della Martesana, costruiva come una cinta muraglia d'acqua che cingeva il paese.[23]
Tra il 1575 e il 1576, il Ducato di Milano viene colpito dalla Peste di San Carlo. Inzago viene ricordato come una delle località in cui l'epidemia si concentrò con più vigore. L'epidemia falcidiò in particolare il nord-nordovest del paese, nelle prossimità di quello che da quel momento verrà chiamato il Cantun pelà (traducibile dal dialetto milanese come il cantone o quartiere spoglio).[24][25]
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Stemma e Gonfalone
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con regio decreto del 30 marzo 1942.[26]
«Troncato: al 1º d’oro, all'aquila di nero, coronata del campo; al 2º di rosso, alla fascia d'argento. Ornamenti esteriori da Comune.»
Lo stemma comunale si ispira a quello dell'antica famiglia lombarda dei de Inzago, presente a pagina 179 dello Stemmario Trivulziano e a pagina 160 del volume II dello Stemmario Cremosano.[27]
Il gonfalone è un drappo di bianco con la bordatura ondulata di rosso.[28]
Monumenti e luoghi d'interesse

Il Naviglio Martesana, regala al paese alcuni paesaggi particolari e ha contribuito nella storia ad attrarre nobili e borghesi che hanno fatto sorgere le loro dimore estive e che ancora oggi sono un bene per la comunità. Molte di queste negli ultimi decenni sono ritornate al loro vecchio splendore grazie ad alcuni privati che le hanno ristrutturate. Fra le più famose ci sono Villa Aitelli, Villa Magistretti, Villa Rey (o Reis, in stile barocco[29]) e Villa Facheris (ex sede della Banca BCC).
Lungo il Naviglio Martesana (in direzione Milano) sorge il complesso conventuale del Monasterolo[30].
Nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta si trova la prima e più antica copia della Sacra Sindone
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Società
Evoluzione demografica
- 1 650 nel 1751
- 1 837 nel 1771
- 1 929 nel 1805
- 2 071 nel 1809
- 2 955 nel 1811 dopo annessione di Masate e Basiano
- 3 576 nel 1853
Abitanti censiti[31]

Etnie e minoranze straniere
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2015 la popolazione straniera residente era di 873 persone. Le nazionalità più presenti erano:
Cultura
Eventi
La festa del paese ricorre ogni secondo fine settimana del mese di ottobre; è molto caratteristica come festa perché serve a rievocare le origini del paese e delle sue tradizioni. Le attrazioni maggiori sono la Fiera del bestiame (che si tiene il lunedì) e la messa con la processione che parte dalla piazza.
Dal 2008 al 2019 a fine giugno, si è tenuto il Vintage Roots Festival in Piazza Maggiore, che ricreava l'ambiente Americano degli anni '50 attraverso costumi, bancarelle e musiche, come per esempio l'American Roots Music, quindi le correnti musicali in voga prima dell'avvento del Beat inglese (1963).
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Infrastrutture e trasporti
Fra il 1880 e il 1931 la località ospitò altresì una fermata dalla tranvia Fornaci-Treviglio-Caravaggio[32]. Il passaggio per il paese seguiva il percorso della strada Postale Veneta, poi via Cavour, per proseguire lungo via Roma attraversando diagonalmente la centrale piazza Vittorio Emanuele[33].
Il comune di Inzago è servito da autolinee interurbane gestite dalla società Autoguidovie.[34]
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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