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Epibatidina
composto chimico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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L'epibatidina è un alcaloide che si presenta come una sostanza oleosa incolore, estratta dalla pelle di una rana dell'Ecuador (Epipedobates anthonyi)[2]. Tale sostanza, isolata per la prima volta da John Daly al National Institutes of Health, presenta proprietà analgesiche 200 volte superiori a quelle della morfina.
Dal punto di vista strutturale, l'epibatidina si presenta come una complicazione molecolare della nor-isonicotina, in quanto l'anello piridinico mostra un atomo di cloro supplementare in orto, mentre il consueto anello metilpirrolidinico della nicotina è sostituito da un anello 7-azabicicloeptano, che può essere a sua volta interpretato come una pirrolidina irrigidita da un ponte etilenico.
La disponibilità in natura ha sicuramente facilitato lo studio dell'epibatidina, che infatti è stata variamente analizzata nel corso degli anni da citologi e chimici. Mentre la morfina è un agonista oppioide ed i suoi effetti scaturiscono dall'interazione con i recettori oppioidi, l'epibatidina esplica la propria attività analgesica attivando specifici recettori nicotinici presenti a livello centrale.[3] Questo ha acceso l'interesse dei farmacologi, poiché un farmaco con un simile meccanismo d'azione sarebbe un valido strumento terapeutico in tutti i casi in cui gli effetti avversi degli oppioidi dovessero rivelarsi insostenibili o, anche, in soggetti con elevata tolleranza a questa classe di sostanze. Peccato che l'epibatidina non possa essere impiegata in terapia a causa di gravi effetti avversi, generalmente a carico del sistema cardio-vascolare e gastro-intestinale. Nonostante ciò, l'epibatidina rimane un ottimo composto campione da cui partire per ottenere potenziali farmaci analgesici. Ad esempio, è in studio l'epiboxidina, un derivato avente un anello isosazzolico al posto di quello piridinico.[4]
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