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Ex convento di Santa Croce in Boscaglia (Como)
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L'ex convento di Santa Croce in Boscaglia fu una struttura religiosa fondata e gestita a Como dai Frati minori osservanti[1].
Storia e descrizione
Riepilogo
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Il convento fu fondato nel 1440,[1] sulla sponda destra del torrente Valduce, a cavallo della strada che metteva in comunicazione il centro città con Civiglio[2][3] e Brunate tramite l'eremo di San Donato.
Tra i frati che vissero a Santa Croce in Boscaglia vi furono, tra gli altri, Michele Carcano e Bernardino Caimi.[1]
Nella chiesa del monastero - probabilmente a navata singola con tramezzo affrescato - si trovavano dipinti di Felice Scotto[4], pittore al quale viene attribuito anche un affresco tardoquattrocentesco tuttora conservato presso Villa Pecco, costruita nel sedime dell'ex convento.[1]
Al XIX secolo risale un acquarello, conservato presso i Musei Civici di Como, raffigurante una veduta del complesso.[2][3]
Il convento fu chiuso nel 1810,[5] nell'ambito delle secolarizzazioni napoleoniche, e venne demolito nel 1814[6]. Dalla demolizione si salvò uno dei tre chiostri, dotato di archi a sesto acuto sorretti da colonne cilindriche.[1] Alcuni arredi della ex chiesa conventuale vennero ricollocati in altri edifici religiosi: un paliotto finì nella vicina chiesa di San Giuliano,[6] mentre l'altare maggiore si trova ancora nella chiesa di Santa Maria degli Angeli di Lugano.
Nel 1938, i coniugi Alice e Francesco Brambilla, proprietari di una villa comprendente il chiostro superstite, decisero di donare la proprietà a don Giovanni Folci, che vi aprì dapprima un pre-seminario e, successivamente, una casa finalizzata all'accoglienza di sacerdoti in difficoltà e/o bisognosi di assistenza sanitaria di tipo residenziale.[7]
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Note
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